Il Foglio Letterario
2002
“Il palazzo” è un racconto lungo scritto tra febbraio e marzo del 2001. Originariamente pubblicato assieme a “Un Natale senza ricordi” nell’ormai irreperibile edizione eponima, nel 2002, attualmente è incluso in “Cattive storie di provincia”, apprezzabile antologia di autori toscani cari alle Edizioni Il Foglio (da Naspini a Micheletti; prefazione di Maggioni). È un notevole racconto noir, fondato su una buona idea di base – la narrazione satirica della quotidianità delle famiglie che vivono in un condominio – e giocato sul riuscito escamotage di un doppio finale a sorpresa.
Gino Lavezzi è il protagonista – e il diabolico deus ex machina, come annota Maggioni – d’una vicenda che ha una durata eccezionalmente breve; una manciata di minuti del 10 giugno del 2000, il tempo di scendere cinque piani a piedi. Lupi racconta, progressivamente, la storia di Lavezzi e dei suoi vicini di casa, campionando un’umanità varia e credibile: Lavezzi è un cronista de “Il Tirreno”, pagato per “scrivere di niente”; da giovane aveva diverse ambizioni, adorava Bukowski e sognava di diventare scrittore. Il suo matrimonio è in crisi; il figlio s’arrangia godendosi la vita da universitario fuori sede, diviso tra Pisa e Piombino, stipendiato dal papà.
Al quarto piano abita la Rusic, una che fa le ore piccole per via della speciale e richiestissima (con discrezione) libera professione; al terzo abita una famiglia di ex militanti del Partito Comunista, i Romei. Perduta la fede nel gran partito e nell’ideologia hanno scoperto il buddismo, che praticano con la stessa determinazione e la stessa cieca dedizione. Della vecchia vita è rimasto il lavoro del marito, guadagnato grazie ai buoni uffici della sua rossa tessera.
Al secondo abitano Matilde e Roberto, altra coppia povera e sfortunata; lei arrotonda come può, lui ha lo stimma d’esser figlio di puttana e si dà da fare in acciaieria. Al pianoterra abita un concorsista di professione, eterno studente; la madre, berlusconiana, sogna borghese ad alta definizione: il rampollo si rintrona studiando leggi che cambiano ogni anno, convinto che i libri universitari non servano più a niente. Questo il quadro, questa la storia del palazzo; e questi equilibri tristi e più o meno sordidi, nelle esistenze delle varie famiglie, stanno per essere incrinati da una follia lucida e devastante, come il lettore scoprirà nelle ultime battute.
Lupi va per pennellate secche e rapide a tinteggiare uno scenario decadente e purtroppo molto plausibile; famiglie segnate dalla miseria, dall’alienazione e da una disperata ricerca di senso e di armonia, vite fiacche di sconfitti che non hanno combattuto mai, o hanno smesso troppo presto di resistere. Include, in questo terribile contesto, un elemento talmente distruttivo da risultare paradossalmente catartico. Sembra quasi che sia necessaria la fine di tanta sciagurata vacuità e tanta assurda, bestiale e tenace sopravvivenza, ché altro rimedio non esiste. C’è chi passa le giornate addormentandosi di fronte a un talk show o a una telenovela, chi vive delle fatiche dei genitori per svaghi e vizi, e chi s’inventa una fede per non ammettere che è tutto qui; c’è chi è talmente corrotto che nemmeno se ne accorge più.
“Il palazzo” è una satira feroce e indovinata, che va spianando netta la società contemporanea. Sicuramente da leggere; auspichiamo una seconda e più estesa stesura, fertile magari di una nuova versione cinematografica. Leggiamo, a questo proposito, le impressioni dell’autore, trascritte nel maggio del 2007: “Il palazzo è un buon racconto noir che non sfigurerebbe in un’antologia più importante di Cattive storie di provincia edita dal Foglio. Sono obiettivo con le cose che ho fatto e Il palazzo è una delle mie cose migliori di narrativa ambientata in Italia. Un condominio racchiude i vizi della provincia, presa a specchio della società italiana contemporanea. Il luogo dell’azione è Piombino, perché è un posto che conosco bene, ma potrebbe essere Tivoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Rovereto, non cambierebbero le cose. Un uomo scende le scale e intanto scorrono le vite degli altri condomini, tra vizi (molti) e virtù (poche) a ogni portone dove si sofferma. Il finale è a sorpresa. Da questo racconto è stato tratto anche un breve film che fu iscritto al Torino Film Festival, ma caso vuole che abbia perso i contatti con il regista e la troupe che lo ha girato. Peccato. Ho comunque la cassetta che conservo gelosamente. Sono ancora molto legato a Il palazzo, una storia che mi rappresenta bene come autore di narrativa”.
A latere annoto una rarità nella produzione di Gordiano Lupi: questo racconto include diverse richiami espliciti alla musica pop italiana, con tanto di relativo posizionamento nei gusti e nelle fasce d’età dei singoli protagonisti; da Vasco Rossi ad Adriano Celentano, da Claudio Baglioni a Eros Ramazzotti. Questa scelta contribuisce a perfezionare la suggestione dei vari passaggi dell’invisibile telecamera del narratore da una casa all’altra, costituendo una credibile e italiana colonna sonora delle loro vite piccolo borghesi di provincia, accompagnando fedelmente la descrizione degli interni e delle microstorie degli abitanti.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.
Gordiano Lupi, “Il palazzo”, Il Foglio Letterario, Piombino 2002
Questo romanzo breve è attualmente reperibile in: Autori vari, “Cattive storie di provincia”, Il Foglio Letterario, Piombino 2005.
Gianfranco Franchi, aprile 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.