duepunti
2010
Louis Coquelet, dimenticato scrittore francese del Settecento, torna a far parlare di sé a qualche secolo di distanza, perché incresciosamente una sua vecchia satira dimostra una certa italica attualità: si tratta di un libro bifronte, “Elogio di Nulla – Elogio di Qualcosa” (Duepunti, 96 pp., 9 euro), ideale per raccontare la cancellazione della coerenza, dell'onestà e della linearità in una società, come quella occidentale, che ha trasformato il giornalismo in lobbismo, la politica in un'attività imprenditoriale con sfumature pubblicitario-catodiche, la verità in una questione di prospettive, e di contingenze. È un giocattolo letterario paradossale e grottesco, quando dolciastro quando amarissimo: è la dimostrazione di quanto facile sia la deriva da un estremo all'altro, da una a un'altra sponda, e di quanto la retorica possa mascherare i conflitti d'interesse e le furbate partigiane. Costa poco, si legge in una manciata di ore, lascia un segno che somiglia molto a una cicatrice.
“Elogio di Nulla” è dedicato a Nessuno. D'altra parte Nessuno è venuto incontro all'artista quando s'è trasferito a Parigi, per sostenerlo o consolarlo nelle difficoltà, Nessuno ha provveduto ai suoi bisogni, Nessuno gli ha prestato del denaro: questo Nessuno, e lui soltanto, può considerarlo suo obbediente servitore. Quindi a Nessuno si dedica l'opera: d'altra parte “è cosa sicura che Nulla sia fatto per Nessuno come Nessuno per Nulla”. Non fa una piega.
Il Nulla non aveva avuto elogi, sin qua, in letteratura o in filosofia. Erasmo ha lodato la follia, von Hutten la febbre, Dolet la vecchiaia, Elias Major la menzogna. Nessuno ha mai idolatrato il Nulla. Coquelet si presta volentieri, perché in ogni caso parlare di Nulla è meglio che fare ragionamenti vacui sulla politica, o imbastire discorsi senza capo né coda per convincere qualcuno a fare qualcosa. Nulla è quel che sempre rimane, Nulla è immutabile, Nulla è indivisibile. Nulla ha un potere irresistibile. Tutto si riduce al Nulla, nel tempo. Per Nulla “si litiga, si protesta, si fa la guerra, si uccide”. Nulla è principio e conclusione della nostra vanità. Chi possiede Nulla e sa accontentarsene è il più ricco e il più felice di tutti: perché è perfettamente sereno. Grande, infine, è quel filosofo che sa di non sapere Nulla.
“Elogio di Qualcosa” nasce da un presupposto: l'elogio di Nulla era dedicato a Nessuno, e così facendo non ha portato a Niente. Coquelet si convince a elogiare Qualcosa dedicando l'opera a Qualcuno, vagheggiando di ottenere Qualcosa. D'altra parte tutti hanno bisogno di Qualcuno. I gran signori come i gran servitori, i giovani come i vecchi. E non è forse vero che certi ricchi si circondano di lussi per essere ammirati da Qualcuno? Naturalmente. E poi Qualcosa dà speranza: “Per quanto corrotti siano i costumi di uno Stato, Qualcuno lo salva sempre dal diffondersi del vizio perseguendo irreprensibilmente la virtù. E per quanto gli spiriti inquieti e pericolosi possano sforzarsi di attentare alla verità, il Cielo ispira sempre Qualcuno che la difende con giustizia sostenendone con forza il diritto”.
Tutti abbiamo bisogno di Qualcosa. Quando un uomo vale Qualcosa tutti ne siamo colpiti. Tutti sono in cerca di Qualcosa. Chiunque trova Qualcosa divertente. Tutto si fa per Qualcosa. L'uomo più sapiente cerca sempre di imparare Qualcosa ancora. Amiamo sempre chi ci dà Qualcosa. Adoriamo sempre Qualcosa, che sia un Dio o un Totem.
Qualcosa è indecifrabile, scrive Coquelet, come il cuore di una donna. È leggero come l'amicizia di un cortigiano. È amato da tutti, come i complimenti. È la giusta via nella comunicazione, perché come insegna il gran francese un uomo che dice tutto è un indiscreto che bisogna temere, un uomo che non dice nulla è un subdolo che bisogna temere, un uomo che dice Qualcosa è semplicemente piacevole da frequentare. Dire Qualcosa non è dire Nulla. Questo è tutto.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Anonimo francese, identificato con Louis Coquelet (Péronne, Somme 1676 – Parigi, 1754), letterato transalpino, autore di almanacchi e scritti satirici.
Louis Coquelet, “Elogio di nulla – Elogio di qualcosa”, Duepunti, Palermo 2010. Traduzione dal francese di Andrea Libero Carbone.
Prima edizione: “Eloge de Rien dèdié a Personne / Eloge de Quelque Chose dédié a Quelqu'un”, 1730.
Approfondimento in rete: WIKI fr
Gianfranco Franchi. Maggio 2010.
Prima pubblicazione: FareFuturo Web Magazine – il 28 maggio. A ruota, su Lankelot.
Louis Coquelet, dimenticato scrittore francese del Settecento, torna a far parlare di sé a qualche secolo di distanza, perché incresciosamente una sua vecchia satira dimostra una certa italica attualità: si tratta di un libro bifronte, Elogio di Nulla – Elogio di Qualcosa (Duepunti, 96 pp, 9 euro), ideale per raccontare la cancellazione della coerenza, dell’onestà e della linearità in una società, come quella occidentale, che ha trasformato il giornalismo in lobbismo, la politica in un’attività imprenditoriale con sfumature pubblicitario-catodiche, la verità in una questione di prospettive, e di contingenze.