Mondadori
2014
9788804641728
“Guida galattica per gli autostoppisti” originariamente nacque come sceneggiato radiofonico, per la BBC (1978); nel tempo, divenne romanzo (una saga: “trilogia in cinque parti”), serie televisiva, videogame e film. E pietra miliare nelle biblioteche degli innamorati della Letteratura.
Quanto alla genesi… c’è una storia raccontata dallo stesso autore. Forse è vera, forse no. L’ispirazione è arrivata una notte, mentre guardava le stelle in un campo di Innsbruck, domandandosi quale fosse il senso della vita. Sbronzo e malinconico, cercava una risposta all’incomunicabilità che aveva appena sperimentato nel corso della serata: tutti sembravano sordi o muti. In tasca, aveva una copia della “Hitchhiker Guide to Europe”. La fantasia di Douglas Adams, letterato inglese, musicista e sceneggiatore radiofonico, ha dato vita a una delle più intelligenti e divertenti opere di fantascienza – goliardica e allegorica – della storia. Una satira delle debolezze, dei paradossi e delle ingiustizie della nostra vita, del nonsense e della precarietà di tutto, della caducità delle nostre conoscenze e della fragilità dei nostri sentimenti. In questo articolo mi dedicherò al libro primo della saga, quello eponimo.
Perché “Guida”? Serve partire dal concetto di Enciclopedia Galattica. Wikipedia ci sostiene e ci illumina: “Il tema fu utilizzato per la prima volta nel Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov: l’Enciclopedia è il progetto a cui lavorano gli studiosi della Fondazione sul pianeta Terminus, per racchiudere in un’unica grande opera le conoscenze dell’intero Universo e preservare il sapere di fronte alle barbarie future. Da allora diversi autori hanno ripreso lo stesso concetto, sia nel campo della fantascienza che in quello della scienza. La Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams si contrappone spesso all’Enciclopedia Galattica presentandosi come opera più accessibile e maneggevole. Ad esempio, l’introduzione al primo libro recita: «In molte delle civiltà più rilassate della Periferia Galattica, la Guida per gli autostoppisti ha già rimpiazzato la storica Enciclopedia Galattica in materia di contenitore di ogni conoscenza e saggezza, perché nonostante le sue innumerevoli omissioni e il contenuto di materiale apocrifo, o per lo meno del tutto inaccurato, essa supera il suo illustre predecessore per due aspetti importanti. Innanzitutto, è leggermente più economica; e inoltre reca incisa a grandi lettere amichevoli sulla copertina la dicitura ‘Non fatevi prendere dal panico’.”
Protagonisti del primo libro? La risposta dovrebbe essere una sequenza di nomi: almeno Arthur Dent, Ford Prefect, Zaphod Beeblebrox, Tricia McMillan e Marvin l’Androide Paranoide. In realtà, protagonista prima è la Terra. Il nostro pianeta. Questa è una storia, ve l’avevo anticipato, che cerca di dare un senso a quel che, religione a parte, sembra proprio non averne: la vita.
Andiamo con ordine. Arthur Dent ha 30 anni, abita nella provincia inglese, lavora in una radio locale e ha trovato il suo equilibrio. Vive in una bella casetta che ruspe stanno per abbattere: è necessario per la futura tangenziale. Sta cercando di opporsi da diversi giorni. Il suo amico Ford Prefect, ufficialmente “attore disoccupato”, non è chi dice di essere. Vive sulla terra da quindici anni, viene da Betelgeuse, è l’ultimo dei Hrung. Eccentrico, beone dal sorriso anche troppo aperto, discretamente homesick. È un ricercatore itinerante per la “Guida Galattica”: sta lavorando su un’edizione riveduta e aggiornata. Quel giorno – è un giovedì – ripete ad Arthur di non preoccuparsi per la casa: vuole che vadano a bere (tre pinte almeno) per pranzo, perché il mondo sta per essere disintegrato. Cosa importa di restare a fare ancora la guardia?
La Terra si trova nella Spirale Ovest della Galassia: è un pianeta azzurro e verde che orbita attorno a un sole. Pianeta piccolo, ma non poco popolare nell’universo, come scopriremo. La maggior parte dei suoi abitanti sono infelici: pensavano di aver risolto i loro guai scambiandosi pezzettini di carta verde, ma non è bastato. C’è chi rimpiange i felici tempi della vita sugli alberi, quando si era scimmie; altri trovano ingegnosi gli orologi digitali da polso. Le cose non vanno bene. Sin quando, quel giovedì, una ragazza ha trovato una risposta, una risposta definitiva a tutto: sta per comunicarla almeno con una telefonata, ma avviene la catastrofe. Il pianeta viene distrutto, come Ford aveva pronosticato. A distruggerlo sono stati i Vogon, a bordo di astronavi gialle come le ruspe. La ragione è simile, ufficialmente: devono costruire un’autostrada iperspaziale. Su Alpha Centauri se ne parlava già da cinquant’anni: colpa dei terrestri se non s’interessano al vicinato.
I Vogon sono una razza poco evoluta e aggressiva, famosa per ospitare i peggiori poeti dell’universo: le loro declamazioni sono strumenti di tortura. Compiuta la loro missione, ripartono; a bordo di una delle loro navi, grazie a un passaggio fortunoso, Arthur (in allucinato shock da fine civiltà) e Ford.
