Il congresso di futurologia

Il congresso di futurologia Book Cover Il congresso di futurologia
Stanislaw Lem
Marcos Y Marcos
2003
9788871683805

Sono venuto al mondo per la seconda volta in un revivorio vicino a New York. In altre parole: sono resuscitato. Così almeno dicono. New York attualmente assomiglia a una città-giardino; ha propri mulini, panifici e tipografie. Non esistono più né grano, né libri. Eppure pane, panna per il caffè e formaggio ci sono. Ho chiesto se il formaggio si fa sempre dal latte di mucca. L’infermiera ha creduto che la mucca fosse una specie di macchina. Non riesco a farmi capire. Come si fa il latte? Dall’erba.(…)” (Lem, “Il congresso di futurologia”, 29 luglio 2039).

Apocalittico divertissement giocato su un’apprezzabile sperimentazione linguistica, “Il congresso di futurologia” (recentemente ristampato dai tipi della Marcos y Marcos, a venti anni circa di distanza dall’edizione degli Editori Riuniti) è libro destinato ai cultori di Lem e agli appassionati di science fiction. È sapientemente trasandato e decisamente sconnesso: l’allucinata percezione della realtà del protagonista, narratore in prima persona della vicenda, necessariamente priva il testo di organicità e di linearità; quando si ha l’impressione che, finalmente, l’autore voglia restituire ai lettori una coerenza espositiva almeno elementare, subito deraglia e sovrappone “la realtà” alle allucinazioni e alle visioni. Esito: fumoso ma godibile. Inutile e forse pleonastico avvertire chi s’era innamorato della prosa e delle atmosfere di “Solaris” che questo romanzo non ha davvero niente a che vedere con il capolavoro del maestro polacco. È una satira di buona qualità, non immune da un anti-americanismo che ha regolarmente connotato la produzione artistica e accompagnato la carriera di Stanislaw Lem.

Trama. Nounas, Costaricana, ottavo congresso mondiale di Futurologia. Presso la nuova sede di un principesco e tentacolare Hilton Hotel, scienziati convengono da ogni parte del mondo per dibattere a proposito dell’inarrestabile incremento demografico. Ospite della rassegna l’astronauta Ijon Tichy, narratore della vicenda. C’è chi afferma che l’astronautica sia diventata “un modo per sfuggire alle questioni terrestri. Chiunque ne abbia abbastanza parte per la galassia, contando sul fatto che il peggio avvenga in sua assenza”: e non stupisce, considerando le catastrofi ambientali, sociali ed energetiche che soffocano il pianeta. Gli scienziati, bontà loro, sono ormai divisi in due categorie: sedentari e pendolari. “I sedentari conducono, alla vecchia maniera, diverse ricerche; i pendolari, invece, partecipano a tutti i possibili congressi e conferenze internazionali”. Ciascuno interverrà con rapide letture, fondamentalmente cifrate e sintetizzate da numeri per ottimizzare i tempi, nella sottesa speranza di non cadere vittima del terrorismo planetario che è ormai diventato parte integrante del sistema.

Il delegato Usa non ha dubbi: i metodi migliori per arrestare l’esplosione demografica potrebbero essere: “scoraggiamento, ottenuto con la persuasione o con metodi polizieschi, de-erotizzazione, celibato obbligatorio, onanismo, obbedienza assoluta e, in caso di inadempienza, castrazione”. Nel frattempo, mentre si discute allegramente nei saloni dell’albergo, a qualche ala di distanza dalla convention degli Editori della Letteratura Liberata, nelle piazze e nelle strade è in atto una rivoluzione, controllata e repressa con qualche difficoltà. Qualcuno ha pensato di avvelenare l’acqua potabile con degli psicotropi del gruppo dei “benignatori”, latori di artificiale benessere e di irrefrenabile amore per l’alterità: così, qualche articolo pubblicato sui giornali di regime è risultato stranamente favorevole ai moti di piazza, e intere falangi della polizia, nonostante le cautele del governo, sono cadute vittima d’una improvvisa e inarrestabile bontà d’animo. Mentre si contano i caduti per suicidio nelle forze dell’ordine, lacerati da micidiali rimorsi per il loro passato, si susseguono strazianti incontri amorosi tra manifestanti e guardie. L’astronauta assiste perplesso a quel che avviene: ha intuito la fonte del suo malessere e s’è già premurato di contrastare gli effetti dell’acqua velenosa con abbondanti dosi di caffeina e di sonniferi.

