Gli insabbiati

Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall'indifferenza Book Cover Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall'indifferenza
Luciano Mirone
Castelvecchi
2008
9788876152337

Le parole di chi è caduto per difendere la verità, la giustizia e la democrazia, combattendo la Mafia, denunciando la segreta natura dell’alleanza tra Mafia e Stato, o tra logge massoniche e altro Stato, indagando sulle dinamiche di queste loro interazioni e sulle personalità implicate, nominando i responsabili – quale che sia il loro potere e il loro grado istituzionale – hanno un valore differente. Dovremmo soppesarle, assaporarle e interiorizzarle, pensando che quel sangue non è stato versato invano: che da ognuno di noi dipende che quel sangue fertilizzi il tempo nostro, rinnovandolo, che da ciascuno discende che quei nomi divengano paradigmi, e infine che a tutti si richiede il sostegno ai nuovi giornalisti d’inchiesta, coraggiosi sino alla follia: non rimangano isolati, loro e i loro editori. Non rimangano inascoltati.

Un giornalista caduto per difendere il suo popolo dalla peste della mafia e dal cancro dello Stato corrotto scriveva così: “Io ho un concetto etico del giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità (…) impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, e le violenze che non è stato mai capace di combattere”.

Si chiamava Giuseppe Fava, era giornalista e scrittore (oggi dimenticato, e non più ristampato), aveva fondato una sua testata – naturalmente, sparita dopo la sua morte – e combatteva la Mafia (Clan Santapaola) e indagava su una figura sulfurea come quella di Michele Sindona, e sull’abominio della P2.

Insegnava: “Mi rendo conto che c’è un’enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante....” – e stratificato. Memorabile l’ultima intervista, rilasciata a Enzo Biagi.

La sua storia – e l’indagine sui depistaggi, la delegittimazione, le vicende processuali e via dicendo – è riproposta e sintetizzata dal coraggioso giornalista catanese Luciano Mirone ne “Gli insabbiati”: è una delle otto storie siciliane di giornalisti assassinati, sequestrati o suicidati. Delitti impuniti. Il libro nasce per ricordare Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mauro De Mauro, Beppe Alfano, Mauro Rostagno, Mario Francese e per insegnarci come si combatte la menzogna e la violenza: resistendo con intelligenza e tenacia, opponendosi alla volgarità della corruzione, impugnando il dubbio d’ogni fortuna e d’ogni potere come un’arma.

De Mauro, ex X Mas, indagava sul Golpe Borghese e sul caso Mattei. Spampinato, figlio di un partigiano, indagava sui legami tra neofascismo e contrabbando, e sulla morte dell’imprenditore Tumino. Francese stava scavando nei segreti di Riina. Cristina denunciava quanto accadeva a Termini Imerese. Rostagno, ex Lotta Continua, le collusioni tra mafia e politica locale, a Trapani. Impastato, figlio di un mafioso, extraparlamentare di sinistra, denunciava “Tano seduto” a cento passi da casa sua, sulle frequenze di Radio Aut, e per ciclostile. Alfano, già militante missino, aveva capito troppe cose della Massoneria e della Mafia. E del territorio.

La documentata inchiesta di Mirone – pregiata da una prefazione di Rita Borsellino, che ribadisce la centralità del ruolo dell’informazione nella ribellione sociale alla mafia – sintetizza quarant’anni di Sicilia, e di giornalismo coraggioso: denuncia la Mafia come braccio armato di un sistema vasto, e internazionale. L’opera, completa di puntuali riferimenti agli atti processuali, considera l’isola come una metafora dell’Italia: a partire dallo sbarco degli USA, passando per l’alleanza tra Stato e antistato, sino al caso Mattei e alle sue reali implicazioni e alle deviazioni massoniche. La sensazione di Mirone è che molte indagine siano state condizionate – rara l’assenza di anomalie investigative… - dal clima della Guerra Fredda. E così, tra chi è finito “suicidato”, come Cristina e Impastato, chi è stato rapito e non è più tornato indietro, come il fratello del linguista De Mauro, chi è stato ucciso in circostanze mai del tutto chiarite, ritroviamo pagine di storia e individualità esemplari: spesso poco note, miracoli cinematografici (cfr. “I cento passi” di Giordana) a parte, perché si trattava di sconosciuti cronisti di provincia; a volte, nemmeno professionisti. Si staglia un giornale su tutti, per l’eccezionale contributo dato alla causa: “L’ora” di Palermo. Ma non mancano altri riferimenti notevoli, come “I siciliani” fondato da Fava – con Mirone tra le firme. E si leggono tristi storie di redazioni che voltano le spalle ai colleghi morti, infangandone la memoria. Prevedibile, ma non meno doloroso.

È un libro di memoria e di domande: per la memoria e per le domande che non dobbiamo smettere di porci. È un libro da consegnare ai futuri iscritti all’Ordine, perché non dimentichino qual è la loro missione e il senso della loro attività; infine, è uno schedario da consultare negli anni, tracciando con pazienza e con cura la persistenza di certi nomi, di certi partiti e di certe obbedienze nella rovinosa decadenza della Nazione.

Consolerà i parenti di chi è caduto per onestà, e ricorderà alle nostre coscienze che con quei caduti abbiamo un debito. Si salda vivendo onestamente, e battendosi per le giuste cause. Non abbiate paura, sapete già riconoscerle. Saprete farlo sempre.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Luciano Mirone (Catania, 1961), giornalista e scrittore italiano. Attualmente (2008) dirige il periodico “L’Informazione” e collabora con la redazione palermitana de “La Repubblica”, con “Left-Avvenimenti” e “Nuova ecologia”.

Luciano Minore, “Gli insabbiati”, Castelvecchi, Roma 2008.

Prefazione di Rita Borsellino. Copertina e progetto grafico, Maurizio Ceccato.

Gianfranco Franchi, giugno 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.