Il Foglio Letterario
2003
9788876060182
Postmoderna renitenza alla linearità: avversione alla narrativa d’ampio respiro: non romanzo breve, ma quaderno allucinato, onirico e contaminato; io frammentato in proiezioni, ombre e spettri; un io lacaniano, demone legione, incapace di coerenza ed estraneo alla coesione; la coesione è la rilegatura del quaderno, prose programmate in ordine numerico decrescente quasi a suggerire che “Insomnia” sia un conto alla rovescia; fino alla rivelazione della sorgente del male. L’esordiente Lisa Massei adotta un prosimetro: scelta atipica nella letteratura contemporanea, che manifesta apprezzabile diversità rispetto alla degradante linea autoriale che – in una narrativa femminile dal codice genetico coprolalico e aberrante – dalla Santacroce precipita alla Denezkina, alla Stancanelli e alla Cretella, senza dimenticare la siciliana spazzolata – e se il prosimetro è indice d’altra e diversa formazione culturale, e diversa forma mentis, i riferimenti letterari, a dispetto del tenore delle vicende narrate, confermano che non abbiamo di fronte una tardo-adolescente in crisi con la sessualità, come le poco illustri antecedenti: Emily Dickinson e Nietzsche non sono stati interiorizzati invano, l’autrice può sublimare le tendenze e gli orientamenti della contemporaneità con diversa intelligenza e diversa forma.
In fin dei conti, la buona ragione per leggere “Insomnia” ha in questa constatazione le sue radici: esasperati da una letteratura al femminile tracimante trivialità ostentata, esibita drammatizzazione del sesso, incauta accettazione del sadismo e del masochismo, trasandatezza e banalizzazione linguistica, incontriamo finalmente in questo quaderno di prose altro oltre allo stimma della narrativa femminile italiana contemporanea: incontriamo intelligenza, purezza, poesia.
I personaggi di Lisa Massei sono in crisi esistenziale, disorientati o depressi da vicende deludenti, drammatiche o frustranti; s’intravede il segno d’un passato differente, e almeno – se non piacevole o gratificante – lineare e pacifico; perduto, quando ci si è accorti che non si sorrideva, ma si stirava la bocca (p. 7); amnesia dell’origine dell’insonnia, e primitiva coscienza d’una scissione della personalità, annunciata nelle prime battute; tanto da suggerire la congettura che chi opera nel testo sia marionetta o burattino d’un io scisso, come si scriveva in apertura; e quindi allucinazione, o visione, o “costruzione”, d’un io narrante che si sente già madre, già moglie, già santa e già puttana; e che si sforza di ricordare e di riconoscere l’origine del malessere pietrificante.
Sono personaggi che denunciano stanchezza, inadeguatezza all’esistenza, inadempienza: sono foglie tiranneggiate da diversi venti, tanto che potremmo giudicare questa prosa una prosa assolutamente abbandonista. Parata di vizi: dagli alcolici, alle droghe: tendenzialmente, sembrano mezzi per evadere dalla realtà, per “perfezionare l’incoscienza”, per esasperare (o: cristallizzare?) l’oblio. Sostegno e consolazione: apparentemente qualche dialogo – in realtà, le arti: c’è chi viveva per la fotografia, chi soltanto nelle biblioteche era felice. Un personaggio, innamorato della corsa, rivela in realtà sensibilità pittorica: “Una donna che stende la biancheria. Un vecchio che fuma la pipa seduto su una sedia di legno accanto al suo uscio, sembra non si sia mai mosso da lì da quando è nato, come se avesse passato la vita a fumare la pipa su quella sedia. Un portiere, il portiere della città senza porte.
Una donna appoggiata a una ringhiera rugginosa, ha una lattina di birra che le oscilla tra le dita, penzola e oscilla come se dovesse cadere da un momento all’altro” (p. 16) – questa superba descrizione lascia intravedere altro equilibrio e altra compostezza, altra lucidità nell’osservazione della realtà rispetto alla non episodica dedizione al disordine e alla confusione mostrata nel resto del libro. Segno e sintomo d’una fase di ricerca stilistica e di riflessione contenutistica dell’autrice: questo libro ha anima ibrida, e colori a volte segreti; un colore schiaffeggerà la sensibilità di plastica dei lettori contemporanei, l’altro sorriderà a chi sa aderire con empatia alle pagine.
Da un punto di vista linguistico, registriamo l’adozione di due lemmi derivanti dallo slang americanoide, segno d’un progressivo (e incompiuto) studio d’opere che non si vergognano di usare parole non esistenti, se non in certo cinema, come “strizzacervelli” e “fottutissimo”: aliene al parlato, pertinenti alla plastica cinematografica statunitense. Qualche aggettivazione è ridondante, a dispetto dell’evidente lavoro di prosciugamento compiuto sul testo: ad esempio, “squallidi vecchi clienti” (p. 9), “peggiore feccia” (p. 19), l’ammanitiano “foca impazzita” (p. 21). Curiose licenze nell’ortografia: “vodka” e “bar” appaiono in maiuscolo, “similpelle” scisso in due parti.
Vorrei concludere segnalando un passo che potrà interessare chi si dedica agli Studi di Genere: “Donne emancipate un cazzo. Non ho carriera, e quel che peggio non ho una vita. Lavoro come una disgraziata ma rimango sempre la solita morta di fame. Non ho più libri da leggere e adesso scrivo per leggere me stessa, me lo ha detto l’analista. Che c’è da analizzare in un contenitore vuoto come il mio?” (segue ricetta: p. 25).
“Insomnia”, pur rappresentando un’opera non compiutamente rappresentativa dell’evoluzione e della ricerca letteraria di Lisa Massei, costituisce un esordio interessante. La promettente adozione del prosimetro, la distinzione dal tetro e clonato filone narrativo santacrociano, l’evidenza d’una formazione distante dagli schemi degradanti e ripetitivi dei cannibali e dei postcannibali, convincono a credere che la scrittura dell’autrice conoscerà altra e diversa maturità; egualmente lucida e provocatoria nella rappresentazione del dolore, meno vincolata ad esempi d’artigianato editoriale coevo, la narratrice toscana recupererà controllo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Lisa Massei (Cecina, Livorno 1979), scrittrice italiana. Ha collaborato con varie riviste e fanzine, curando recensioni e interviste. “Insomnia” è il suo primo romanzo.
Lisa Massei, “Insomnia”, Edizioni Il Foglio, Piombino 2003.
Gianfranco Franchi, ottobre 2004.
Prima pubblicazione: Lankelot.