Galaaad
2011
9788895227504
“La luce di questo sasso è come quella che da bambino ero certo di veder pulsare negli oggetti isolati e immersi nella natura. Sentivo queste creature come fossero, ognuna di loro, una musica diversa mormorata esclusivamente per me. Oggi, durante questa gita generosa, è come se osservassi ancora quei primi passi acerbi. Quando ero piccolo non immaginavo la vita, però captavo il mondo attorno a me: come ogni bambino, conoscevo già la malinconia, la nostalgia, il senso di perdita che provai la prima volta dopo che il nonno se ne andò in un giorno di febbraio, e io avevo dovuto capirlo da solo [...]” (D. Sapienza, “I diari di Rubha Hunish”, Galaad, 2011. Pagina 63)
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Originariamente apparso per Baldini & Castoldi nel 2004, “I diari di Rubha Hunish”, invecchia bene. È un quaderno di narrativa pieno di sentimento, espresso con una faticosa e ruvida semplicità, puntinato da slanci di autentico panismo, non di rado misticheggianti. Questo libro è il soulscape dello scrittore e traduttore lombardo Davide Sapienza: adesso torna a disposizione del pubblico nella nuova edizione Galaad, completa di diversi capitoli inediti e di un'appendice completa di saggi e reportage scritti dall'artista tra 2005 e 2009. E torna a disposizione per raccontare, come rileva Paola Vagnozzi nella bella prefazione, una ricerca. La ricerca di Sapienza passa per “l'immersione nella Natura, concepita come l'eterna custode dei sentieri nascosti che conducono alla verità”. Nella natura, l'artista va a cercare l'essenza: “il senso ultimo di ogni venatura di roccia”.
Davide ha capito che l'unica certezza è ciò che fa parte dell'esperienza: e che “l'unica esperienza possibile è la ricerca del cammino che si destreggia nella bufera, di una via tra ciò che ti rende uomo, sopravvivendo al passato, e ciò che ti darà un senso come visitatore di questa Terra, nel futuro. Così entri nel tuo presente continuo, che hai cercato con fatica” [p. 27]. Davide ha capito che pur di raggiungere la verità deve essere disposto “ad accettare di scoprire cose che non corrispondono per forza a ciò che ho creduto vero sino a oggi” [p. 39], sulla scia di Eraclito.
Davide ha capito che l'immaginazione è il motore primo, perché “l'alito dell'esistenza si svolge nell'immaginare ogni istante. È il canto dell'esperienza” [p. 58], scrive, restituendo Blake. Crede che in questo tempo servano sognatori nuovi, “architetti di un mondo nuovo”, estranei alle tentazioni del materialismo e alla fame di potere, capaci di avere fede in ciò che è invisibile: e questo “per tornare a muoverci in un rinascimento dell'immaginazione, dove il profilo della bellezza sia alto, e la mediocrità bandita” [p. 215].
Sapienza ha capito che non ci si può abituare all'infinito: l'infinito si può intuire o sognare soltanto. Che chi s'abitua all'infinito è morto, è tornato a essere parte dell'universo. Sapienza ha capito che Sapere non è Conoscere: sapere non basta, sapere è funzionale. Conoscere è andare a interiorizzare ciò che vive nelle pause del respiro, e non è visibile. Più ci si spoglia di ciò che si crede di sapere, più ci si avvicina alla conoscenza [p. 279].
Davide Sapienza ha assolutamente chiaro che non ha più senso restarsene a vivere in città, e che la quieta disperazione della vita metropolitana si capisce per bene, a fondo, soltanto quando ci si è abbastanza allontanati dalla città: “è una ruggine lenta e invisibile”, quella disperazione. Triste e bellissima osservazione.
Davide, guardando l'orizzonte a Songavazzo, nell'agosto duemila, racconta il suo cambiamento: la sua iniziazione. Riflette che dove un tempo c'era la certezza di essere qualcuno, ora c'è soltanto un rifugio solitario. E là dove c'era la frenesia e l'angoscia adesso c'è una strana calma: “una forza che controlla, smussa, rifinisce le emozioni, distilla i pensieri, progetta il movimento”. In altre parole, spiega, dove c'era la giovinezza, adesso c'è l'esperienza. Ma è uno splendore, l'esperienza, se questo è il risultato: nitido, dolce, semplice umanissimo.
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“I diari di Rubha Hunish” non sono disposti per ordine cronologico. Si passa da un'esperienza a un'altra, da un capo del mondo all'altro, nell'arco di una manciata di pagine: la sconnessione è ricercata, pretesa e inequivocabile – non c'è nessuna voglia di dare vita a qualcosa di prevedibile, di riconoscibile, di già scritto. Dalla Lapponia a Cuneo, dall'Islanda a Londra, da Trondheim al bergamasco, da Milano al Mare Artico, leggiamo e sentiamo vivere tutto quel che il narratore-viaggiatore ha osservato, meditato e interiorizzato. Senza sgualcire l'eternità, e senza nominarla invano. Non eccessivamente, almeno.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Davide Sapienza (Monza, 1963), scrittore, traduttore e giornalista italiano.
Davide Sapienza, “I diari di Rubha Hunish”, Galaad Edizioni, 2011. Nuova edizione riveduta e ampliata. Prefazione di Paola Vagnozzi. Collana “La quercia e il tiglio”, 3. 9788895227504
Prima edizione: Baldini & Castoldi, Milano, 2004.
Gianfranco Franchi, aprile 2011.
Prima pubblicazione: Lankelot.