Castelvecchi
2009
9788876153495
Tra il 15 settembre 2009 e il 2 gennaio 2010 l'Italia ha avuto e avrà due momenti differenti per tenere vivo il ricordo del suo primo vero eroe sportivo del dopoguerra, e del suo leggendario gemello. A settembre, abbiamo celebrato i 90 anni dalla nascita di Fausto Coppi; il 2 gennaio, si commemoreranno i 50 anni passati dalla sua morte.
Oltre alla plaquette di Adelphi, firmata Curzio Malaparte (“Coppi e Bartali”), ecco adesso la nuova edizione de “Il Grande Airone. Il romanzo di Fausto Coppi (e di Gino Bartali)”, una biografia firmata da Giancarlo Governi. È un libro per tutti: per la generazione cresciuta tifando per il grande Coppi, per le generazioni che ne hanno soltanto sentito parlare. È la storia di un mito, e del mito suo gemello; quello del toscanaccio Bartali, campione generoso e altruista, umanissimo, e (sussurra Governi) addirittura salvatore della patria post attentato a Togliatti, quando conquistò (su mandato di De Gasperi) una impossibile maglia gialla al Tour de France (aveva 22 minuti di distacco!) e deviò lo sguardo degli italiani dalle sue drammatiche questioni di politica interna. Evitando, a quanto pare, un nuovo focolaio di guerra civile.
“Dietro Gino il pio – racconta Governi – che si comunicava e si faceva fotografare in borghese con il distintivo dell'Azione Cattolica oppure mentre baciava la mano al Papa, stava tutto il mondo cattolico. Dietro Fausto c'era, invece, l'Italia laica e progressista, quella che non amava le ostentazioni di Bartali e semplicemente pensava che i sentimenti religiosi e politici non dovessero confondersi, non dovessero essere mischiati con lo sport” (p. 39). E per la destra? C'era Fiorenzo Magni, il nostalgico “Leone delle Fiandre”: l'unico corridore, scrive Governi, “forse uno dei pochissimi atleti italiani”, a dichiarare una posizione del genere. Coraggioso.
Era un'Italia molto differente, e per chi come me non l'ha vissuta sempre difficile da immaginare, nonostante i vecchi filmati in bianco e nero. E tuttavia, o forse proprio per questo, è emozionante pensare a quanto semplici e innocenti fossero gli animi e i gusti dei nostri cittadini, se davvero a stupirli, catturarli e rappresentarli bastava la saga dei due grandi ciclisti nemici. In quell'innocenza c'è qualcosa che abbiamo perduto, e che forse, nel tempo, riusciremo a guadagnare ex novo. È una lezione da non dimenticare; nasconde il segreto della nostra essenza.
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Fausto Coppi (1919-1960), detto il Campionissimo o l’Airone (conio di Orio Vergani), ciclista antieroico e sfortunato, è salutato e riconosciuto come uno dei più grandi atleti del Novecento; l’opera racconta la sua semplice e onesta formazione famigliare e culturale, l'adolescenziale ammirazione per Girardengo e i suoi esordi; i primi successi, spezzati dalla guerra, e il mitico record dell’ora (con soli venti giorni di allenamento); i tristi e dolorosi giorni del fronte e della prigionia di guerra, il rapporto di amicizia e di rivalità con Bartali, i grandi trionfi (cinque Giro d’Italia, due Tour de France), la tragica morte del più giovane fratello Serse (identica a quella di Giulio, fratello di Bartali), lo scandalo della sua relazione extraconiugale, all'epoca considerata un reato, e la sfortunata e misteriosa morte, in giovane età.
L’autore, Giancarlo Governi, icona della cultura televisiva e pop italiana, restituisce luce, senso e colore all’esperienza esistenziale di un atleta che ha impresso il suo nome nella storia del nostro Novecento: simbolo di un’Italia che soffriva e si sacrificava nel dopoguerra, rivendicando giustizia e libertà e sognando di conquistare fondamentali diritti civili, come il divorzio; simbolo di un popolo che si batteva per costruirsi un futuro glorioso e di uno sport che sembrava, allora, capace di rianimare le antiche, epiche rivalità dei grandi guerrieri Greci. Completano l’edizione una cronologia del Campionissimo, un’accurata bibliografia, un bell'inserto fotografico.
Cosa rimane impresso? Tanto. A partire da quel che Bartali spiegò a Governi, al termine dell'ultima intervista, maledicendo la propria sorte, di cantore delle gesta di Fausto, da rivale e amico che era: “Siamo come il cappuccino, dove c'è il latte e c'è il caffè ma insieme fanno una terza cosa e il caffè e il latte non si possono più separare. È una condanna” (p. 14). Non può esserci l'uno senza l'altro, chiosa Governi, perché “sono una persona sola”. E come una persona sola andrebbero scolpiti, magari nella famosa scena dello scambio di borracce. Nel libro c'è una mezza conferma di qualcosa che abbiamo sempre sospettato, ma è più divertente lasciare – simbolicamente – che un po' di incertezza oscuri la verità.
