Proposte Editoriali
2005
Progressive rock. Vinile. Stereo 4. Stereo 8. Vinile, sempre. Vhf, Uhf. Radio libere. Collettivi. Manifestazioni. Libero amore eterno amore, di poeta adolescente, estremo e sregolato. Rovescio della Medaglia. Evasione dalla realtà. The Who. La Tolfa. King Crimson. Fumetti. Ganja. La Roma di Ago Dibba. Demis Roussos. Dario Bellezza. I compagni incazzati e i compagni che sbagliano. Un disco che rivela Edgar Allan Poe. Magliette psichedeliche. I compagni incasinati e i compagni clandestini. Santa Maria in Trastevere. La droga che ammazza il sogno. Il sogno che s’addormenta, incapace di dissoluzione. Una generazione entra adesso nella Letteratura italiana: quella che ancora stenta a essere rappresentata nella nostra narrativa. 1977.
È rock. È lirico. È innocente. Il romanzo d’esordio di Enrico Pietrangeli è il canto della generazione che non ha avuto luce: torniamo indietro di quasi trent’anni. Quando la rivoluzione non sembrava poi lontana. Difficile cristallizzare l’adolescenza, sospenderla per eternarla: perché l’adolescenza di quei rivoluzionari era più irriverente, più sfrontata e oltraggiosa ancora, e le loro prime volte sembravano non finire mai. La ricerca della verità era sperimentazione di tutto – s’andava a cancellare gli ultimi limiti, sognando liberazione e rigenerazione. L’etica coincideva con l’utopia. Ma l’utopia è una madre che trascura i figli. Disinvolta, sempre.
Questo è il libro di un innamorato. Di un innamorato di Roma, del rock, della poesia: un ragazzo che aveva fede. Ideale, arte, sentimenti: (r)esistenza. Lorenzo ritrova Lucia. Lucia ha uno sguardo azzurro intenso, è volubile e sfuggente; quindi scende a precipizio e s’incide. Amando, s’eterna. Lucia è fragile e inquieta, e il suo capriccio decisivo sembra quasi un gioco; svicolare dalla realtà per cercare vita nuova; deragliare, deflagrare, e tornare solo se.
È una discografia dei sensi e della memoria. See me, feel me, touch me, heal me. È un romanzo che si lascia leggere e ascoltare: alta fedeltà d’un personaggio e d’una generazione che non ha piegato la testa. Nemmeno nella sconfitta, nemmeno nelle sconfitte: s’è azzuffata con se stessa, piuttosto, per non voler ammettere che “quelli più veri, gli idealisti, sono, perlopiù, deceduti nella logica spietata della violenza politica (…)” o se ne sono andati per “un altro tipo di morte, più lenta e silenziosa (…): quella da eroina”.
Memoria. Adesso, viva. “I often wonder what it is he’s feeling. / Has he ever heard a word I’ve said? / Look at him, now in the mirror dreaming. / What is happening in his head? / What is happening in his head?” Oh, I wish I knew. Allora, in un tempo andato con biglietto di ritorno, mi ritrovo a vivere, da anarchico di destra classe 1978, quel che sto respirando nei dischi d’un decennio irripetibile, e qualche film comincia a rievocare: Pietrangeli scrive con intelligente immediatezza, perché ha scardinato la porta del rimpianto, e non ha paura di rappresentare quel che è stato senza negare né malinconia, né gioia; suggestiva archeologia del presente, libro partigiano d’un mondo già sparito. L’idea, tuttavia, l’idea è rimasta intatta. Banco del Mutuo Soccorso: da qui, messere, si domina la valle. Ciò che si vede, è.
C’è un angelo che appare a Lorenzo. È quella musa pallida e solare che guida la scrittura di Pietrangeli, per lacrime e rabbia (potremo un giorno dominare l’idea, rapirne l’essenza, per non più sentire?). Quando sorride, sprigiona versi.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Enrico Pietrangeli (Roma, 1961), scrittore, poeta e traduttore.
Enrico Pietrangeli, “In un tempo andato con biglietto di ritorno”, Proposte Editoriali, Roma, 2005. Prefazione di Claudio Comandini. Postfazione di Gianfranco Franchi.
Gianfranco Franchi, aprile 2005.
Prima pubblicazione: Lankelot.