Elliot Edizioni
2008
9788861920507
C'è uno scrittore americano che vive tra San Francisco e una piccola isola in mezzo al Pacifico. Si chiama Christopher Moore e prima di diventare un autore di culto in mezzo mondo è stato piastrellista, cameriere e portiere di notte. Ha vissuto tante vite e imparato tanti codici diversi di comunicazione: la sua identità s'è forgiata giocando e integrandosi in ruoli diversi. Con semplicità.
La sua scrittura ne ha beneficiato: adesso Moore scrive pagine di grande intelligenza e di respiro non certo minimalista, e tuttavia sa essere così semplice e naturale – verrebbe da dire: accessibile, per tutti, a dispetto della coraggiosa portata dei contenuti – che sembra proprio stia raccontando qualcosa a un vecchio collega che sino al giorno prima stava giù di corda perché non trovava i soldi per l'affitto. E che adesso, ascoltando la storia delle storie, sorride di tutte le difficoltà. Qualcosa del genere.
Un giorno, leggendo il gran romanzo di Bulgakov, Moore s'è sentito rapito dall'umanità dei personaggi descritti nelle scene del processo di Gesù; e si è chiesto per quale ragione, sebbene conoscesse la storia alla perfezione, ne fosse ancora così appassionato, emozionato e coinvolto. Il risultato è stato un nuovo Vangelo: letterario, eretico, umanissimo, “Il vangelo secondo Biff. Amico d'infanzia di Gesù” non è soltanto una satira à la Douglas Adams della vita o una sequenza di skecth pythoneschi: è la saga del figlio di Dio ucciso dagli uomini e frainteso e ferito ma non dimenticato, del suo messaggio limpido di amore, fratellanza e solidarietà (comprensione!), e di tutto quel che gli evangelisti hanno dimenticato di testimoniare. Chi, se non il suo migliore amico, resuscitato ad hoc duemila anni dopo e costretto a stendere le sue memorie da un angelo può riuscire nell'impresa?
Ecco così un viaggio nell'infanzia e nell'adolescenza del figlio di Dio: un viaggio che avrei definito blasfemo se fossi stato disonesto. Perché la blasfemia, qui, non esiste; qui esiste irriverenza, eresia bambina, satira, ma non blasfemia. Moore restituisce Cristo alla letteratura e ai letterati ricordando a ognuno di noi che il più grande rivoluzionario della Storia va restituito alla sua centralità: a un tratto, rivelando i suoi viaggi in Oriente e i suoi incontri con altre religioni e culture, la scintilla della sua intelligenza origina una visione del cristianesimo come logica e unica fede, religione delle religioni, rivelazione assoluta, umana e perfetta.
De Cataldo scrive che Moore è un autore “epico e tenero, selvaggio e delicato”: i quattro aggettivi sono estremamente sensati. Forse ne manca uno soltanto: religioso. Se questa non è la traduzione di una crisi mistica e di una successiva incredula resistenza alla chiamata sul sentiero della fede io sono Gino Paoli. Certo: scoprire, ad esempio, che uno dei re magi, Baldassarre, eccezionalmente vecchio e inguaribile sodomita voglia ciò che non può avere potrebbe sembrare un po' al limite, ma a ben guardare si tratta di un'allegoria della corruzione e dei vezzi di certi uomini di chiesa; e allora non si ride tanto di lui, quanto delle fantasie poggiate sul vangelo di Matteo e sui reali significati dell'avventura dei magi.
Il contrasto tra la contemporaneità in cui si ritrova il risorto Biff e i giorni dell'avvento del figlio di Dio è delirante ed efficace; l'impatto di diverse boutade (angeli in ritardo; Maddalena amica d'infanzia proprio come Biff; prime esperienze di lavoro da falegnami e scalpellini; l'idiota del villaggio che primo riconosce il figlio di Dio, grazie alle confidenze dei cani; e così via) è micidiale. A chi destiniamo questo gran romanzo?
Ai nostri compagni che hanno deciso, magari sulla scorta di esperienze ideologico-partitiche e sulla scia della società postindustriale, che l'esistenza di Dio è una menzogna e che i Vangeli sono uno strumento di controllo delle masse; a tutti quelli che hanno paura dell'umanità del figlio di Dio; a chi non ha paura di ridere e sorridere dell'eternità, della grandezza e degli sbagli degli uomini; a chi si è sempre domandato quale potesse essere il comportamento di chi nasceva dal Padre di noi tutti.
Moore si è misurato con l'irraggiungibile nell'unico ambito in cui ciò è possibile senza ferire nessuno: la Letteratura. Quando s'accompagna Gesù alla fine del suo viaggio, al tradimento e al congedo dal sogno della liberazione della razza umana, la sua statura di leader e di divinità si fa incredibilmente lineare, credibile, accessibile. Nostra. Sì, forse ha desiderato una donna anche lui; e sì, forse aveva dei fratelli. Sì, potrebbe aver conosciuto mistici e guide di altre religioni, e potrebbe essersi confrontato con loro. Sì, potrebbe aver restituito vita a chi era morto. Sì, potrebbe essere stato un bambino e un ragazzo che rischiava di ritrovarsi in mezzo a una rissa. Sì, non mentiva, non conosceva menzogna. A mentire pensava Biff.
Per tutti. Per tutti quelli che hanno l'intelligenza di tornare sui propri passi. In un certo senso, questa satira è una delle massime preghiere laiche del nostro tempo; senza Chiesa diversa dal Vangelo di Gesù. Libera.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Christopher Moore (Toledo, Ohio 1957), scrittore americano, ex commesso, portiere, cameriere, piastrellista e dee-jay.
Christopher Moore, “Il vangelo secondo Biff. Amico d'infanzia di Gesù”, Elliot, Roma 2008. Collana: Raggi. In redazione: Marzia Grillo. Copertina di Maurizio Ceccato. Traduzione di Chiara Brovelli.
Prima edizione: “Lamb: The Gospel According to Biff, Christ's Childhood Pal”, William Morrow 2002. Si tratta del sesto romanzo di Moore.
Gianfranco Franchi, dicembre 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.