L'Ancora del Mediterraneo
2008
9788883251641
Opera prima di Amor Dekhis, scrittore algerino – italiano d’adozione, e di lingua letteraria – “I lupi della notte” è un esordio degno di nota. Dekhis racconta uno spaccato della sua terra negli anni dolorosi della guerra civile, tratteggia la frammentazione del sogno della democrazia e dell’uguaglianza e la necessaria scelta d’andare esule in Italia: sullo sfondo di una trasformazione culturale dal sapore della regressione, integralismo e fanatismo a piombare una nazione in un medioevo nuovo, la scelta di un giovane libraio di inventarsi una vita e un’identità nuove, in Toscana.
L’artista algerino è generoso e sensibile nei confronti delle sue patrie, e dei suoi concittadini: riesce nell’impresa di cercare di comprendere motivazioni, ragioni e senso di certe dinamiche. L’escamotage prescelto è tecnicamente interessante, allegoria essenziale ma nitida: il protagonista del libro ha un fratello, Chakib, che andrà tra i ribelli e uno, Houari, fedele allo Stato: così, si percepisce tutto lo strazio e la rabbia per lo scontro fratricida, e s’accompagna alla fuga clandestina un personaggio che non può che piangere.
Non sarà l’unica scissione nel cuore del protagonista. Salah – diventerà Salè, in Italia – aveva un grande amore, tra la sua gente: Algyida, che rifiutava il precipizio del fanatismo arrembante, non voleva un matrimonio decretato dalla famiglia e sognava un futuro diverso, democratico e solare, al fianco del suo prediletto. A un tratto, Algyida scompare e Salah – come vedrete – si convincerà che sia morta, come tanti dei suoi antichi compagni e sodali. In Italia incontrerà Ilaria, traduttrice e redattrice umanissima e dolce: al termine del romanzo, indovinando nuovamente un simbolismo lineare ma efficace, le due donne si incontreranno e ne deriverà un equilibrio nuovo, fertile di luce e di serenità; in un microcosmo altro, a edificare speranza d’un futuro diverso e a rivendicare diritti per le donne tutte: Salah-Salè è algerino e italiano, e le sue due compagne di vita sono la dimostrazione delle sue appartenenze.
Appartenenze viscerali. In Italia è diventato un servitore dello Stato, agente di polizia: in Algeria era un servitore dell’ideale, un medium per incontrare quei libri che ti cambiano la vita. E tanto a fondo possono farlo che c’è qualcuno che vuole decidere cosa è giusto leggere e cosa no: nei primi anni Novanta, l’alter ego del narratore riceve precise disposizioni dai rivoluzionari. Niente empi, niente sovversivi, niente comunisti, niente femministe, niente giudei: tanto per cominciare. Salah capisce allora che la disobbedienza è un lusso. Musulmano non praticante, vive clandestinamente il suo credo. Lui era un semplice negoziante che credeva nella disciplina e nel successo: si ritrova ad affrontare il piombo nelle strade e la violenza nelle case, sequestri e omicidi, amici contro amici. La sua Algeria era estranea ai diritti: indipendente ma non democratica. Saleh parte poco dopo la morte della madre; simbolicamente significa la morte della patria, la decadenza del sogno d’appartenere a una casa e una soltanto.
“I lupi della notte” è giocato per alternanza di flashforward e flashback: Dekhis ci guida nella sua visione del 2015, in più d’un frangente, raccontando d’una comunità islamica progressivamente aggressiva e ostile, in Italia, per via – a quanto pare – d’una estraneità al tessuto sociale e culturale che non è stata sanata, né curata in nessun modo. Sembra volerci ammonire, quindi, a una diversa comprensione e a un diverso approccio nei confronti di quelle comunità che potrebbero, in assenza d’una integrazione ragionata, costituire fonte di intolleranza e di conflittualità esattamente come avvenuto altrove, l’altroieri. Il protagonista dell’opera è un anfibio capace di tenere le redini di due identità e due personalità ben distinte – sin dal nome. Un anfibio che potrebbe suggerirci la chiave d’una futura coesistenza tra popoli diversi ma non distanti, almeno geograficamente. E se questo anfibio legge nel viso di un parroco lo sguardo del suo vecchio imam, riconoscendo unica saggezza e medesima empatia, allora forse un sentiero per l’integrazione – per un’integrazione rispettosa delle diversità, a tutela delle leggi della nazione ospite: Salè è un poliziotto – si può intravedere, all’orizzonte.
A un’opera prima domando d’essere sintesi e pronostico del futuro d’un artista; degli assi portanti della sua scrittura, e della sua ricerca; dei topoi della sua letteratura. Allora da Dekhis m’attendo romanzi dell’incontro e dell’amore tra due culture; condivisione di notizie sui letterati algerini estranei all’editoria italiana; memorie d’una patria mai obliata, soltanto salutata; visioni d’un futuro plasmato da un’identità di frontiera, europea e araba. Letteraria, e spirituale. Da leggere.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Amor Dekhis (Sétif, Algeria), industrial designer e scrittore algerino, italiano d’adozione. Vive e lavora a Firenze.
Amor Dekhis, “I lupi della notte”, L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2008. In appendice, glossario. Collana Odisseo, 36.
Gianfranco Franchi, giugno 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.