Frutto della passione

Frutto della passione Book Cover Frutto della passione
Nicola Vacca
Manni
2000
9788881761449

Non ha più parole nemmeno / il quieto sonno della ragione. / L’oscura inquietudine dei suoi / mostri agita le sabbie di un deserto / ragionato di silenzi. / Sono le parole pensanti / che fanno la differenza” (Nicola Vacca, “1996”).

Secondo libro di versi di Nicola Vacca, poeta, giornalista e critico letterario pugliese, classe 1963, “Frutto della passione” (2000) – nomen omen – è una raccolta di 42 poesie suddivisa in tre sezioni: “Difesa del sentire”, “Poesia luogo della vita”, “Lotta con l’angelo”. L’introduzione di Domenico Adriano è partecipata e incisiva: soprattutto quando racconta l’autore a partire dal suo sguardo. Così: “Nicola Vacca è un angelo indifeso. Scomparse sono le sue ali ed esiste perché è invisibile. Per vederlo bisogna fissarlo nel fondo degli occhi. Perché per difendersi si è nascosto nel cuore del cuore degli occhi. Per vederlo bisogna credere più alle cose che non si vedono che a quelle che si vedono. È necessario, dunque, credere nella poesia”.

Ecco. Poche battute per tratteggiare l’anima d’un poeta onesto, semplice e immediato, capace – in questa raccolta – di sintetizzare sentimentalismo e meditazione sulla poesia, in generale, regalando diversi scorci piacevoli e mostrando dedizione vera alla letteratura: ragione di vita almeno quanto l’adorata Serena, protagonista sin d’ora della sua produzione. Ne parleremo più diffusamente altrove. E dire che l’ouverture nietzschiana spiazzava un po’, promettendo guerresca – a questo punto futura – impresa: leggere che ha cuore “chi conosce la paura ma la domina, chi guarda l’abisso ma con fierezza (…) ma con occhi d’aquila” stride con la presentazione dell’angelo indifeso di Adriano: come orientarci? Il mio suggerimento è di vagliare questo richiamo in prospettiva, puntando la produzione successiva e non esclusivamente questo libro. Una delle ragioni è che, come s’accennava, due sembrano gli assi portanti del libro: la meditazione sull’amore, e quella sulla poesia: la dichiarazione d’amore, e la dichiarazione di poetica. Evidenzio qualche passo e poi mi fermo a commentare.

L’amore, per Vacca, è “questo miracolo / che rivela il mistero di due destini / che si incrociano, il dilemma / o l’assoluta certezza del legame / indissolubile” – leggiamo nella poesia d’esordio, “Il grande assente del gioco”: più avanti, in “Nel corso del tempo”, scopriamo che “Quel che resta dell’amore / è il suo nudo apparire”; in “Fine millennio”, si registra la presenza d’un cuore a guardia del “tormentato / andirivieni del nulla / verso il desiderio acceso / dell’amore perenne”: quel che non si ammina è il coraggio di noi “eternamente innamorati / che senza colpo ferire testimoniano / il presente inquieto delle voci di dentro (…)”.

Come avrete osservato, a fronte d’una lingua essenziale e relativamente piana, i toni – lo spirito – guardano al cielo: “miracolo”, “indissolubile”, “perenne”, “eterno”: in una manciata di poesie concentrate sull’amore appaiono nomi e aggettivi appartenenti a… a quel microcosmo in cui anima e infinito coincidono, e sono uno. C’è la percezione del sentimento inteso come appartenenza a una e una sola donna, per sempre: lei è la musa prima, attesa e invocata, a lei sono destinati i versi, il miracolo è la sua esistenza e la reciproca appartenenza. Vacca quindi si allinea alla tradizione italiana dei poeti sentimentali, e lirico va cantando la sua amata con tutto se stesso. Sic et simpliciter. I suoi versi, poco dopo i passi campionati, sintetizzano bene questo mood: “L’infinito piacere dei sensi / infuoca il mio desiderio d’amore”; infine, in “Amore e Fuoco”: “Amore e Fuoco insieme / fanno del cuore / la terra del rifugio”: laddove nessuno alza la voce. Casa. L’amore è tutto quello che c’è, Vacca s’allinea alla Dickinson.

Detto dell’uniformità e della coesione di quest’area della raccolta, passiamo al secondo topic: poeta e poesia. Il poeta non è ladro di fuoco (il fuoco, abbiamo inteso, appartiene alla sfera dei sentimenti) ma è “ladro di parole”: un ladro di parole, leggiamo in “Tra il sonno e il sogno”, che “non sa smettere di soffrire”. Per cosa soffre? Per la parola non detta; per un’incomprensione, e sprofonda nell’angoscia; per l’incapacità del cuore di forgiare l’esistenza, e ogni cosa a suo piacere. Ne “Il testimone”, ci avviciniamo a una prima dichiarazione di poetica: “La poesia sopravvive / alla dignità di se stessa / e il grande poeta / non sa essere predicatore delle moltitudini”; mentre ne “Il demone della poesia” Vacca dice “Scrivo poesie / perché il problema è vivere, non morire”. L’ispirazione è la moneta del suo demone, il divenire il suo compagno di viaggio; e ancora, ne “L’angelo” la poesia è “deposito di luce / saggio colloquio con le ombre” e in “Compagni di poesia” il “deserto degli accadimenti”: il “luogo della vita / in cui tutto accade”. E così, inevitabilmente, quando muore un poeta “si oscura la ragione del cuore” (“In morte di un poeta”, per Dario Bellezza). Quindi? Quindi Vacca dichiara di non voler essere guida né maestro, di sentire la poesia necessaria per vivere e per sognare un dialogo con gli artisti perduti;

se vogliamo, virtuale arcadia e sognato campo di battaglia, in cui ogni cosa può esistere – ma prima e per prima, l’amore. Al termine della lettura l’ho immaginato sognante al fianco della sua compagna, lì a cantarle la sua bellezza e tutti i significati di quel suo sguardo: pacifico e realizzato, concluso, estraneo sia “all’eternità di anni futili”, sia al “gran segreto dei paradisi notturni”.

Il Vacca di “Frutto della passione” è un poeta sereno e composto: allineato e infiorato dall’amore. "Aspettami non avere fretta di capire / insieme navigheremo l’etica di un sogno / d’amore in cerca del mistero / del vocabolario segreto / che custodisce i sillabari nascosti / della storia scomoda del cuore" (NV, "Serena alfabeto del cuore")

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Nicola Vacca (Gioia del Colle, Bari 1963), poeta, giornalista e critico letterario italiano. Ha esordito pubblicando “Nel bene e nel male” (Schena, 1994).

Nicola Vacca, “Frutto della passione”, Manni, Lecce 2000. Collana Mat, 27. A cura di Donato Valli. Introduzione di Domenico Adriano.

Gianfranco Franchi, agosto 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.