Fiducia in se stessi

Fiducia in se stessi Book Cover Fiducia in se stessi
Ralph Waldo Emerson
Piano B edizioni
2009
9788890320576

“Una vittoria politica, un aumento delle rendite, la guarigione da una malattia, il ritorno di un amico o qualsiasi altro evento favorevole risolleva il tuo animo, e pensi che giorni più lieti si stiano preparando per te. Non crederci. Niente potrà darti pace se non tu stesso. Niente potrà darti pace se non il trionfo dei principi” (R.W. Emerson, “Fiducia in se stessi”, explicit).

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Credere in sé stessi significa, per il filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson, accettare ciò che il divino ha deciso per noi: “la società dei tuoi contemporanei, la connessione degli eventi”. Significa aderire al “genio della propria stagione”. Ma senza conformarsi a ciò che ci circonda: è ben diverso, perché credere in sé stessi significa rifiutare il conformismo. Perché il conformismo è la negazione della libertà, e dell'intelligenza. È facile, spiega l'intellettuale americano, vivere nel mondo secondo l'opinione del mondo: altrettanto facile vivere in solitudine secondo noi stessi, ma “l'uomo è davvero grande quando, in mezzo alla folla, conserva con assoluta serenità l'indipendenza della solitudine” (p. 29). E non ha paura dei fraintendimenti, perché “essere grandi è essere fraintesi”. Tiratevi su il morale: Socrate, Cristo, Galileo e Newton furono fraintesi. Siete in buona compagnia.

“Self-Reliance” apparve in prima edizione negli “Essays” del 1841. L'ultima edizione pop in lingua italiana è questa della sempre ottima e intelligente Piano B di Prato, datata 2009, completa del saggio inedito “Thoreau”, vale a dire l'elogio del filosofo amico, appena perduto. Sono dieci euro spesi sinceramente bene: perché “Fiducia in se stessi” è un balocco che restituisce anche ai più depressi almeno un po' di voglia di credere nel futuro, mentre “Thoreau” è una biografia sintetica e non troppo romanzata d'un intellettuale che tutti avremmo voluto incontrare e ascoltare almeno una volta nella vita. A ciò s'aggiunga, con apparente negligenza, la constatazione semplice che Emerson è “poco conosciuto in Italia”. E questo a dispetto della vivacità, dell'incandescenza e della solarità del suo pensiero, e della sua scrittura. Rimediamo.

Sosteneva Emerson che nell'educazione d'ogni uomo arriva un momento in cui diventa chiaro che “l'invidia è ignoranza, l'imitazione è suicidio”: che il sentiero per vivere e per evolversi è accettarsi nel male e nel bene, e che niente arriverà senza fatica. La felicità sta nella coscienza d'aver espresso sé stessi nella propria opera. Perché “ogni vero uomo è una causa, una nazione e un'età”. E il segreto della nostra fortuna sta nella gioia che abbiamo tra le mani. E “colui che s'aiuta da sé sarà sempre caro agli uomini e agli dei”. Inutile fondare la propria fiducia nella proprietà dei beni, e nei governi che proteggono i nostri beni: una scelta del genere implica soltanto mancanza di fiducia in sé stessi. È la fiducia in sé stessi il sentiero fondamentale. In quel sentiero si torna a guardare e stimare un'altra persona per ciò che essa è, non per ciò che essa ha. Avere è un episodio, non un'acquisizione consapevole. E ciò che uno acquisisce vivendo niente può portarlo via, e da nessuno dipende.

Sosteneva Emerson che la parola “coerenza” andrebbe squalificata. Perchè può ostacolare il divenire dell'anima, può ostacolare il cambiamento. E sosteneva una cosa di grande intelligenza. Che l'anima non è viaggiatrice, e che il saggio se ne sta tranquillo a casa. E quando esce perché doveri o necessità impongono, fa capire a tutti col suo comportamento che “viaggia da missionario di saggezza e virtù, e visita città e uomini non come un intruso o un valletto, ma da sovrano”. Emerson è spietato: “Chi viaggia per divertirsi o per trovare qualcosa che non ha già con sé, viaggerà fuori da se stesso, e invecchierà, per quanto giovane, tra cose vecchie”. Perché viaggiare è, semplicemente, “il paradiso degli sciocchi”. Sei con te stesso ovunque vai.

Il filosofo insegna che non ha senso perdersi d'animo, compiangersi e scoraggiarsi di fronte alla avversità. Non dobbiamo posticipare la nostra vita, ma viverla. Non dobbiamo dimenticare che possiamo e dobbiamo imparare a contare su noi stessi, perché “con l'esercizio della fiducia in se stessi, nuovi poteri compariranno”.

“Thoreau” è la commemorazione funebre del grande sodale e amico di Emerson, il filosofo libertario Henry David Thoreau, padre della “Disobbedienza civile”, grande oratore nemico della schiavitù, delle tasse e del governo, “medico per le ferite di qualsiasi anima”. Secondo Emerson, Thoreau era un protestante a oltranza, capace di grandi atti di rinuncia. “Eremita e stoico”, non si sposò mai, non fu uomo d'un solo mestiere, non votò mai, non entrò mai in chiesa, non mangiò carne e non fumò mai tabacco. No, nemmeno un bicchiere di vino. Insomma: “decise saggiamente, certo per se stesso, di essere uno scapolo del pensiero e della Natura”. Era un vero americano. Che significa essere un vero americano? Amare il proprio paese, amare la propria condizione, disprezzare gli inglesi e il gusto e le maniere degli europei. Significa anche questo.

Emerson descrive un uomo mai ozioso e mai autoindulgente, capace di guadagnare quanto bastava con lavoretti manuali di vario genere, di abitudini sobrie e scarse necessità. Incapace di accumulare denaro, sapeva vivere con povertà senza sprofondare nella miseria o nel cattivo gusto.

Emerson ricorda che fu uno studente iconoclasta, e che non mostrò mai nessuna riconoscenza nei confronti dell'Università in cui si formò, Harvard; racconta del suo talento artigianale (fabbricò matite superiori a quelle in uso negli States, all'epoca, miscelando grafite e argilla) e di quello, straordinario, da misuratore. Thoreau fu un grande agrimensore, e ciò seppe aiutarlo nei suoi studi sulla Natura. Ma aveva capito una cosa che Emerson sicuramente condivideva: “Il miglior posto per una persona è proprio quello in cui si trova. Una volta espresse questa saggezza con le seguenti parole: 'Penso che non si possa sperare niente da voi, se questo pezzo di terra sotto ai vostri piedi non vi sembrerà più attraente di qualsiasi altra terra del mondo, di qualunque mondo'” (p. 79). Ma Thoreau era uno che si contentava del pensiero che “non possono portarci via le nuvole”. Oggi non sarebbe popolare. Che peccato.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Ralph Waldo Emerson (Boston, Massachussets, 1803 – Concord, Massachussets, 1882), filosofo e poeta americano.

Ralph Waldo Emerson, “Fiducia in se stessi”, Piano B, Prato, 2009. Introduzione di Maurizio Schoepflin. Traduzione di Andrea Guarducci e Leonardo Casavola. Collana “La mala parte”, 9.

Prima edizione: “Self-Reliance”, in Essays: First Series (1841) “Thoreau”, 1862.

Approfondimento in rete: WIKI en / Trascendentalism / Project Gutenberg / Trascendentalists / The Complete Works of Ralph Waldo Emerson

Gianfranco Franchi, novembre 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

“Non crederci. Niente potrà darti pace se non tu stesso. Niente potrà darti pace se non il trionfo dei principi”