Meridiano Zero
2009
9788882371890
Eutanasia, complesso di colpa di chi ha avuto successo, turbolento rapporto con le proprie origini sono gli assi portanti di questo romanzo del medico e scrittore francese Christian Lehmann, “Il seme della colpa”, pubblicato da Meridiano Zero nell'autunno 2009, a sette anni di distanza dalla prima edizione francese (“Une question de confiance”, 2002: letteralmente, “Una questione di fede”). È uno strano ibrido tra un giallo – ma come giallo è abbastanza fiacco, la trama non è imprevedibile; gioca tutto sull'introspezione del protagonista, e giustamente – e un romanzo esistenzialista.
Laurent, medico, è diventato uno scrittore di successo e una star della televisione francese. Il suo vecchio amico e collega Thierry è rimasto uno dei pochi medici di famiglia della cittadina di Villers. Adesso è sotto inchiesta: eutanasia. Si sta sollevando un polverone. E così Laurent torna a Villers, la sua madrepatria, per dargli manforte. E per ritrovare qualcosa di sé stesso, probabilmente. Per prima cosa, lo sostituisce in studio: dopo tredici anni, ricomincia a fare il medico generico, ritrovandosi surclassato da tutta una serie di innovazioni amministrative e burocratiche che lo spiazzano e lo disorientano. Man mano, si sente felice: ha voglia di celebrare il ritorno del figliol prodigo, del medico che un tempo era stato (p. 28) e che s'accorge d'essere rimasto. E ritrova il ragazzo che sognava l'amore, e che invece non ha avuto altro che storielle, ed è stato contento di quella stupida leggerezza: bruciando, strada facendo, un matrimonio. Senza troppi pentimenti.
Era uno che s'illudeva che tutti i vecchi amici sarebbero rimasti sempre al loro posto, “che avrebbero continuato all'infinito ad andare su e giù per le statali e per i corridoi della rianimazione” (p. 65) come aveva atto anche lui, tanto tempo prima. Ma era uno che i vecchi amici li aveva traditi. Comportarsi bene con Thierry significava riscattarsi, in un certo senso. Non solo ritornare sui propri passi. Nel frattempo, Laurent “indaga”, diciamo così. Cos'è successo a Thierry? Un altro dottore lo ha accusato di aver fatto qualcosa di sbagliato. Laurent è convinto che non sia vero niente. E in ogni caso, vuole difendere l'amico. L'eutanasia è spesso un atto di umanità: non c'è niente di amorale o di ingiusto, è soltanto che le leggi europee non sono ancora state adeguatamente aggiornate, punto. Lasciar morire chi non ha più nessuna speranza di guarire, e se ne va agonizzando giorno per giorno, senza più riuscire a camminare, a mangiare, a dialogare, è una questione di civiltà e di amore. Chi c'è passato non ha dubbi. Lasciateci morire in pace, quando è il momento.
Laurent non ha mai amato il primario dell'ospedale, Grenier; si ricorda bene che aveva la coscienza sporca per tre o quattro strani decessi. Si sbriga subito a ricordarglieli, al primo incontro: giusto per stabilire le distanze e per avvertire che Thierry non va toccato. Nel frattempo, bada allo stato d'animo della moglie del suo amico e dei suoi figli, come può, e valuta una nuova opportunità di lavoro per tornare in televisione. Lo scandalo che sta ferendo Thierry potrebbe, paradossalmente, restituire linfa alla sua carriera. Il destino è una questione di prepotenza, certe volte.
La “morte dolce” protagonista del romanzo è una questione – Welby insegna – di civiltà, ribadisco, e di sensibilità. Rivendicarla come un diritto per ognuno di noi è sacrosanto, giusto e normale. “Normale” è l'aggettivo più corretto. Se l'intento di Lehmann era ricordarci tutto questo, mi sembra che l'artista sia riuscito nell'impresa. È un romanzo sulla pietà che possiamo e dobbiamo avere per chi ci abbandona, per chi indietro non può tornare: sperando di riuscire ad averla anche per noi stessi, un giorno, o che qualcuno sappia averla per noi. Quando la vita non è più vita ha senso assecondare la natura, e spegnere le macchine. Il lutto è un fatto privato e non comunicabile.
Un medico che decide di accompagnare nell'aldilà una sua paziente ormai incurabile, agonizzante e muta, spezzando per sempre le sue sofferenze, è un uomo buono, e non un boia. Non siete d'accordo? Io sono con quel medico.
BREVI NOTE
Christian Lehmann (Parigi, 1958), medico, giornalista e scrittore francese.
Christian Lehmann, “Il seme della colpa”, Meridiano Zero, Padova 2009. Traduzione di Giovanni Zucca. Collana MeridianoNero, 80.
Prima edizione: “Une question de confiance”, 2002.
Gianfranco Franchi, settembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.