ISBN Edizioni
2009
9788876381508
“Allora mi alzerò, una delle prossime notti, sicuramente mi alzerò. Metterò i miei soliti vestiti neri, ma anche una maglietta rossa. Il simbolo dell'effusione del sangue, il simbolo del martirio. E andrò dove tu, se sei ancora coscienza, sai che devo andare. E farò quanto tu, se sei ancora coscienza, sai che devo fare. Raddrizzerò ogni cosa, tutto farò diventare giusto. La mia pietà sarà perfetta nella misura della giustizia. Intanto, se sei ancora coscienza, ricordati che ti amo tanto, padre mio adorato, da tanto tempo. Io non so se la terra dà pace alle ossa che, per sottrazione, sei diventato. Aiutami ad amarti sempre di più, a non dimenticarti. Aiutami” (Tonon, “Il nemico”, p. 45). Ecco, è accaduto.
La rassegna stampa del Nemico. Un florilegio.
Maria Saporito, “Domenicale”, 24 ottobre 2009: “Si chiama Emanuele Tonon ed è una rivelazione. Un autore spietato e dolcissimo che, scansando ogni formula consolatoria, vuole erompere con l'irruenza del dolore. E a tratti della blasfemia. Il suo romanzo d'esordio è un viaggio ininterrotto nella sofferenza che lacerca la carne e l'anima”.
Sergio Pent, TTL del nove gennaio: “'Il nemico' è l'atto di dolore zeppo di bestemmie di un 'teologo operaio' […] Un Erri De Luca che da tutta la vita si alza col piede sbagliato, se vogliamo, la traccia di un'ispirazione che nei rancori privati, nelle debolezze, in un presente scostante, riesce ancora a trovare il bisogno di sporcare la pagina”.
Atto di dolore firmato con nome e cognome. “C'è tutto di me nell'accusatore di Dio. Se c'è una costante autobiografica nel mio libro, è solo questa. Dio deve suturare le ferite. Dio deve rispondere di tutto questo male” (Intervista a Fabio Donaliso, “Blow Up”).
A Langone quest'uomo non va giù. “Leggo che l'autore è teologo-operaio. Satanista-operaio, casomai. Emanuele Tonon sembra il solito seminarista deluso alla Antonio Moresco, nomina Dio invano dalla prima all'ultima pagina e non sa parlare d'altro che di tumori e funzioni intestinali. Anche la definizione di 'romanzo eretico' è usurpata: dopo Auschwitz è perfettamente ortodosso, conformistico, accusare Dio di consentire il male” (Il Foglio, settembre 2009).
Tonon risponde a Langone: “Certo, il mio libro non potrà essere citato nel corso di una ammorbante omelia domenicale, ma affronta in radice la fede cristiano-cattolica. Che è la mia fede. Ma il mondo cattolico è abituato a santificare le persone dopo secoli. Se il mondo non finirà prima, forse tra una cinquantina d’anni qualche gesuita de La Civiltà Cattolica mi degnerà di un primo scritto critico. Nel frattempo spero di poter consigliare a Langone qualche buon vino, di invitarlo nel mio Collio orientale, che all’inferno difficilmente Satanasso ci permetterà di sbronzarci. Perché se all’inferno ci andrò io, sicuramente Langone mi precederà” (fonte: Mangialibri, intervista di Giovanni Pannacci).
Altre coordinate. Ana Ciurans, su Lankelot: “'Il nemico' è un romanzo scritto coi piedi penzoloni sul bordo dell’abisso e senza sconti. Porta le stimmate che l’inesausta ricerca del contatto con il divino procura agli avventurieri che si addentrano nell’impresa. Eretico, come recita la copertina, in quanto propositore di un Dio impotente di fronte alla fede umana di Tonon. Che è spirito, sangue, carne, sesso e umori. Una teologia sbregata, per dirla con parole sue, votata alle ferite e alla consapevolezza del male”.
“È una rivolta al mondo intero e alla sua assenza di misericordia”, scrive Angela Migliore. Allora “la scrittura si fa dono blasfemo per la consolazione”.
Infine, Tonon. È un romanzo, questo? Il romanzo è “un linguaggio dato in prestito a una storia. La storia serve il linguaggio e non viceversa. Eresia è scelta, è possibilità di scelta” (Intervista a Fabio Donaliso, “Blow Up”).
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Tre pannelli. Primo di tre: “Sotto il sole di Lucifero”. Nel nome del Padre. Dimenticate Bernanos. Tonon si sovrappone, non s'affianca. Settimo era vivo, stava muorendo pianissimo. Trentacinque anni di fabbrica alle spalle. “Quell'orrore” - scrive Tonon - “ha stabilito la sua santità”. Ogni giorno ripeteva l'esercizio del suo estro d'artista cavalcando alle cinque di mattina un vecchio motorino. Ogni giorno respirava polvere di legno. Il suo corpo era pieno di cicatrici. “Il corpo di mio padre era l'esatta manifestazione di Dio nel mondo: niente”.
