La Grafica
2008
9788886757683
È la storia di un uomo che un giorno ha deciso di tornare nel suo paese e tra le sue montagne, in Vallarsa, per ritrovare sé stesso, e guarire dal male. È la storia di uno scrittore che voleva dare voce a una vallata che ha avuto poca letteratura, se non per via della Grande Guerra. E quella poca non è mai stata adeguatamente pubblicizzata. È la storia di uno che ha ritrovato il grande segreto della lentezza, e quello più grande ancora del silenzio. È la storia di uno che tiene viva la memoria del sacrificio dei nostri soldati conservando le loro piccole cose, ritrovate qua e là per i monti. È la storia di un incontro tra due scrittori; noi conoscevamo la prima, Fiorenza Aste, elegante letterata di Rovereto. Adesso scopriamo il suo amico montanaro. Mario Martinelli da Obra, classe 1962, non si sente un alpinista. Si sente uno che vive sulla montagna, punto. La montagna è la sua casa. Non ha interesse per i record, per la fama, per la gloria. “Sono qui per essere me stesso, e so che non sarà un record a insegnarmi chi sono” (p. 15). Sa che tutto quello che conta è il contatto diretto con la natura, “da solo a solo”. E così può tornare alle profondità di sé stesso (p. 53). Stare in silenzio. Meditare. Stare soli ha senso, perché “serve a produrre il silenzio che ci consente di entrare in noi stessi”.
Racconto il libro per argomenti – per quelli che mi sono sembrati gli argomenti principali. Si parte dall'arrampicata, allora. “Te ne stai lassù, appeso alla roccia con le dita, e dopo un po' cominci a rendertene conto. Sono le dita che ti tengono su. Sei appeso alla montagna come una mosca. Ti tieni a lei, e cominci a sentire tutto il suo grande corpo che ti attrae. Sei diventato tutt'uno con la roccia” (p. 8). Una volta soltanto s'è “incrodato”, s'è bloccato. Tremava, aveva le vertigini. In momenti come quelli s'accorge che ai suoi piedi ci sono metri di vuoto. Quel vuoto esercita uno strano richiamo. Bisogna muoversi. È una buona cosa essere vivi, dice Martinelli.
Prima Guerra Mondiale. Decine di migliaia di morti, nella valle in cui abita Martinelli. E lui va in cerca di riposo, e di meditazione, nell'Ossario del Pasubio. “Tutti i giorni ho sotto gli occhi gli oggetti dei soldati. Gavette, cucchiai, ramponi, bottoni. Povere cose di ogni giorno. (...)” - e quelle povere cose costringono a un esercizio di interiorizzazione del senso e dei significati della morte. Conserva le sigarette in un astuccio di ferro di un vecchio ufficiale.
Lettura. Per Martinelli è un'esperienza vitale. A partire dai libri di Osho. Si sente influenzato da artisti come Eugen Guido Lammer (“Fontana di giovinezza”), il giuliano Julius Kugy (“Dalla vita di un alpinista”), l'altro giuliano Emilio Comici (“Alpinismo eroico”); ha amato molto Evola (“Le meditazioni delle vette”) e René Daumal (“Il monte analogo”). Segnala la trilogia del reduce della Prima Guerra Mondiale Carlo Pastorino (“La prova del fuoco”, “La prova della fame”, “A fuoco spento”). In giovinezza, s'è nutrito degli artisti beat e dei francesi maudit. Quindi, i classici: russi, austriaci in primis.
Quotidiani. “Non si riesce a trovare una sola rivista che fornisca vera informazione; informazione nuda e cruda, voglio dire. Ogni quotidiano è schierato, e filtra e manipola la notizia in modo da spingerti in una direzione piuttosto che in un'altra” (p. 97), sostiene Martinelli.
Scrittura. Scrivere “è un gioco”, dice il montanaro, sulle prime. E confida che per gioco s'è ritrovato pubblicato. Il gioco è cominciato nel 2004, quando l'artista non ha più potuto arrampicarsi per via della salute. Aveva, da qualche anno, un problema classico di chi amava troppo vivere: la cirrosi. Avanzando il male, s'era indebolito troppo. Ma in montagna voleva tornare lo stesso. Ci tornava scrivendo. Scrivere “è una buona medicina”, spiega infine. È stata una grande medicina. Poi c'è stato il trapianto, poi c'è stata la guarigione. Incipit vita nova.
Mauro Corona: i due sono grandi amici. Nel libro è raccontato un incontro a Erto Nuova. Corona si sta dedicando alla scultura. Sembrano condividere ampi frammenti di dna.
Al di là di una piccola confusione etnica (scrittori giuliani chiamati, per ben due volte, “friulani”, con qualche malessere dei lettori triestini), “Il Montanaro” s'è rivelato una lettura rilassante, costruttiva, suggestiva e seducente. Idealmente andrà a guadagnarsi spazio nelle biblioteche dei lettori di Mauro Corona; non fatico a credere che più d'uno, tra loro, vorrà andarsi a studiare almeno un paio dei libri di quest'altro affascinante scrittore di montagna. Complimenti, allora, a Fiorenza Aste, che ci ha regalato questa chicca, e ci ha presentato una personalità così atipica, vivace e coinvolgente.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Fiorenza Aste (Rovereto?, 1961), scrittrice italiana. Vive a Rovereto, dove insegna in una scuola elementare. Ha fatto parte della redazione di “Storie” (Leconte Editore). Collabora come critica letteraria con diversi siti web. Cura il blog “Soglie e Flussi”.
Fiorenza Aste, “Il Montanaro. Conversazioni con Mario Martinelli”, Editrice La Grafica, Trento, 2008. Postfazioni di Geremia Gios e Bepi Magrin. In appendice, bibliografia completa di MM e delle opere citate. Pagine manoscritte e disegni tratti dai moleskine di Mario Martinelli.
Gianfranco Franchi, gennaio 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.