Pendragon
2003
9788883421761
“Ma dai, magari sbagliano loro, tutti i repressi di merda magari la vita è solo dirsi porcate scannarsi nel perimetro di una mansarda scoparsi fino a fare appannare i vetri della casa…ma cambiamo argomento, senti ma tu l’hai mai preso nel culo?” (cap. 8, p. 54)
C’è una generazione di scrittrici italiane – caposcuola Isabella Santacroce – che sembra aver confuso la letteratura con la coprolalia. Inutile cercarne le cause: sta di fatto che sembra di leggere troppo spesso lo stesso libro, di dover testimoniare la scoperta delle volgarità e della pornografia da parte di una adolescente in ritardo, e dover partecipare all’emozione della sconfitta delle inibizioni. Il lettore come punch-ball: sommerso da una valanga di paroline nuove come fica, cazzo, sborra, inculata, pompino e via dicendo. Senza neppure l’ombra del sarcasmo dell’Aretino, o del livore di Catullo. Ora: esprimo un sentimento, cercando di mantenere lo stesso codice comunicativo di queste autrici: personalmente, ho le palle piene di questo vostro modo di scrivere. Penso che sia artefatto da cima a fondo, e che possa essere indice, al limite, di qualche grave problema di comunicazione e segno di una terribile frustrazione. Del resto, chi parla troppo di sesso è sempre chi ne fa meno: è un classico. Magari è solo un’impressione: sta di fatto che sono tra quei lettori che sono saturi di leggere confidenze sul tampax, sulla reale utilità dei sellini delle mountain bike o sulle mirabolanti avventure d’un preservativo, o dialoghi tra amiche che si danno, allegramente, delle “zoccole”, tra un alcolico, una canna e un’esperienza saffica. Avessi quattordici anni, forse, sarei emozionato: ne ho ventisei e dopo le varie Santacroce, Denezkina, Melissa P., dopo i Bambini della Vinci, i Pantaloni della Cardella e la Benzina della Stancanelli sono esausto. E se proprio dovesse venirmi voglia di sentir parlare qualcuno così, preferirei, a questo punto, andare – che so io? – a un raduno di leghisti o a una convention di portuali. Insomma: basta, avete rotto i coglioni. Narratrice cercasi: la nuova generazione si vomita addosso da una decina d’anni abbondante. Chiara Cretella ne è l’ennesimo, limpido esempio. La protagonista del suo romanzo, Elena detta Helèn (si vede che la “h” fa più fico) è una che, per dirla con le parole del suo amico Mick, “in mezzo alla merda ci sguazza benissimo”, “in mezzo alla merda ci sta da dio” (cap. 5, p. 40): ecco.
Ancora scettici a proposito della coprolalia? “È la bellezza che ci commuove. La bellezza e la merda. Senza la merda non potremmo amare la diversità. Noi amiamo la merda come strumento di conoscenza” (cap. 20, p. 105) E la Nutella? “Secondo me rispecchia l’anima coprofaga che è in noi” (Cretella, parla per te: comunque, cap. 32, p. 135).
Non vediamo perché il lettore debba soffocare per i miasmi. Lasciamo che questi autori nuotino pure nel loro amato letame: contenti loro… Incipit del libro: “Fottiti”. Buongiorno. Nell’intervista pubblicata su Z.T.L., l’autrice afferma d’aver scritto questo libro a ventidue anni, senza considerare l’ipotesi di pubblicarlo. Giudica, bontà sua, “pregevole” la freschezza del linguaggio, che abolisce “quel filtro letterario che rende pesanti i libri”.
“Gli insetti sono al di là della mia compassione” è la storia di Helèn, studentessa di Lettere Moderne in crisi esistenziale: a casa vive con una “mammoccia insonne” e un “papy moralista” (cap. II, p. 15) e una sorellina adolescente in vena d’emulazione. Siamo a Bologna: “la mia città si chiama Bologna ma non so se la conoscete, forse sapete che ci fanno i tortellini e i bocchini […] per inciso la città fa schifo e il prodotto locale è la zoccola e la merda di cane. La prima la puoi trovare sui viali la seconda su tutte le strade lastricate” (cap. 3, pag. 21).
Il ragazzo di Helèn si chiama Lucio. “Piglio da guaglione napoletano incazzato”, ha una decisa predilezione per la fellatio, tendenzialmente in presenza di spettatori (tra cui la sorellina di lei), e una segreta predisposizione per il sadismo. Rivelerà la sua omosessualità soltanto dopo aver iniziato la sua (poi ex) ragazza alle gioie del sadomasochismo.
Gianna è la migliore amica di Helèn. Esperta di freddure alla Pistarino (siamo ancora al bue che cade e gode perché…), sedotta dalle volgarità d’ogni ordine e grado, adora la spazzatura che ricicla per le sue sculture postmoderne ed è capace di trovate esilaranti come andare in discoteca con una tonaca da prete (curiosamente, finirà – male – con un seminarista). Studia psicologia, ed è ancora in grado di dire “C.b.c.r.” (p. 32: una generazione di donnine cresciute da “Cioè”?): Helèn la giudica a metà tra il folle e il geniale. Ovviamente.
Helèn ha un amico, l’eclettico Mick, originario di un paese di nome Troia. Questi i singolari personaggi del fumettino della Cretella. Che trova poi occasione per una volgare stilettata a un autore che ha decisamente da insegnarle qualcosa (basta leggere, in fondo): Andrea De Carlo. “(…) mi sento stracca e annuso deAndrè fra una sigaretta e un libro didecarlo, che non dice niente Kristo nonmidiceniente e io che spero di trovare una rivelazione del cazzo in un libro del cazzo che in realtà è solo un pretesto per dire eeh che cazzo, possibile che nessuno mi sappia spiegare un cazzo?” (p. 16). La Cretella legga “Treno di Panna”, “Uto” e “Due di Due”: e ricordi che l’umiltà non guasta – soprattutto se intende pubblicare altri libri del genere.
Testimone incolpevole di questo disastro post-cannibale, la buona musica: citati Michael Nyman, Chopin, Bach, Keith Jarret, Fabrizio De Andrè, De Gregori (“Pezzi di vetro”, tra le righe: p. 123; “Buonanotte Fiorellino”, p. 128) Skunk Anansie: grazie al cielo, corregge l’alto livello la solita Enya (che come maquillage patetico non manca mai, in contesti kitsch). Prima o poi qualcuno reagirà come Alex di fronte al famoso filmato del dolce dolce Ludovico Van, e maledirà chi obbliga l’associazione di idee arte = merda. Glissare – meglio, rimuovere, e in fretta. Peccato per quel titolo, che prometteva altro spessore e altra verve.
Congediamoci con un riconoscimento autoriale agli illustri antecedenti: “La barby è davvero fuori come un balcone, però io alla sua età leggevo anche di peggio, del tipo Histoire d’O & Emmanuelle, quella sì che era roba da smandrupparsi e smanacciarsi in bagno ogni due pagine! Avevo finito tutta la riserva idrica in quel periodo, un fiume in secca per tanto sbagnacciarmi”. (cap. 33, p. 139). Amen.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.
Chiara Cretella (Pescara, 1977?), scrittrice italiana.
Laureata al Dams di Bologna, dottoranda in Italianistica presso l’Università di Macerata. Ha collaborato alle riviste “Letteraria” e “Carte di cinema”. Fa parte della redazione della rivista “Le voci della luna”.
Chiara Cretella, “Gli insetti sono al di là della mia compassione”, Pendragon, Bologna, 2003.
Gianfranco Franchi, aprile 2004.
Prima pubblicazione: Lankelot.