EUT
2011
9788883033032
Seducente, incompiuto e frammentario, un nuovo inedito dello scrittore giuliano Stelio Mattioni (1921-1997), pupillo del grande scout Bobi Bazlen, finisce in questi giorni per fare capolino nelle librerie più eleganti e ricercate del Belpaese. “Interni con figure” [EUT, euro 12, 212 pp.] è, nelle parole di Chiara Mattioni, un'opera che “ha a che fare soprattutto con il senso, ovvero con il non senso, della vita e delle vicende umane”: è uno scritto intrapreso dal primissimo Stelio Mattioni, trentenne, impiegato innamorato della letteratura, e mantenuto in progress sino agli anni Novanta, assemblando man mano nuovi frammenti e nuovi appunti, andando a plasmare un insolito e ludico quaderno di narrativa.
“Interni” è una galleria di incontri, vissuti in primis per forgiare la biografia di Saba; è una sequenza di memorie e di aneddoti e di luoghi sabiani; infine, è una giostra di sketch e di bozzetti letterari, nervosa e sintetica rappresentazione di incontri avvenuti nelle case o negli studi o nelle gallerie, protagoniste figure fondamentali o laterali della scena letteraria triestina – incluso chi a Trieste passava per amicizia dei grandi, come Montale, o chi aveva semplicemente sangue dalmata, come il romano Moravia.
Mattioni si servì di buona parte del materiale raccolto in questo libro per pubblicare una biografia di Umberto Saba che Adelphi non trovò il coraggio di sostenere, come forse avrebbe dovuto e potuto fare; il resto del libro racconta e testimonia gli incontri di un artista di grande sensibilità e grande onestà, estraneo ai salotti e a certi chiassosi circuiti letterari: un lucido e sottile osservatore delle piccolezze e delle rare eccellenze del secondo Novecento. E così, eccoci ad accompagnarlo a Trieste, in pellegrinaggio nella casa che fu di Umberto Saba, e che non diventò mai un museo, e in quella che fu dello sfortunato poeta Virgilio Giotti, suo amico; e poi in cerca di Bianca, prima musa dell'artista, e a caccia dell'adolescenza del poeta, “sempre triste, nervoso, imprevedibile”, stravagante e trasandato, mezzo matto; e poi alè, in casa dei suoi vecchi compagni di scuola, che del poeta ragazzino hanno perso la memoria, e poi a Venezia, da Bobi Bazlen. Da Bazlen, per ricordare gli anni in cui, nella Trieste da poco italiana, “lievitava un gruppo di ingegni artistici per più versi eccezionali, tra quelli che dovevano essere stroncati da una fine prematura, i misconosciuti e i più fortunati”: da Bazlen, per ricordare quella stagione irripetibile, e per incontrare, senza poterlo ancora sapere, l'uomo che sarebbe diventato l'artefice del destino letterario di Mattioni – a parlare di coincidenze, della nevrosi del pittore Burri e di come si ordinano le cose, al ristorante. In un clima incantato.
E ancora: eccoci a Trieste, nel prestigioso salotto della Pittoni, quello amato da Stuparich, da Voghera, da Quarantotti Gambini; e poi dal poeta Cergoly, nella sua galleria d'arte, per sincerarsi della sua metamorfosi; e più avanti, dall'istriano Tomizza, borghese più di quanto avrebbe voluto, esule più di tutti gli altri; e poi al Caffè Firenze, a sentirsi raccontare dal pittore Toffoli che il poeta levava il saluto a chi ancora lo chiamava “Poli”, e non Saba. E poi a Roma, a conoscere chi gli aveva passato lo pseudonimo “Saba”, e cioè il vecchio amico e socio Giorgio Fano; e da Sandro Penna, abbastanza a vuoto, per ritrovarsi ad ammettere, non senza amarezza, d'averlo trovato “pauroso, molliccio e imprendibile”, e totalmente autoreferenziale, e dimentico di Saba. E poi a Redipuglia, a parlare con l'infermiera che ha accompagnato Saba alla fine dei suoi giorni, e a Grado, dal vecchio poeta Biagio Marin, a discutere con amore del povero Scipio Slataper, e dei diari del gradese che soltanto in questi ultimi anni hanno cominciato a vedere la luce.
“Interni con figure” è una raccolta di frammenti e di appunti quando di grande fascino, quando di grande divertimento: un esercizio di stile pieno di personalità, e di sentimento. Chicca per aficionado di Mattioni, per innamorati di Trieste, per tutti i cultori della triestinità.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Stelio Mattioni (Trieste, 1921 – Trieste, 1997), giornalista, scrittore e poeta italiano. Ha esordito pubblicando in poesia “La città perduta” (1956) e in narrativa “Il sosia” (1962).
Stelio Mattioni, “Interni con figure”, EUT – Edizioni Universitarie Triestine, Trieste, 2011. Introduzione di Cristina Benussi. Prefazione di Chiara Mattioni.
Gianfranco Franchi, settembre 2011
Prima pubblicazione: “Il Riformista”, 28 settembre 2011, pagina 13. A ruota, Lankelot.
“Interni con figure” è una raccolta di frammenti e di appunti quando di grande fascino, quando di grande divertimento: un esercizio di stile pieno di personalità, e di sentimento.