Elsi, la strana serva

Elsi, la strana serva Book Cover Elsi, la strana serva
Jeremias Gotthelf
Adelphi
1999
9788845914324

Gotthelf, scrittore svizzero di lingua tedesca del primo Ottocento, è narratore d’un mondo perduto: i due racconti contenuti in questo volume costituiscono un documento interessante della vita e della Welthanschauung della piccola borghesia, una rappresentazione del sistema e della gerarchia dei valori e una fotografia dell’ansiosa ricerca d’un senso, o di significati, in esistenze che vedevano sublimare la loro anonima quotidianità con piccoli atti di eroismo. “Elsi, la strana serva” e “Mareili delle fragole” sono monumenti d’un’epica delle piccole cose, e della dignità piccolo borghese.

Le vicende sono ambientate nelle terre che il narratore sempre aveva vissuto: nelle vallate popolate da piccole comunità operose, ancorate all’attività agricola e uncinate a concetti di onore e rispettabilità che oggi – che sia o meno un bene, non interessa stabilirlo – sembrano esser stati dimenticati, o appaiono impoveriti e surclassati da altri valori. La narrazione è condotta con garbo, misura e compostezza: le descrizioni dei personaggi sono sintetiche e incisive, mentre l’ambiente è tratteggiato con pennellate di differente intensità. Gotthelf scrive sostanzialmente delle “agiografie borghesi”: scolpisce vicende d’emblematica resistenza al dolore, alle avversità e ai rovesci della sorte, per facilitare l’identificazione del lettore e per incoraggiare, evidentemente, quanti pativano per analoghe cause. Del resto, l’artista era pastore d’anime: immaginiamo che conoscesse i problemi dei suoi contemporanei, e potesse, mediante queste parabole, proporre loro un modello di comportamento socialmente apprezzabile.

La storia di Elsi Schlinder, giovane e benestante figlia di mugnai, è segnata dalla morte della madre e dalla condotta dissoluta del padre, che compromette un cospicuo patrimonio e la rispettabilità della famiglia, incidendo sul futuro dell’erede. Elsi è alta e bella – ha occhi grandi e seri, e un orgoglio che le deriva da una spontanea avversione nei confronti della meschinità e della trivialità. Si sente macchiata nell’onore dalla bancarotta paterna, e così – alla morte della madre – dopo aver passato giornate intere a fissare l’acqua del fiume, decide di offrirsi come fantesca in un luogo distante dalla casa paterna. Là, come sconosciuta, pretende di ricostruire la sua esistenza.

Dio la sostiene – ricorda il narratore: e così, trova ospitalità presso una famiglia, dove in un breve lasso di tempo conquista la fiducia dei padroni e il rispetto degli altri servi (pure perplessi per le sue arie da signora, par di capire). Nessuno può affermare con certezza d’aver compreso quali siano le sue origini; certo desta stupore la sua estraneità alle osterie e la sua indifferenza ai corteggiatori. Trova un’affinità elettiva con il maturo Christen, un ricco fattore ancora scapolo; tuttavia, evita di promettersi, turbata per la sua reazione di fronte alla notizia che è figlia di un bancarottiere.

La vicenda assume contorni drammatici: i francesi alle porte minacciano il cantone di Berna, il popolo s’arma e si prepara alla resistenza; Christen deve partire per il fronte, e vuole strappare un giuramento alla sua bella; ancora una volta, Elsi è titubante e, pur soffrendo, si nega. Quando si ravvede è troppo tardi: l’innamorato, in prima linea, affronta coraggiosamente i nemici e tetra consolazione sarà morire al suo fianco, dopo un disperato tentativo di salvarlo dalla violenza dei rivali. Il retaggio borghese dell’onorabilità e della rispettabilità ha falciato un amore; il timore d’esser oggetto di pettegolezzi e maldicenze, e di veder umiliato il proprio ruolo nella comunità, ha compromesso la sincerità e l’autenticità di una relazione sentimentale. Ma Elsi diviene modello d’altro: di riscatto tramite l’assunzione del ruolo di fantesca, rinunciando alla precedente identità; di eroica resistenza al nemico e di sacrificio, nel nome dell’amore, nella battaglia.

Sempre drammatica la vicenda di Mareili, che vede morire prima di diventare giovane i suoi fratelli e i suoi genitori, e si ritaglia uno spazio nella sua comunità come “rabdomante di fragole”. Sogno della sua esistenza diventa quello di prestar servizio come cameriera. Ennesimo esempio di dignità, compostezza, misura e buon sentimento, si spegnerà e verrà commemorata da chi aveva testimoniato gli eccessivi rovesciamenti della sorte nella sua esistenza.

Spaccato d’una società svanita, ed epica della piccola borghesia e delle piccole cose, questa narrativa meriterebbe d’esser comparata a quella verghiana; sono accomunate dalla tendenza a documentare sciagure e disgrazie, e a manifestare l’umanissimo orgoglio di comunità sfortunate e sconvolte da un tasso di mortalità piuttosto alto. Mostrano sensibile differenza solo nell’epilogo – Gotthelf pare additare ad esempio i “caduti”, mentre il vinto verghiano non ha neppure questa indiretta consolazione. È stato, e invano.

Libro destinato ad affascinare gli appassionati della cultura svizzera e i rampolli d’ogni borghesia contemporanea: che tengano presente che, se avanza questa recessione economica, il modello dovrà tornare a essere quello – l’orgoglio d’avere stile e di esser rispettati, nell’inspiegabilità della malasorte. Nell’incrollabile speranza di rimanere in eterno estraneo a questa visione del mondo, preferendo il rifugio nel sogno alla fatiscenza delle consolazioni piccolo borghesi, concludo.

Quanto alla delicata questione della traduzione della lingua, si rinvia alla Nota di Elisabetta Dell’Anna Ciancia: valga, come introduzione alla complessità dell’impresa, quanto scriveva in proposito Canetti ne “La lingua salvata”: “Si trattava di uno scrittore bernese, la sua lingua era il dialetto dell’Emmental, certe parole quasi non si capivano, all’infuori del dialetto Gotthelf era assolutamente impensabile, la sua forza la traeva tutta da lì”. L’originale soluzione adottata dalla traduttrice comporta la presenza di un piccolo glossario, in appendice.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Albert Bitzius, alias Jeremias Gotthelf (Murten, 1797 – Lützelflüh, Kanton Bern 1854), scrittore svizzero, di lingua tedesca. Studiò Letteratura e Teologia a Berna.

Jeremias Gotthelf, “Elsi, la strana serva”, Adelphi, Milano 1999. Traduzione di Elisabetta Dell’Anna Ciancia. L’edizione contiene un’importante nota della traduttrice.

Prima edizione: “Elsi, die seltsame Magd”, 1843. Das Erdbeerimareili” 1851.

Gianfranco Franchi, agosto 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.