Questo il principio della storia. Di qui in avanti, sostegno principe la stravagante Guida – un congegno che si direbbe somigliare molto ai nostri palmari: tasti piatti e uno schermo chiaro, con navigazione pagina per pagina molto simile a quella del web, e una bella scritta sulla pellicola di plastica, “niente panico” – assisteremo a tutta una serie di vicissitudini, dal fortunoso secondo imbarco in una aeronave che va a propulsione d’improbabilità infinita, la “Cuore d’oro”, guidata da Zaphod e dalla sua Trillian con l’aiuto di Marvin, robot maniaco depressivo, sino allo sbarco sul pianeta più improbabile mai esistito, Magrathea, là dove si diceva fabbricassero pianeti, milioni di anni fa… Zap sa di doverci andare, ma non sa cosa cerca. E dire che è il Presidente del Governo Galattico Imperiale. Carica un po’ decaduta, certo. Egoico, è un figuro dalle due teste e dai cervelli discretamente fusi – forse è stato lui a bruciarseli. Si trova al potere solo per allontanare l’attenzione su di esso.
Magrathea è disabitato da milioni di anni. I suoi abitanti vivevano, si dice, sottoterra. I nostri cosmonauti scopriranno che stanno solo dormendo da milioni di anni, per superare una abnorme recessione economica. E finalmente, la verità verrà a galla. La Terra era stata costruita su commissione dei topi (!), progettata da un computer, Pensiero Profondo, per dare una risposta alla vita, l’universo e tutto quanto (la sua prima risposta era stata “42”): dopo dieci milioni di anni di sviluppo, finalmente, questo computer organico avrebbe dato una spiegazione a tutti. Peccato che proprio pochi minuti prima dell’annuncio i Vogon abbiano spazzato via il pianeta. E così, le speranze di arrivare a una risposta univoca (diversa da “42”) sembrano smarrite.
Forse ha ragione Marvin, l’androide, a mostrarsi sempre assente, stanco e depresso. A dire che non vale la pena farsi coinvolgere da nulla, e a non voler parlare della vita, e a ripetere che lui appartiene solo a se stesso. Mentre i quattro viaggiatori esplorano lo spazio e i pianeti, in cerca di un senso e di una ragione, il piccolo robot s’immalinconisce di ogni cosa e, come Zeno, zoppica senza averne ragione.
Questo l’intreccio del primo romanzo: stilisticamente, notevole sia negli inserti dialogici (e non poteva essere altrimenti, considerando l’originaria natura radiofonica) sia nelle divertenti interruzioni costituite da letture della davvero poco metodica e razionale Guida galattica, il libro si fa divorare in una manciata di ore, avvicendo e sganasciando. Sembra leggerissimo, questo il paradosso, eppure sta parlando di argomenti nucleari: l’origine del mondo, il senso della vita (già: Adams era amico e collaboratore dei Monty Python…), la natura dell’uomo. Miracoloso.
È un umorismo tipicamente inglese – pieno di stile anche nella massima irriverenza, nella blasfemia e negli episodi di violenza – che riesce a calamitare la concentrazione del lettore, impedendo tempi morti e rallentamenti di qualsiasi genere. Si entra in questo libro senza nemmeno accorgersene, ci si ritrova a viaggiare nello spazio, tra i pianeti, e si riesce senza fatica a credere a tutto quel che accade, e si vorrebbe che non finisse mai. Ecco, il neofita esulta accorgendosi che mancano altri quattro libri alla fine della saga. E che c’è un film da scoprire: in Italia è rimasto nelle sale per due settimane.
Naturalmente, straconsigliato. Must assoluto, non solo – si sarà inteso – per i cultori della science fiction. Mai come in questo caso la fantascienza è una scusa per parlare della realtà, e del presente. Beh, e di Dio. Volendo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Douglas Noël Adams (Cambridge, England 1952 – Santa Barbara, California 2001), scrittore e sceneggiatore radiofonico inglese, laureato in Letteratura Inglese.
Douglas Adams, “Guida galattica per gli autostoppisti”, Mondadori, Milano 1996. Traduzione di Laura Serra.
Prima edizione: “The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy”, 1979.
Adattamento cinematografico: “The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy”, di Garth Jennings, 2005. La sceneggiatura, scritta da Douglas Adams, venne originariamente opzionata da Ivan Reitman. Preferì girare “Ghostbusters”.
A “The Hitchiker’s Guide, to the Galaxy” seguiranno: “The Restaurant at the End of the Universe” (1980), “Life, the Universe and Everything” (1982), “So Long, and Thanks for all the Fish” (1984) e “Mostly Harmless” (1992), protagonisti sempre Arthur Dent e Ford Prefect. Edizioni italiane: “Ristorante al termine dell’universo” (Urania, 1984), “La vita, l’universo e tutto quanto” (Urania, 1984), “Addio, e grazie per tutto il pesce” (Urania, 1986), “Praticamente innocuo” (Urania, 1992). Incompiuto per la morte dell’autore “Il salmone del dubbio” (2002).
Approfondimento in rete: h2g2 / Sito ufficiale di Douglas Adams / Wiki en
Gianfranco Franchi, aprile 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.
A Luca, Gigi e Zap
Capolavoro di Douglas Adams.