Io sono Febbraio

Io sono Febbraio Book Cover Io sono Febbraio
Shane Jones
ISBN Edizioni
2011
9788876382130

Un misconosciuto poeta americano pubblica un librotto di narrativa in seicento copie. È un giovanotto di neanche trent'anni, si chiama Shane Jones. Scrive come un poeta che per la prima volta ha deciso di liberarsi dai versi. È un poeta ragazzo, allegorico e allucinato, e pieno di sentimento. Quel librotto ha qualcosa di incantato. Si guadagna uno stuolo di aficionado. Penguin se ne accorge. Spike Jonze se ne accorge. Se ne accorge prima di Tim Burton. Tim Burton, dico io, si mangia le mani. Le seicento copie originarie, tra una manciata di anni, avranno un valore ben diverso.

“Io sono febbraio” (ISBN, fine gennaio 2011; US, “Light Boxes”, 2009) è un libro che dovrebbe servire a sostenere la riscossa di tante persone che si sono chiuse in sé stesse e nella loro sofferenza, incapaci di reagire. Lo spirito che anima le pagine di questo breve romanzo fatato è quello di chi ha cercato nella fantasia una soluzione ai propri guasti interiori: è uno spirito combattivo, solare e generoso. La forza di questo rimedio sprigiona qualcosa di incredibilmente politico. “Io sono febbraio” è il libro di chi è stanco di sentirsi sotto assedio e sotto scacco, e non intende restare immobile, non intende arrendersi, non intende avallare un potere ingiusto mostrandosi indifferente. La grande favola di Shane Jones è che certe volte è decisamente il caso di alzare la testa, guardare in faccia la realtà, convincersi che la volontà può cambiare lo stato delle cose e allora, in nome di quella volontà e del sogno di una società migliore, più giusta, più umana e più solidale, combattere.

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Com'è nato questo libro? In un'intervista rilasciata a BlackBoogMag, Shane Jones ha dichiarato che voleva scrivere un romanzo ma non aveva nessuna idea di come poterlo fare. Tecnicamente, dico. Per parecchio tempo, scrivendo, s'era ispirato alle storie brevi di Hemingway e di Carver; a un tratto, semplicemente, s'era stufato, e non trovava una direzione nuova. La direzione l'ha suggerita un vecchio romanzo di Garcia Marquez, Cent'anni di solitudine. Un vecchio romanzo che mister Jones leggeva per la prima volta. E... «so I decided to write something really, really visual. The most visual thing I could». E l'impresa, decisamente, è riuscita. È riuscita e la magnifica copertina americana è una delle molte diverse potenti illustrazioni che questo libro può ispirare. Diciamo però che questa scrittura visiva e immaginifica non poggia su una struttura romanzesca convenzionale: si direbbe più un quaderno di prose liriche, bambinesche e massimaliste – ma piene di grazia, e sempre capaci di fronteggiare il rischio dello strapiombo zuccheroso o leziosetto. Oddio, qualche zolletta di zucchero dovete ingoiarvela. Giochetti di font – più piccolo, più grande – e biancheggiamenti qua e là, per esempio. Niente di grave, ma niente di necessario. Ogni tanto su quella zolletta di zucchero Shane Jones ha versato un po' di assenzio: prende e tira giù elenchi, non estranei a grandi omaggi letterari (Calvino, Borges) e a piccoli omaggi alla quotidianità. Alla sua, immagino. Poco male. È riuscito a trasfigurarla e a farne sistema. Adesso è tutto diverso.

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«La notte scorsa, in città, tutti hanno sognato che le nuvole si sfaldavano come carta bagnata fra le loro mani». Ma intanto quelle nuvole non se ne vanno. Sono le nuvole di Febbraio. Le nuvole di quel mese in cui l'umore tende a colare a picco. Febbraio è iniziato e non va più via, è iniziato da un pezzo. È diventato una stagione. L'unica stagione. Tutte le cose che hanno la capacità di volare sono state distrutte. Nessun abitante della città dovrà mai più parlare del volo. Tutte le pagine dei libri che hanno a che fare con aquiloni, mongolfiere, dirigibili, streghe sulle scope e leggendarie creature alate vengono distrutte. Febbraio ha deciso così. Qualche bambino è riuscito a nascondere qualcosa. Thaddeus ha un aquilone nel suo laboratorio. Quando prova a farlo volare, una mano a forma di nuvola lo sgualcisce sul terreno. È Febbraio. La città è diventata un luogo senza volo, fatto soltanto di neve, grigio e neve, perché Febbraio non finisce mai. E allora in cinque decidono di dichiarare guerra a Febbraio, dopo aver indossato maschere: maschere dipinte coi colori di diversi uccelli. Una guerra contro Febbraio, e contro tutto ciò che rappresenta. Contro la tristezza che rappresenta. Sono un gruppo di teste calde. Questo gruppo si chiama Soluzione. Sono ribelli: rifiutano di obbedire alle leggi sulla fine del volo.

In città qualcuno si risveglia, proprio come Thaddeus e Selah, perché Febbraio ha portato via il loro bambino. Quelli della Soluzione hanno un intero catalogo dei bambini scomparsi. I bambini a volte sono morti, altre volte, sottoterra, hanno imparato a sopravvivere con fantasia e intelligenza, e forse con l'aiuto di qualcuno. E da lì stanno studiando strategie per rovesciare lo stato delle cose. La guerra contro Febbraio è veramente una guerra giusta. «Se ci fossimo rifiutati di reagire, il freddo e il grigio si sarebbero adagiati su di noi come un'infinita coperta di rocce». È una guerra giusta e si combatte con le armi più disparate, come le scatole di luce. E con l'insolenza dei bambini, a volte, si vince.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Shane Jones (febbraio 1980), poeta e narratore americano. Questo è stato il suo primo romanzo.

Shane Jones, “Io sono febbraio”, ISBN, Milano 2011. Traduzione di Dafne Calgaro.

Prima edizione: “Light Boxes”, Publishing Genius Press, 2009.

Gianfranco Franchi, ultimi di Gennaio 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.