via del vento
1998
9788862260848
“Ma più d'ogni altra cosa a Febo piace la luna, è un cane lunare, la sua pazzia è dolce e violenta, ogni sera, quando la luna nuova, tonda e gialla come un enorme pane appena sfornato, sale dall'orizzonte fuor dai boschi neri di Sicilia, Febo si accuccia sull'alto della ripa, e guarda la luna che sale lenta nel cielo trasparente. Amica la luna, amica di Febo la luna. Che prima sale dolcemente, poi si ferma a mezzo il cielo, ed ora si muta in una rosa, e fiorisce subitamente, esplode con lentezza studiata, ora si muta in un viso di donna, che a poco a poco sorridendo si affaccia, e le labbra pallide sorridono [...]” (Malaparte, “Febo cane metafisico”, p. 23).
Nella sua biografia di Malaparte, Giordano Bruno Guerri racconta del suo amore assoluto per i cani, e del suo desiderio invincibile e prepotente di dialogare con loro: di essere come loro. Sembra che Malaparte ululasse e abbaiasse ovunque fosse, in albergo o a casa di amici, una volta rimasto in stanza da solo. Non stupisce, allora, che in un momento di difficoltà come quello del confino, tra 1933 e 1934, Curzio abbia deciso di scrivere la storia di un cane. Parlando di sé stesso, anche, perché forse quel cane è il suo avatar. Contestualizziamo con l'aiuto del curatore, Luigi Martellini. “Dopo l'arresto per 'ragioni politiche' e la reclusione a Regina Coeli, Malaparte è confinato a Lipari. Sofferente e malato gravemente ai polmoni, esiliato e solo, l'incontro col cucciolo della famiglia dei levrieri assume un'importanza rilevante in quel triste periodo della sua vita: 'l'unico e vero amico lipariota'” (p. 26). E così ecco che Malaparte a Febo confida speranze, timori e sentimenti; e nel frattempo ci racconta la storia della loro amicizia, dei loro primi timidi avvicinamenti, della progressiva e inesorabile mutua conquista. “Mi accorgo subito, fin dalle prime righe, che la prosa m'esce semplice e classica dalla penna, parlando di Febo. E ciò debbo alla semplicità e sincerità dei miei sentimenti, all'amore che ho per tale argomento, all'affetto che io pongo nello scrivere la biografia del mio solo e incomparabile amico” (p. 3).
Malaparte osserva e descrive il cane con la profondità e l'empatia di chi adora queste nobili creature. Così: “C'è nei cani un modo di fare, un tenersi, uno scrollar del capo, un seguire con gli occhi ogni tuo moto, ogni tuo accento, che fa pensare non già soltanto a una loro vita interiore, alla loro intelligenza, alla loro memoria, ma a una loro intima comprensione dei pensieri e dei sentimenti dell'uomo”, canta (pp. 11-12). L'uomo pensa, il cane sente – conclude. E come dargli torto. La storia della grande amicizia – grande, e salvifica – tra Curzio e Febo è venata, nelle ultime battute, di passi lirici, elegiaci; l'indole e la natura del cane sono descritte attraverso ciò che gli piace e ciò che rifiuta, con una progressione trascinante. Bellissima, pulita, intensa.
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Queste pagine, rinvenute tra le carte dell'archivio, “possono essere considerate delle prove di scrittura elaborate da Malaparte in vista, forse, di qualcosa di più corposo ('biografia', 'libro', 'libretto'?) da dedicare al suo 'cane metafisico'. […]. Pagine rare e non conosciute[...] se non in quelle ufficiali dedicate al cane: vale a dire nel racconto 'Cane come me' (in 'Donna come me') e nel capitolo 'Il vento nero' (ne 'La pelle'), dove viene descritta (inventata?) la morte”, spiega Martellini. Insomma, ecco allora che nella galleria dei cani del Novecento, tra il Truciolo di Marai e il Trick di Tomizza, tra il leggendario Blitz della Morante e il Tulip di Ackerley, si fa largo, scodinzolando irrequieto e amicale, il buon Febo: “il suo pelo raso, lucido, color chiaro, un beige macchiato qua e là di zone rosee, il suo occhio azzurro, si schiarivano: diventata a poco a poco un cane di grande stile. Aiutandolo in ciò la natura, che è nobile e pura, e la purezza del sangue e della lignée. Egli appartiene infatti a quella inconsueta razza, che in Sicilia si chiama 'cerneghi'”. Una razza rimasta pura soltanto dalle parti di Lipari, nelle Eolie. Greca, e non saracena, venuta – chissà – dall'Asia Monore, dalla Lidia, dalla Troade. Come la grande letteratura occidentale.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Kurt Erich Suckert (Prato, 1898 - Roma, 1957), alias Curzio Malaparte, scrittore, giornalista e diplomatico italiano.
Curzio Malaparte, “Febo cane metafisico”, Via del Vento, Pistoia 1998. A cura di Luigi Martellini. Tiratura limitata 2000 copie; la mia è la numero 1513.
Prima edizione: Edda Suckert Ronchi, raccolta di materiali d'archivio di Malaparte, stampati in proprio nel 1992.
Approfondimento in rete: WIKI it
Gianfranco Franchi, aprile 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Malaparte venerava i cani. Come dargli torto…