Bompiani
2010
9788845264825
“Sono dovunque le anime a Roma. Come i vivi, vagano tutto il giorno. Come i vivi, non sanno più chi sono”. E vagano per piazza Venezia, i morti, intrecciando il loro destino a noi che siamo rimasti. Allora Roma è una città piena di fantasmi, perduti e confusi, incapaci di ritrovare la strada: vivi, a dispetto della loro morte, ma non sempre a proprio agio con gli altri. Sembra quasi di ritrovarsi, ambientazione a parte, nell'opera prima del giovanissimo Parise, “Il ragazzo morto e le comete” (1950). Questo è invece l'esordio (narrativo) di un letterato già molto noto per la sua attività di scout e di editor: Simone Caltabellota, capitolino, classe 1969, già brillante artefice delle fortune di Fazi (e Lain), oggi demiurgo di Elliot. “Il giardino elettrico” (Bompiani, 156 pp., Euro 14,50), tuttavia, scintilla di una vitalità – è il caso di dirlo – estranea all'opera di Parise: se nel “Ragazzo morto” il “morto vivo” tendeva a evitare la nostra compagnia, standosene per bene sulle sue, preferendo ritirarsi nei posti preferiti, pronto a scampare e a concedere qualche dialogo smozzicato, qui l'aria è ben diversa: qui i “morti vivi” possono interagire con noi, possono correggere le nostre sorti, fanno tutto il possibile per restituirci serenità.
Il protagonista del romanzo di Caltabellota, Davide, è un editor quasi quarantenne; si sente solo, si sente smarrito. La fine della storia con Ludovica, nonostante siano passati degli anni, ha lasciato un segno terribile; lui non ha più saputo amare, con la gioia e l'abbandono solare classico dell'adolescenza, ha saputo soltanto trovare consolazione e sostegno nelle arti, nei libri nei dischi nei film. Forse ha capito che non si può più tornare indietro. Che chi perde la giovinezza la perde una volta per sempre. Nel corso del romanzo dovrà ricordare che l'amore è il contrario della paura. E che questo è stato essere umani: dimenticarsi, amare. Ad aiutarlo nel suo percorso sarà una persona speciale. Giulia. Giulia si è suicidata a ventidue anni. Nella sua vita da spettro, incontra Epic Soundtracks, il musicista fratello di Nikki Sudden morto in circostanze misteriose nel 1997. Lui riesce ad accompagnarla nella sua nuova forma di esistenza: semplicemente, chiamandola per nome. E nella sua miracolosa “morte in vita”, nel suo corpo rinnovato e integro, lei va in cerca di Davide. Il suo sguardo adesso ha la luce rossa e scura del cielo. Gli occhi sono rimasti verdi. Deve parlargli, deve stargli vicino. Per salvarlo. Saprà essere degna della missione.
E Ludovica, la ex? È lei che custodisce le chiavi d'un segreto accesso; ha una bellezza malinconica, “s'accende come un fuoco e si schiude come un fiore”; ha una bellezza segreta, molto letteraria, limpida solo per un cuore d'artista. Sfiorita, per dolore, ma non dissolta.
E poi ci sono altri personaggi, minori ma non marginali. C'è Giuseppe, amico di Davide, che s'è trasferito a Roma andando incontro al proprio destino, per sconfiggere la sensazione odiosa d'essere immobile, come cristallizzato in un'attesa senza fine. Ha scelto una città che fa sembrare ogni cosa diversa (“immensa”). È innamorato di Benedetta. E poi c'è la ragazza del Big Star. Proprio così, senza nome. Ha bei capelli rossi, la bocca piccola e rossa, due piccole strisce rosse sulle scapole, come cicatrici di ali, ricordo d'un vecchio amore. Legge la notizia della morte di Giulia, impiccata, e si sente scossa da un brivido gelato. Non sa che anche il suo ex, Memmo, è morto da poco.
In tutto questo scenario, Caltabellota riesce a far accadere – miracolo della letteratura – quel che tanti sognano; ossia, riesce a rappresentare la vita e l'eternità dell'anima, e la poesia dell'umanità che non conosce morte, ché la morte è destinata a disgregare. “Il giardino elettrico” è un romanzo profondamente e assolutamente spirituale, a metà strada tra il fantastico e l'onirico, caratterizzato da una tessitura-rompicapo che in un certo senso ricorda l'ultimo Lynch; ma con diversa passione, diverso sentimento, diversa accessibilità: con calore tutto mediterraneo, con intensità e veracità intensamente capitoline. Se escludiamo Parise e – forzando un po' la mano – il Calvino di “Palomar”, il territorio difficile, spettrale e spaccacuore scelto da Simone non ha precedenti, nella narrativa italiana del Novecento. Insomma, questo Caltabellota è – diciamo – un Parise shakerato con un pizzico della lezione di Shyamalan (“Sesto Senso”), un buon sottofondo rock (Nikki Sudden ed Epic Soundtracks), e una misterica e romantica dedizione alla città di Roma, come insegnava il D'Agata del “Segno del comando”. È un autore, non un editor ben posizionato nel colorato mondo del libro. Che sia ben chiaro: siamo dalle parti delle eccezioni. Felice di salutarne una. Per una volta...
“Ogni giorno faccio visita al mio cuore. È qui, tra i palazzi e le strade, di fronte a un busto di marmo dimenticato al margine di piazza Venezia, dietro il cielo grigio di oggi che sta per sciogliersi in pioggia. Accanto a un giovane uomo che non sa più chi è e che forse ha smesso di domandarselo. È qui, nelle quinte invisibili della città, dove il tempo torna su sé stesso e rende ferma e nuda ogni cosa”.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Simone Caltabellota (Roma, 1969), editor e scrittore italiano. Questa è la sua opera prima. È stato direttore editoriale di Fazi, fondatore di Lain; è una delle anime di Elliot. Ha creato la label musicale Sleeping Star.
Simone Caltabellota, “Il giardino elettrico”, Bompiani, Milano 2010. Collana Narratori italiani.
Approfondimento in rete: Intervista su AFFARI ITALIANI
Gianfranco Franchi, giugno 2010.
Prima pubblicazione: Secolo d'Italia. A ruota, Lankelot.
Opera prima dello scrittore e scout capitolino, di sangue sardo, Simone Caltabellota…