Identità distorte. Intervista a Massimo Maugeri

Identità distorte Book Cover Identità distorte
Massimo Maugeri
Prove d'autore
2005
9788888555614

Incontriamo Massimo Maugeri, scrittore catanese autore de “Identità distorte”, anima del blog letterario “Letteratitudine” dal 2006. Per prima cosa, ti domando di commentare l’articolo pubblicato a proposito del tuo romanzo: evidenzia errori, fraintendimenti, omissioni, forzature; tutto quel che non t’è sembrato adatto. Assieme, integra con le informazioni che ritieni più interessanti. Subito dopo, si parte.

MM: Credo che ci sia ben poco da integrare. Hai scritto molto e hai scritto bene. Questo libro ha beneficiato di molte recensioni, ma devo dire che la tua mi sembra particolarmente centrata e analitica. Esaustiva, direi. Di questo ti ringrazio.

GF: Sei tra gli animatori del movimento letterario “Convergenze Culturali Sud-Est”: vuoi raccontarci quando ha avuto origine questa esperienza, a cosa si richiama e cosa intende rappresentare e costituire? Struttura, genesi, pubblicazioni, eventi. Vai.

MM: L’esperienza di “Convergenze culturali Sud-Est” ha avuto origine nei primi anni del duemila. Inizialmente ci chiamavamo “Convergenze culturali” e operavamo solo a Catania, la mia città. Poi il nostro raggio di azione si è ampliato fino a ricoprire buona parte del territorio della Sicilia orientale: da qui il nome “Convergenze culturali Sud-Est”. Ci occupavamo di organizzare incontri periodici, seminari, presentazioni di libri, incontri con scrittori. Al centro dei nostri interessi c’era sempre la letteratura. E i libri, ovviamente. Il movimento ruotava attorno alla figura del poeta e scrittore Mario Grasso - direttore letterario della casa editrice Prova d’Autore e della rivista Lunarionuovo - un letterato settantenne con l’energia fervida di un ventenne. Uno dei suoi scopi era quello – e lo è tuttora – di contribuire a far emergere la cultura e i giovani talenti letterari in una realtà un po’ asfittica come quella siciliana e catanese. Asfittica anche a causa della lontananza dai grandi centri culturali nazionali: Roma e Milano, in primis (oggi, secondo me, più Roma che Milano; almeno dal punto di vista letterario). Parlo al passato perché, per vari motivi, le attività di “Convergenze culturali Sud-Est” si sono prima affievolite e poi interrotte. In ogni caso l’esperienza è stata bellissima e esaltante. Spero che il progetto possa riprendere vita.

GF: Hai pubblicato racconti sulla rivista letteraria “Lunarionuovo”. Come e perché ha avuto inizio questa collaborazione? Cosa ti ha convinto a unirti a quella rivista, e come ritieni abbia influito nella tua attività artistica e letteraria?

MM: Di Lunarionuovo ti ho già accennato. Ho iniziato a collaborarci grazie alla conoscenza di Mario Grasso, che in sostanza è colui a cui devo il mio esordio: con la pubblicazione del racconto Muccapazza su Lunarionuovo (nel 2003), e – soprattutto – con la pubblicazione del romanzo “Identità distorte” (nel 2005) per i tipi di “Prova d’Autore”. Lunarionuovo è una rivista che ha una storia importante. Nasce nel 1977, se non ricordo male, e al suo interno si sono avvicendate firme notevoli del mondo culturale e letterario italiano del Novecento: da Giuseppe Pontiggia a Giovanni Raboni, da  Leonardo Sciascia a Gesualdo Bufalino, Giorgio Bàrberi Squarotti, Giuliano Gramigna, Giovanni Giudici, Andrea Zanzotto, Maria Luisa Spaziani, Vittorio Sereni, Italo Calvino, Sebastiano Addamo. Lunarionuovo è una rivista elitaria, ma lo dico in senso positivo. E negli ultimi anni si è anche orientata a dare spazio alle voci “fuori dal coro”. Ha ospitato qualche mio pezzo e ne sono orgoglioso, perché lì si respira letteratura vera.

