Meridiano Zero
2008
9788882371913
Irriverente, assurdo e tragicomico, “Il vangelo della scimmia” (Meridiano Zero, 160 pp., euro 13), originariamente apparso in Inghilterra nel 1986, è una satira distopica scritta dal londinese Christopher Wilson. È una feroce allegoria della mediocrità, della medietà e della stupidità del conservatorismo, e di quanto rocambolesca e rivoluzionaria possa essere l'epifania di una scimmia tra gli uomini, quando gli uomini si sono arroccati in un fortino fatto di leggi incontrovertibili e indiscutibili, classi immutabili, religioni xenofobe e punizioni violente previste e applicate per chiunque mediti una ribellione: o un semplice cambiamento dello stato delle cose. E così ci ritroviamo catapultati nell'isola di Iffe, qualche tempo fa – in un passato indefinito, e forse per questo paradossalmente più vicino di quanto potremmo credere. Ci ritroviamo in un luogo in cui l'intellettuale del posto è l'uomo che ha letto ben cinque libri, e si sente finalmente pronto per il sesto. Ci ritroviamo in un contesto in cui sta per capitare qualcosa di sinceramente altrettanto increscioso e surreale. Vale a dire, che una scimmia venga accolta come un essere umano: per ignoranza assoluta di cosa una scimmia sia. Non solo: per via dei suoi versi, questa scimmia viene accolta come un francese, riottoso alla disciplina e barbaro nella lingua così come nelle usanze. Un guascone, diciamo così. Certo, questa scimmia è un po' speciale. È umanissima. A guardarla, racconta Wilson, è proprio una figura tranquilla. Nel suo viso si leggono i segni di chi ha sperimentato e compreso la disonestà, la freddezza e la slealtà delle persone, degli esseri umani: e tuttavia ha deciso di perdonare. Ma nonostante tutto, c'è poco da fare, scimmia rimane. No, per gli abitanti di Iffe non è così.
La prima persona a incontrare la scimmia, fortunosamente sopravvissuta a un naufragio, superstite d'una nave da guerra, è la matta del villaggio. Vera. Vera la Pazza. Per Vera la scimmia è semplicemente un uomo venuto male. Sgraziato e brutto. Peraltro estremamente peloso. Vera lo battezza Relitto. Sull'isola, Relitto è un forestiero. Un uomo che parla in un'altra lingua, e non conosce i costumi del posto. Non è un animale: è un uomo diverso. Imprevedibile. Misterioso. Anarchico. Seducente. Gallimauf, bonario medico e filosofo autoctono, scapolo, magro e liberale, non appena incontra la scimmia la giudica uomo: proprio come la matta del villaggio. Uomo d'una bruttezza nobile, socratica. Dedito alla tolleranza e all'apprendimento com'è, Gallimauf gli dà subito buoni consigli. Per dire: non offendersi con la gente del posto: è semplicemente sprovvista del suo silenzio profondo e contemplativo, e non sa cosa sia l'eleganza. Quando presenta loro la scimmia, Gallimauf ripete che è un uomo saggio e prudente, capace di “rumorose dichiarazioni” col silenzio. L'integrazione, a partire da presupposti come questi, incredibilmente, procede. Sino al limite più spregiudicato: un matrimonio. La vita, inevitabilmente, costringe la scimmia a essere smascherata. Sono dei forestieri a dire le cose come stanno, dei forestieri sbarcati in quell'isola come per una condanna: «Essere una scimmia è un mestiere ben strano. È un titolo ereditario, come quello di re. Uno è nato per esserlo e a un certo punto entra in carica. Altri cercano di imitarne e scimmiottarne i tratti, ma noi sappiamo che non sono altro che dei simulatori. Essere una scimmia è estremamente impegnativo. Richiede l'educazione di un principe, la rettitudine di un giudice, l'intelligenza di un mercante, la moralità di un vescovo e le energie di svariati bambini». Ma ciò non basterà a evitarle il processo. Un processo per eresia, imbrogli e satanismo. La scimmia, diventata Dottor Peccato, Diavolo, Bestia e Sacco di Pulci, farà una brutta fine. Sua moglie, intanto, aspetta già un bambino. Miracolo.
Il titolo italiano del libro, “Il vangelo della scimmia”, costituisce un'interpretazione personale del traduttore, lo scrittore patavino Luigi Cojazzi, e dell'editore, Meridiano Zero, dell'originario Gallimauf's Gospel: l'intento di Christopher Wilson era, congetturiamo, quello di dare maggiore rilievo al disastro interiore dell'unico intellettuale della comunità dell'isola, incapace di comprendere l'alterità e la diversità a dispetto della sua apertura mentale e della sua pretesa tolleranza; in altre parole, a dispetto della sua cultura, e della sua lunga attesa d'un evento che spezzasse la sua crudele solitudine. L'epilogo della vicenda di Gallimauf, come i lettori potranno apprezzare, si rivela in questo senso una tragica e violenta morale della favola. La satira perde ogni connotato allegorico, e sprofonda nel male. Noi intanto la lezione la abbiamo ben intesa. Vero? Vero.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Christopher Wilson, scrittore inglese. Alle spalle un dottorato sulla psicologia dell'umorismo, ha insegnato nelle Università e nelle patrie galere. Vive a Londra.
Christopher Wilson, “Il vangelo della scimmia”, Meridiano Zero, Padova, 2011.
Traduzione di Luigi Cojazzi. Collana “Primo Parallelo”, 47.
Prima edizione: “Gallimauf's Gospel”, 1986.
Gianfranco Franchi, febbraio 2011.
Prima pubblicazione cartacea dell'articolo: Secolo d'Italia, 18 febbraio 2011, pagine 8 e 9. A ruota, Lankelot.