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E poi, certo: è difficile accettare l'idea che sei dei migliori anni di agonismo del Campionissimo siano andati perduti tra gli anni della guerra e quelli della prigionia in Africa: combattente in Tunisia, mai dispensato per meriti sportivi, si ritrovò costretto a deporre le armi nel 1943, assieme ad alti 250mila soldati italiani e tedeschi. Sopravvissuto alla malaria e alla denutrizione, trasferito a Caserta nel 1944 come “War Prisoner”, sembrava stesse andando a fondo; quando un giorno Bartali, assieme a Leoni, Ricci e Volpi, come in una favola, vennero a riprenderselo.
“Gino lo squadra da capo a piedi: come può andare forte questo poveretto nella sua tuta di prigioniero di guerra, nutrito a gallette e scatolette, divorato dalla nostalgia di casa e dai ricordi di morte e distruzione? È stata dura per tutti ma si vede che per il ragazzo magro dal grande naso, divenuto ancora più magro, è stata durissima. E questo pensiero provoca a Gino un senso di rimorso e il timore di avere perduto un grande avversario” (p. 116).
E da quel giorno, poco a poco, si ricomincia. Coppi combatte le sue battaglie sportive con grande talento, conquistando l'ammirazione del mondo intero; quando combatterà le sue battaglie civili spaccherà il cuore del Paese, contribuendo tuttavia a sensibilizzare tutti a proposito del dramma dell'impossibilità di un amore extra-coniugale, e della creazione di una nuova famiglia.
Chiuso il libro, scossi per le pagine sulla morte del Campionissimo, poco più che quarantenne, ci si domanda dove sia finito quel ciclismo, dove quella cultura italiana che nella bici si riconosceva con naturalezza e passione, dove quegli atleti che sembravano davvero eroi. Gino e Fausto sono stati grandi esempi di umanità, sportività, gentilezza e generosità; è più esistito qualcosa di simile nel ciclismo italiano e mondiale? È rimasto qualcosa di credibile e di spendibile come modello per le nuove generazioni? È rimasto qualcosa di pulito, di trasparente, di autentico, in uno sport drogato dai soldi e dai farmaci?
Forse è per questo che la loro lezione è ancora viva, e affascinante; forse è per questo che le loro battaglie sono leggenda. Gino e Fausto stanno diventando – incredibile – come una favola per bambini.
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“Una foto del 1956 fa stringere il cuore. Fausto, il grande Coppi, il Campionissimo, l’uomo che ha vinto tutte le corse, che è stato idolatrato dagli sportivi di tutta Europa, l’uomo che i francesi con tutto il loro sciovinismo, hanno adottato (Monsieur Fostò Coppì, lo chiamano), in questa foto piange disperatamente, eppure non è caduto, non si è fatto male, non si è ritirato ma è arrivato regolarmente al traguardo. Piange perché è arrivato secondo al Giro di Lombardia, una corsa che tanto ha amato, che ha già vinto cinque volte (...) Fausto piange perché ha trentasette anni suonati e sa che quella corsa non potrà più vincerla, piange perché dopo aver dominato per decine e decine di chilometri è stato raggiunto proprio sul traguardo da una masnada di avversari e uno di loro, il più oscuro, il meno importante, un francese di nome Darrigade, specialista dei secondi posti, lo ha bruciato proprio sul traguardo” (pp. 21-22)
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Giancarlo Governi (Roma, 1939), giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo, bandiera della Rai (lavora per loro dal 1967; è tra i fondatori di RaiDue), autore e conduttore di trasmissioni di grande successo (“Supergulp!”), ha pubblicato oltre venti libri, tra i quali “Alberto Sordi, un italiano come noi”, “Nannarella” (nuova, fortunata edizione: Minimum Fax, 2008), “Vita di Totò”. Collabora con diversi quotidiani, come “Il Messaggero”, “Il Mattino”, “L'Unità”.
Giancarlo Governi, “Il Grande Airone. Il romanzo di Fausto Coppi (e di Gino Bartali”, Castelvecchi, Roma 2009. Contiene un inserto fotografico, una cronologia e una buona bibliografia.
Prima edizione: 1994.
Approfondimento in rete: WIKI It
Gianfranco Franchi, novembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.
È un libro per tutti: per la generazione cresciuta tifando per il grande Coppi, per le generazioni che ne hanno soltanto sentito parlare.