Via del Vento
2010
9788862260237
Cos'è “Giorno d'estate”? Contestualizza e introduce a dovere il curatore della plaquette Via del Vento, il letterato Antonio Castronuovo: “Uscito su «La Revue des Deux Mondes», Jour d'eté fu il primo dei quattro racconti che Irène Némirovsky pubblicò sull'autorevole periodico letterario francese […] ed è inedito in Italia. È uno dei tanti racconti con i quali la N. collaborò a una nutrita serie di periodici francesi: oltre alla citata rivista, «Gringoire», «Candide», «Marie-Claire», «La Revue de Paris». È stato incluso nella raccolta postuma 'Destinées et autres nouvelles' (Sables, 2004), che assieme a 'Dimanche et autres nouvelles' (Stock, 2000) raccoglie per il lettore di lingua francese l'intera produzione breve dell'autrice [...]” (p. 27).
Castronuovo ricorda che l'artista aveva intrapreso la carriera di scrittrice proprio pubblicando un racconto sulla rivista «Fantasio» nel 1921. Perché Via del Vento ripropone proprio questo “Giorno d'estate”, tra i tanti racconti dell'autrice? Il curatore spiega che s'è trattato d'una scelta provocatoria: “in ragione della sua trama elementare, addirittura banale, che non ha altro fine se non quello di narrare un minuscolo episodio della quotidianità coniugale, ma di farlo con affusolata maestria. È noto che la Némirovsky lavorava con massima economia di mezzi, e in questo racconto la teoria trova rigorosa applicazione” (p. 28). Secondo Castronuovo, in sintesi, siamo di fronte a un “racconto disadorno ma cospicuo: è la sobria, essenziale teoria di quanto fragile sia l'istituto su cui l'intera società si fonda”: l'istituto del matrimonio.
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“Giorno d'estate” è ambientato in una villa, nell'Ile de France, nel 1935. Nelle prime battute, la Némirovsky ci descrive una deliziosa bambina che gioca di qua e di là, spensierata, scintillando di vitalità e di grazia, con questo delizioso dettaglio dei “gomiti con le fossette” che vale da solo la lettura del testo. Man mano, s'intravedono le ombre che vanno gravando sulla serenità dei genitori della bambina. Morcenx, il papà, è rappresentato con efficacia da questo passo: rivela il disordine dei suoi sentimenti.
“L'ho amata... Lei m'ispira ancora una specie di nervoso affetto... La disgrazia è che si comincia ad amare una persona con tutto ciò che l'attornia... (quando l'ho amata tutto ciò che mi faceva pensare a lei mi era caro: la città in lui l'ho conosciuta; l'italiano che parlavano attorno a me...). Quando si finisce di amare, ci si slega anche da tutto. Così, questa villa, suo padre, perfino la bambina e questo cielo, tutto mi sfinisce e mi irrita...” (p. 13).
Morcenx combatte con l'istinto di tornare libero, di tornare sui suoi passi, di guadagnare ex novo una giovanile condizione di autonomia. Soffre per la presenza ingombrante del padre di lei, e soffre per la ben diversa fortuna economica che lui ha avuto. Vuole andarsene, basta – è saturo. Vuole fare un viaggio per conto suo, vuole starsene qualche settimana in Spagna, senza la sua compagna. E quando le spiega le sue cause, sprigiona tutta la stanchezza del mondo per i dieci anni di convivenza matrimoniale. È un fascio di nervi. E lei, Simone, cede alla collera, e s'abbandona a rimpiangere il tempo della sua giovinezza in cui avrebbe potuto scegliere un uomo diverso da lui. La coppia litiga, l'equilibrio vacilla, la loro unione sembra poter implodere. Implode. Qui il racconto si spezza. Il curatore parla di una “faglia”. Ci ritroviamo a osservare le vicende d'un vecchio “padrone di casa”, Lucain: Morcenx è partito da tempo. Il suocero va meditando sulle sue proprietà, e sulle sue prospettive, sconfiggendo man mano ansie e angosce. È un uomo che sembra proiettare un'ombra innaturalmente pesante sulla terra.
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Siamo, naturalmente, dalle parti di quelle chicche che non potranno che dare gioia agli appassionati della scrittura d'un'artista come la Némirovsky. Oppure, come nel mio caso, dalle parti di quei racconti che possono avvicinarti alle opere più notevoli e ambiziose d'una scrittrice adelphiana. Segnalo, a beneficio tanto dei neofiti quanti degli aficionado, che Via del Vento ha in catalogo un altro suo racconto, “Notte in treno” [2008]: la curatela d'eccezione è sempre firmata Castronuovo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Irène Némirovsky (Kiev, 1903 – Auschwitz, 1942) scrittrice ucraina di lingua francese e cultura ebraica, vittima dei totalitarismi. Fuggì in Francia, con la sua famiglia, post Rivoluzione d'Ottobre. Esordì pubblicando “David Golder” nel 1929: si tratta della storia d'un banchiere ebreo nella Russia sovietica. Fu assassinata dai nazisti ad Auschwitz.
Irène Némirovsky, “Giorno d'estate”, Via del Vento, Pistoia 2009. A cura di Antonio Castronuovo. Collana “Iquadernidiviadelvento”, 55. Tiratura limitata 2000 copie. La mia è la numero 1481. ISBN 9788862260237
Prima edizione: 1935, nel periodico letterario francese «La Revue des Deux Mondes».
Gianfranco Franchi, ottobre 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.