Frecce e pugnali

Frecce e pugnali Book Cover Frecce e pugnali
Nicola Vacca
Il Foglio Letterario
2008
9788876061851

Cioran provocava: “Il diritto di sopprimere tutti quelli che ci infastidiscono dovrebbe figurare al primo posto nella costituzione della Città Ideale”. Vacca prende atto della posizione del maestro franco-rumeno, la interiorizza a dovere e dà vita al massacro in versi di “Frecce e pugnali” (Il Foglio, 2008): una raccolta di aforismi, pubblicati sulla scia dei 1837 “Pensieri scorretti” di Giordano Bruno Guerri (qui prefatore), nata nella consapevolezza che “l'unico modo per sopravvivere alla realtà è quello di scriverne” (p. 12). Senza paura di niente: né di Dio, né dello Stato, né della morale corrente. Nemico delle ideologie, eretico e blasfemo, poeta combattente e irriverente, Vacca sfida il creatore a duello; intanto, si diletta a schermare con i figli delle ideologie, e i fedelissimi delle repubbliche parlamentari. Apocalittico e fragoroso, conclude il suo viaggio nel ricordo del massacro delle torri gemelle – più scorretto ancora, e sacrosanto, sarebbe stato affiancarlo al successivo sterminio di iracheni, donne e bambini, innocenti, per mano angloamericana. Argomenti principe dell'opera: la religione, la politica, l'esistenza (e la scrittura, inevitabilmente: ruolo e identità coincidono assolutamente).

Partiamo dalla religione: Dio è “il più grande illusionista di tutti i tempi” (p. 76), uno che “gioca a dadi con l'universo. Peccato che sia un pessimo giocatore” (p. 11); peraltro, “non porge mai l'altra guancia” e “incontra il favore degli imbecilli” (p. 13), “tradisce se stesso. Così nasce il male” (p. 15). Il libero arbitrio è un dogma nato per giustificare il silenzio di Dio (p. 21). Dietro il suo silenzio non si nasconde il nulla, ma una raffinata crudeltà (p. 79). Il Giudizio Universale non va temuto, perché Dio non ascolta le nostre preghiere (p. 17) e non ha mantenuto nessuna delle sue promesse di felicità: suo errore fatale è stato e rimane il dolore (p. 28). Non solo: “vive in mezzo a noi per divulgare la sua morte” (p. 35). Il male è la sua creatura prediletta (p. 45). Dio fa più vittime del fumo (p. 70). Non rimane altro che costatare la coincidenza tra il suo aspetto e quello di Satana. Che sia un segreto richiamo gnostico?

Politica. Il mio unico pregio – scrive Vacca – è quello di essere umanamente antidemocratico (p. 11): l'uguaglianza è un mito, e in ognuno di noi c'è un ribelle (p. 12). La “bassezza morale della democrazia parlamentare” è tenuta in vita dalla stupidità degli elettori” (p. 67). Addirittura, “è più comodo ritenersi docili che eretici”, scrive il combattivo Vacca (p. 25). Il politicamente corretto ci rende “contemporanei all'imbecillità”, mentre il buonismo è “una bugia spacciata per verità” (p. 70). Il comunismo – come la psicanalisi – è la stanza di tortura dell'utopia (p. 18). Vacca non sopporta le ideologie: corteggia sempre le rivoluzioni (p. 37). Intanto, “ogni essere umano dovrebbe soffrire per la civiltà che muore” (p. 41): muore perché “il male è in tutte le cose” (p. 52). Morte le ideologie, oggi assistiamo impotenti all'eutanasia delle idee (p. 59). Il cosmopolitismo è una menzogna derivata dalla coscienza della solitudine (p. 65).

Esistenza: “Quando mi sveglio sono sempre di buon umore. Esco di casa, comincia il dramma “(p. 15). Vacca è geloso del suo status di “pessimista ben informato”: crede che il senso del tragico sia inevitabile (p. 20), e che il futuro sia “l'incubo del disastro” (p. 58). Scrive contro, rivendicando il suo diritto alla differenza (p. 22), la penna intinta nel veleno dei giorni (p. 54), sapendo che mentre “l'intellettuale scrive per servire il potere, il poeta ascolta il cuore degli altri per servire la vita” (p. 19). I poeti, anzi, stanno “a guardia dei fatti” (p. 35): perché l'anima muore in assenza di una “civiltà delle anime” (p. 48).

Quella civiltà delle anime tutti dobbiamo sognare, plasmare e infine, un giorno, popolare. In questa civiltà, idealmente eterna, eternamente alberga l'Arcadia dei letterati. Altro, a quanto pare, non ha senso: non ha peso. Succede, e capita. Periodicamente, quotidianamente. Altro non ha peso se non – come sempre – la battaglia. Contro tutto, tutto quel che è marcio, e corrotto dal male: dal denaro, dagli interessi delle oligarchie, dalle menzogne delle chiese, dalle prepotenze delle classi sociali più agiate. Non disperare è necessario. Combattere è fondamentale. Combattersi, anche.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Nicola Vacca (Gioia del Colle, Bari 1963), poeta, giornalista e critico letterario italiano. Ha esordito pubblicando “Nel bene e nel male” (Schena, 1994).

Nicola Vacca, “Frecce e pugnali”, Il Foglio, Piombino, 2008. In copertina, “Spaziale” di Lucio Fontana. Introduzione di Giordano Bruno Guerri.

Gianfranco Franchi, aprile 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.