Stampa Alternativa
2015
9788862224772
Corrosivo dittico, composto da un vecchio romanzo, eretico e rimosso, e da un inatteso (insperato) inedito, “Il cacciatore” è opera di uno dei pochissimi banditi-scrittori della letteratura italiana, un estremista nero siciliano scoperto venticinque anni fa da Aldo Busi.
La prima parte, “Il cacciatore ricoperto di campanelli”, è la storia di un internato, chiamato “B”, delle sue meditazioni sulla libertà smarrita, dei suoi colloqui con un dottore, chiamato “A”. “B”, giornalista che sognava d’essere musicista, trentenne vecchio come il mondo, vive a Torino. Racconta di sua madre, di una donna amata; parla di Dio, della solitudine, del senso della vita, dell’esperienza di un omicidio, condividendo le sue verità e le sue nevrosi, le sue velleità, la sua fragilità.
La seconda parte, “Vittorino testa di bue”, è ambientata in un ospedale psichiatrico; il narratore si lamenta del trattamento ricevuto dai medici e dell'aggressività dell'ambiente. La scrittura di Lo Presti si tinge di una strana e allucinata ferocia; c’è cattiveria, non episodica coprolalia, sprazzi crudi di gusto celiniano, limpida e gratuita sconnessione. Si racconta, trasfigurandola, l’infanzia del narratore – le difficoltà scolastiche, l’ambiente famigliare violento – e si finisce per sprofondare nella sofferenza e nella claustrofobia della reclusione.
L'edizione Stampa Alternativa ha meriti e pecche. Il merito indubbio è quello di aver restituito al pubblico italiano “Il cacciatore ricoperto di campanelli”, dimenticato per un quarto di secolo dalle patrie lettere nonostante l'euforica accoglienza critica, accompagnandolo addirittura a un inedito, per quanto di ben diverso valore; la pecca è aver sbagliato copertina, giocando sugli “anni di piombo” che poco hanno a che fare con la scrittura di Lo Presti, e più ancora per l'insistenza in quarta di copertina sulle appartenenze politiche dell'artista, tanto radicali quanto, sostanzialmente, estranee alla sua letteratura. Averle ribadite con tanta enfasi può finire per pregiudicare l'esperienza estetica; non ha senso, anzi non è proprio giusto.
Buona e umana la postfazione del curatore, l'isolano Salvo Mugno, vecchio amico e sodale di Lo Presti: è completa di florilegio critico d'antan, da Paccagnini a Pacchiano, da Pampaloni a Ferlita. Lo Presti è destinato a diventare uno “scrittore per scrittori”, non ha potenzialità commerciali di nessun genere; era un artista autodidatta che scriveva, nel carcere di Volterra, con personalità e sensibilità insospettabili in un rapinatore, e momenti di ispirazione limpidissima. Straordinario fiuto e coraggio dimostrò Aldo Busi, che finì per inventarlo artista, e per eternarlo.
Gianfranco Franchi, luglio 2015.
Corrosivo dittico, composto da un vecchio romanzo, eretico e rimosso, e da un inatteso (insperato) inedito, “Il cacciatore” è opera di uno dei pochissimi banditi-scrittori della letteratura italiana, un estremista nero siciliano scoperto venticinque anni fa da Aldo Busi.