GF: 18 Settembre 2006: nasce “Letteratitudine”, open blog, luogo d’incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, giornalisti e letterati, professionisti o meno. Nel primo intervento spiegavi il significato del nome: «come "letteratura + latitudine"… o come "letteratura + gratitudine"… o come "letteratura + inettitudine"…». A un anno di distanza, quali sono le tue impressioni e quali le tue sensazioni su questa avventura? Quale il giudizio sui primi dodici mesi di attività? Auspici, rimpianti, ambizioni. Vai.

MM: Letteratitudine per me è stata una scommessa, anche perché veniva alla luce in un periodo in cui i litblog (blog letterari) proliferavano nella rete. Avevo un obiettivo: parlare il meno possibile di me e delle mie cose e dare spazio agli altri, ai libri; ai dibattiti sui libri, sulla cultura, sui fatti di attualità che avessero attinenze letterarie. L’idea consisteva nel creare qualcosa che fosse a metà strada tra il blog individuale e il blog collettivo. Un sito da poter indicare come “mio blog”, ma anche come “nostro blog”. Un luogo d’incontro virtuale dove scrittori, lettori, librai, giornalisti, letterati ecc. potessero incontrarsi veramente (il gioco ossimorico è voluto). Uno spazio capace di privilegiare il confronto finalizzato alla crescita. Non qualcosa di “alto” o esclusivo. Tutto il contrario. Immaginavo una specie di caffè letterario (come quelli di una volta), però aperto a tutti. Avvicinare la gente alla cultura, ai libri, alla letteratura. Creare una comunità che cooperasse per il reciproco scambio di conoscenze. Questi gli obiettivi. Mi serviva un nome particolare che potesse restare a mente. Venne fuori questo Letteratitudine, che poteva essere inteso anche come acronimo: "letteratura + latitudine"… o "letteratura + gratitudine"… o "letteratura + inettitudine"… , o ancora “Letteratura + solitudine”, e così via. E poi richiamava alla memoria la sicilianitudine di sciasciana memoria (qualcuno potrebbe dire “la casalinghitudine” di Clara Sereni; ma io preferisco il “tudine” di Sciascia). C’era un rischio, che poi è il rischio principale dei blog (soprattutto di quelli frequentati). Che i dibattiti potessero essere inficiati dall’intervento di molestatori (i cosiddetti troll). Ce ne sono tanti che infestano la rete. Si nascondono dietro un nick name ed esercitano un’opera di disturbo fine a se stessa. Per fortuna, finora, sono riuscito a evitare che ciò accadesse. Il giudizio sui primi dodici mesi è positivo. Sono riuscito a coinvolgere tanti intellettuali di qualità (ultimamente anche te) come può immediatamente rendersi conto qualunque visitatore occasionale. Il lavoro svolto è stato premiato già dal momento in cui Letteratitudine è entrato a far parte della famiglia dei blog d’autore di Kataweb-Gruppo Espresso. Un riconoscimento importante. Rimpianti veri non ne ho. C’è solo un piccolo pasticcio di cui tener conto (al quale ho rimediato, ma non ancora del tutto). Il primo vero post del blog lo dedicai a Catena Fiorello e al suo libro “Picciridda” (Baldini Castoldi Dalai). La trattai malissimo, la presi in giro in maniera eccessiva lasciando intendere che quel libro era stato pubblicato solo perché l’autrice è la sorella di Rosario Fiorello. Il pasticcio è stato determinato dal fatto che queste considerazioni (nel post incriminato, in verità, avevo avuto modo di sottolinearlo) le scrissi prima di leggere il libro. Pregiudizio è una brutta parola, ma ne avevo parecchio nei confronti di Catena. Poi, invece, lessi il romanzo e mi accorsi che – accidenti a me – era un buon libro. A quel punto mi sentii in dovere di scusarmi con l’interessata. Pubblicai pure (ma non sul blog) una recensione piuttosto lusinghiera. Poi fui io stesso a presentare il libro della Fiorello a Catania. Oggi Catena e io siamo ottimi amici, ma questa vicenda dev’essere ancora raccontata in quel di Letteratitudine. Lo farò presto, superando quella punta di vano orgoglio che mi ha “frenato” finora. Così l’espiazione sarà completa (manderò a Catena quest’intervista, ci puoi contare). Auspici per il futuro? Desidero che Letteratitudine diventi sempre più il “nostro blog”, che continui a crescere, a raccogliere adesioni, a unire entusiasmi. Ovviamente con la levità che l’ha contraddistinto in questi mesi. E soprattutto voglio puntare sui giovanissimi. Mi sentirò vincitore ogniqualvolta un ragazzo, anche con il piccolo contributo di Letteratitudine, sarà infettato dal virus della lettura. Voglio essere un untore della parola scritta.