Dio non può salvarlo. Ha rinunciato: “a volere, a sapere”. Tutto accade, scrive Tonon, sotto i suoi “occhi ciechi”. Vede con quello sguardo vitreo, addomesticato dal torpore dell'infinita ripetizione di quel che è. Il narratore nemmeno può salvarlo. Si pente di non avere avuto pietà del suo dolore: di non avergli schiacciato un cuscino in faccia mentre dormiva, piuttosto che vederlo finire a crepare in ospedale. Ma sa che l'ha lasciato soffrire perché voleva, in fondo, che vivesse. Per sempre. Non qui.
E poi arrivano i ricordi. I ricordi degli anni della malattia. Del sogno d'un miracolo. Dei sacrifici del papà. Della fidanzata che l'aveva lasciato solo a fronteggiare il male del padre, nel momento più delicato. Succede. Delle voci dei medici che non sanno compatire e non possono consolare. Delle illuminazioni. Come questa: “La paternità è quel bisogno di stringere, di proteggere, di salvare dal male. La figliolanza è questa seduzione continua del male”.
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“Poi verrà la notte, una corsa dietro alla morte sempre più stentata, il sonno compatto che tiene il tempo malato prima del giorno dopo. Quel giorno dopo che è sempre sotto il dominio di Lucifero, la cui frase preferita è: la vita continua. Infatti continua, il male dura” (p. 51). Ma verrà sconfitto. È scritto.
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Secondo pannello. “Il nemico”. Nel nome del Figlio.
Una sposa. La sposa d'un lavoratore. Prete spretato, il dono dell'amore per Dio sembra svanito. Adesso è un lavoratore che porta con sé i segni della sua nascita, e della sua essenza. E i segni sono la sua magrezza, la sua “impossibilità a considerare giusto il solo stare al mondo”.
Lei sogna un bambino. Lui ha deciso – per disperazione – di scrivere la Sacra Scrittura nuova. “Sono un teologo, l'uomo che studia il logos di Dio, il Verbo. Sono stato un frate, un sacerdote del Dio semita. Lo sono ancora, ontologicamente. La seconda disperazione si è manifestata con questi segni: la lingua della mia sposa è diventata carbone, il suo utero si è cristallizzato. Io sono diventato vecchio a trent'anni” (p. 74).
Lui beve per salvarsi. Sente adesso che solo la morte sia vera. S'affida per consolazione alla menzogna della scrittura. Ha smarrito il sentiero della conoscenza: ha perduto la fede. L'orizzonte è solo autodistruttivo. Ma a questo punto l'opera s'interrompe. Il terzo pannello verrà. Nel nome dello Spirito, emanazione del Padre e del Figlio.
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Sporcato dal sangue e dalla terra che colora la vita di tutti, con prepotenza e pesantezza sempre diverse e imprevedibili, “Il nemico” è un libro di narrativa che sembra aver attinto dalla poesia, e dalla mistica; e tuttavia è disperatamente crudo, onesto in questa sua costante scarnificazione della realtà, quasi a voler spogliare la menzogna di tutti i veli. Non so cosa attendermi dal libro dello Spirito – forse che non veda mai la luce, che venga rinviato per anni, che esca postumo – ma so che l'anima che ha dato vita a queste pagine è l'anima di chi troppo ha sofferto e cerca senso laddove non può esistere; significati, soltanto – e pace non sanno dare, conforto soltanto. La letteratura è un territorio diverso dalla teologia, è sconfinata, disinibita, bugiarda, sregolata; non offre resistenza, è l'unica frontiera libera del linguaggio. Io dico che sarà una transizione, e non un approdo, per Emanuele Tonon. Però sono felice – sempre – quando un pastore passa per le nostre terre d'utopia; perché poi germogliano frutti nuovi, e ciò che era arido torna a scintillare di vita. La morte qui non possiamo vincerla; ingabbiarla e rovesciarla, per un po', e magari prenderci gioco di lei. Questo sì. Come il male. Divertente, a ben guardare.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Emanuele Tonon (Napoli, 1970), ex francescano, teologo-operaio. Vive a Gorizia. Questa è la sua opera prima.
Emanuele Tonon, “Il nemico”, ISBN, Milano 2009.
Prima edizione: Una differente versione della prima parte del romanzo, “Sotto il sole di Lucifero”, è apparsa nell'antologia “Il lavoro appeso a un filo” (Il Poligrafo Editore, 2004).
Gianfranco Franchi, aprile 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Memorabile esordio di Tonon…