Nella terribile confusione che d’ogni cosa e d’ogni persona s’impadronisce, Tichy, vittima d’una serie di allucinazioni a sfondo vegetal-topesco, viene rapito da un elicottero americano e condotto in una clinica dove, in attesa che la scienza possa scoprire i rimedi alla sua definitivamente alterata percezione della realtà, viene ibernato. Al risveglio, decenni dopo, negli occhi ancora “arcobaleni di ghiaccio e celesti luccichii”, Tichy decide di scrivere, “per gratitudine”, un diario, che andrà dal luglio all’ottobre del 2039.

È un mondo diverso. Fin troppo. Da trenta anni regna la pace. È stato decretato il disarmo universale. Robot sostituiscono gli uomini al lavoro, dove e appena possibile. Esistono ancora stati e confini, ma non c’è più traccia di conflitti. Gli abitanti del pianeta sono oltre ventinove miliardi, ufficialmente.

La frenesia della società industriale è un ricordo: nessuno ha fretta, tutti procedono ostentando una calma tibetana. Si indossano abiti che cambiano disegno e colore, perché composti di vernici. Si possono domandare prestiti alle banche senza offrire garanzie: l’obbligo della restituzione è di natura morale. I libri non si leggono più: si mangiano. I quotidiani si disintegrano entro ventiquattro ore. Esistono quantità incredibili di nuove parole: altre hanno cambiato significato, i neologismi sono all’ordine del giorno. Il povero Tichy è terribilmente disorientato e invoca la presenza d’un linguista. Uno “smoccioso” è un redivivo o un morto tornato in vita: si può resuscitare, dunque. Un “simulatore” è un oggetto inesistente che finge di essere. E così via. Non esistono più chiese, né preti, né, stranamente, farmacie. Perché tutto è dominato dalla chimica. Non pensate al soma di huxleyana memoria: qui s’è andati oltre. Per ogni tipo di disturbo e di psicosi esiste una sostanza utile; nessuna percezione della realtà è più “vera”, perché tutto è frutto di allucinazioni e visioni derivate dall’assunzione delle varie sostanze chimiche. Ogni disordine sociale è regolato da un farmaco. Il più promettente mi sembra essere questa “duettina”. “Ha il potere di dividere in due la personalità cosicché si può condurre la discussione con se stessi su un argomento qualsiasi, precedentemente determinato tramite un farmaco”.

Neppure la futurologia esiste più. “Il futurologo fa i profuti (previsioni)”: il futurosofista “si occupa della teoria”. La futurosofia è “previsione per-linguistica del futuro. È la scienza della pronosticazione linguistica”. Studiando l’evoluzione della lingua, i futurosofisti intendono e riconoscono quali saranno le prossime metamorfosi nel costume e nelle convenzioni della società.

Ma esiste un rimedio a questo delirio. Un riscuotente, che solo un verovisore potrà assumere, per demistificare, correggere e combattere la tetra involuzione dell’umanità e del mondo, e prendere coscienza della nuova schiavitù…“Ed è tanto più mostruoso se si considera che, poiché una parte della realtà è cosciente, sarebbe semplice delimitare il confine che separa la finzione dalla realtà; ma dato che ormai nessuno reagisce più spontaneamente a niente – si studia, si ama, ci si ribella, si dimentica chimicamente – la differenza fra i sentimenti manipolati e quelli naturali si è dissolta”. (5 ottobre 2039)

A metà strada tra una profezia apocalittica e un’esperienza psichedelica, il romanzo si ripiega con prepotenza su se stesso, nelle ultime pagine, ammantando di nebbia l’ipotesi che l’ibernazione sia davvero avvenuta. Sorge il sospetto che le pagine del libro fossero intrise di dimenticol, o qualcosa del genere…

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Stanislaw Lem (Leopoli, Lwów, città allora polacca e oggi ucraina, 1921-Cracovia, Polonia, 2006), scrittore polacco.

Stanislaw Lem, “Il congresso di futurologia”, Marcos Y Marcos, Milano, 2003. Traduzione di Sandra Cecchi. Revisione di Marzena Borejczuk.

Titolo originale: “Kongres futurologiczny”. 1971.

Gianfranco Franchi, novembre 2003.

Prima pubblicazione: Lankelot.