GF: Nella vasta rassegna stampa del romanzo (in progress!) si segnalano le pagine di Roberto Alajmo, Massimo Carlotto, Gordiano Lupi, Sergio Pent. Ti domando quali sono le recensioni che hai giudicato più degne e intelligenti, quali quelle che non avresti mai voluto leggere, quali quelle che davvero non ti aspettavi, e perché…

MM: Bella domanda. Una recensione che mi ha molto colpito è la tua. Te l’ho già detto, ma lo faccio in tutta sincerità e senza piaggeria. I quattro nomi che citi sono di intellettuali che stimo molto. Ogni loro parola dedicata a me e al libro è valsa come un regalo prezioso (quelli di Carlotto e Alajmo sono stati più “messaggi” che “recensioni”). Se proprio mi costringi a fare un nome… ti dico Sergio Pent. Per il fatto che ha scritto ciò che ha scritto su uno dei due inserti di libri e letteratura più letti in Italia: Tuttolibri de La Stampa (l’altro è il Domenicale del Sole24Ore). Pent, oltre a essere uno scrittore che personalmente stimo molto, è un critico noto a tutti. Uno di quelli che se un libro non gli piace lo dice a chiare lettere, mica ci gira intorno. Ebbene, Pent ha definito “Identità distorte” – bada bene, il libro di un esordiente pubblicato da una casa editrice piccolissima – come “uno dei romanzi più estrosi e psicologicamente forti del genere noir” (di tutto il genere noir, capisci?). E lo ha fatto su Tuttolibri. Si è preso una bella responsabilità e di questo gli sono grato. Recensioni che non avrei mai voluto leggere non ce ne sono. Devo dire di non aver ricevuto recensioni negative. Ma è anche vero che è rarissimo leggere la stroncatura di un romanzo d’esordio.

GF: Com’è nato “Identità distorte”? Cosa ha significato per te vederlo pubblicato e apprezzato dal pubblico e dalla critica, non solo underground?

MM: “Identità distorte” nasce da un’immagine onirica. C’è questo tizio che entra nell’ascensore e, inspiegabilmente, ne esce nei panni di un’altra persona. Dalla visione di questa scena si è sviluppata l’idea che è poi scaturita nell’intreccio narrativo del romanzo, la cui struttura – in effetti – è piuttosto complessa. Quando ho iniziato a scrivere questo libro (erano gli inizi del duemila), non pensavo neanche di arrivare alla pubblicazione. In fin dei conti non è che mi interessasse più di tanto pubblicare. Diciamo che non mi ero posto il problema. Scrivevo perché sentivo di avere “qualcosa da dire”, non per “dire qualcosa”. Ritengo che uno scrittore abbia il dovere morale di mettere in luce quello che avverte, quello che sente dentro, a prescindere dal fatto che possa essere condivisibile e in linea con l’onda trainante del mercato. Bisogna essere fedeli alla ricerca della verità: la propria, sebbene filtrata da pretesti narrativi più o meno espliciti. Credo che chi tenti di scrivere per il mercato abbia perso in partenza. Mi viene in mente un aneddoto che mi ha fatto molto riflettere. I protagonisti sono due noti scrittori americani: Don DeLillo, uno dei padri della cosiddetta letteratura postmoderna e un autore giovane, Jonathan Franzen. Questi scrive a DeLillo lamentandosi della crisi del romanzo sociale e della difficoltà a trovare lettori. DeLillo gli risponde con una frase che mi è rimasta impressa: “Lo scrittore conduce, non segue. La forza motrice risiede nella sua testa, non nel numero dei lettori.” E ancora: “La scrittura è una forma di libertà personale. Ci libera dall’identità di massa che vediamo formarsi intorno a noi. Alla fine, gli scrittori non scriveranno per diventare gli eroi fuorilegge di una sottocultura, ma soprattutto per salvare se stessi, per sopravvivere come individui.” Di quella frase, “lo scrittore conduce non segue; la forza motrice risiede nella sua testa, non nel numero dei lettori”, ne ho fatto una sorta di slogan personale. Immagino che ti ci ritrovi anche tu. Nel suo piccolo “Identità distorte” ha riscosso un certo successo ed è stato molto apprezzato. In verità non me l’aspettavo. Non mi aspettavo nulla. Tutto ciò che è arrivato l’ho preso come un dono. Pensa alle bastonate che hanno dovuto subire gente come Svevo, Tomasi Di Lampedusa. O Morselli (lo cito perché so che ti piace). Sì, mi ritengo molto fortunato.

GF: A quali autori ritieni di somigliare, e quali giudichi i tuoi maestri e i tuoi punti di riferimento? A chi non vorresti mai essere accostato, e perché?

MM: A esser sincero penso di non somigliare a nessuno. Anzi, a dirla tutta, spero di non somigliare a nessuno. Mi piacerebbe che nel tempo riuscissi a conquistare una forza creativa e stilistica che possa essere mia, anche se amo l’eclettismo. I maestri sono tanti. Amo molto gli autori nordamericani. Il mio libro preferito è “Furore” di John Steinbeck. Tra gli italiani il primo nome che mi viene in mente è quello di Italo Calvino. Ne approfitto per lanciare un gioco. Il libro contiene un riconoscimento, una sorta di dedica implicita, all’autore di uno dei più grandi thriller della letteratura mondiale. Vediamo chi indovina. (Pensate ai nomi dei personaggi del libro). Finora non se n’è accorto nessuno.A chi non vorrei mai essere accostato? Non vorrei mai essere accostato a Massimo Maugeri perché è un pessimo autore e persona poco seria. Meno male che lo conoscono in pochi!

GF: Prossime pubblicazioni: cosa possiamo attenderci, e quando? Stai lavorando a un’opera nuova? Anticipazioni & pronostici…

MM: Dopo “Identità distorte” ho scritto le prime cento pagine di un romanzo che poi ho abbandonato. Ora sono alle prese con una nuovo progetto narrativo. Molto complesso, forse ancor di più di “Identità distorte”. Ho già compiuto una faticosa ricerca di materiale vario – non ancora conclusa – e ho buttato giù le prime trenta pagine. Incrociamo le dita.

GF: A posto. A questo punto, non prima d’averti ringraziato per la disponibilità, ti do carta bianca: congedati comunicando tutto quel che preferisci; ai tuoi lettori, al tuo futuro editore, a chi apprezza e anima Letteratitudine, ai letterati siciliani del presente e del passato.

MM: Richiamo in causa Letteratitudine a cui, come avrai capito, tengo molto. In questi mesi ho impiegato parecchio tempo per portare avanti questo “luogo d’incontro virtuale tra…”. Probabilmente se avessi tralasciato questo progetto avrei un nuovo romanzo (forse due) tra le mani. Qualcuno mi ha anche rimproverato per questo. Perché “perdi” il tuo tempo così? Per me è tempo “investito”, non “perso”. Per questo spero che Letteratitudine possa continuare a crescere con l’aiuto dei molti amici che mi seguono (e dei nuovi che verranno) e che più gente possibile possa pensare a questo blog letterario come “il nostro” blog. A questo punto mi verrebbe da dire: “Amen”. Ma non lo dico.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Massimo Maugeri (Catania, 1968), scrittore italiano. Ha pubblicato racconti sul mensile di Letteratura “Lunarionuovo”; collabora con diverse riviste e quotidiani. È il curatore del popolare blog letterario “Letteratitudine” dal 2006.

Massimo Maugeri, “Identità distorte”, Prova d’Autore, Catania 2005.  

Gianfranco Franchi, settembre 2007

Prima pubblicazione: Lankelot.