Bollati Boringhieri
1999
9788833911342
Volker Sommer, classe 1954, è uno studioso eclettico: ha compiuto studi di biologia, chimica e teologia all’Università di Gottinga ed è oggi professore di Antropologia Evoluzionistica nello University College di Londra. Ramo elettivo della sua ricerca è il comportamento sociale e sessuale dei primati, nella fattispecie delle scimmie antropomorfe. Questo “Elogio della menzogna” è un saggio piuttosto singolare: opera fondata su un sincretismo inconsueto, dacché fonde letteratura filosofica, sociologica ed antropologica ed etologia e biologia, al fine di dimostrare come la menzogna non sia una peculiarità dell’uomo, ma un tratto fondante dell’intero mondo animale. Tratto fondante non certo per la conservazione della specie, come vedremo: ma per conseguire un utile o un vantaggio personale. Sommer è consapevole che l’argomento della sua opera potrebbe restituire linfa al darwinismo sociale, tuttavia auspica che l’opera possa originare una nuova riflessione sulla natura dell’essere umano e possa donare nuova consapevolezza alla nostra specie.
Il saggio è strutturato in dieci capitoli suddivisi in paragrafi, ed è provvisto d’una amplia bibliografia. Nel primo capitolo, Sommer conferma che il titolo dell’opera riecheggia il celeberrimo “Elogio della Pazzia” di Erasmo da Rotterdam, libro composto nel volgere di pochi giorni nell’estate del 1508 (il titolo rappresenta un probabile omaggio a Sir Thomas More, amico ed anfitrione di Erasmo: in attico, la voce mōros significa “pazzo”: cfr. p. 15).
Erasmo riconosceva che la “stultitia” potesse infondere nell’uomo vitalità e gioia di vivere, e che era deludente che mai nessun uomo avesse mostrato “riconoscenza” alla pazzia per questi suoi doni: Sommer sostiene che la sorte della pazzia è la medesima della menzogna, circondata continuamente da fosca e trista fama e avversata dall’adorazione per la verità. Propone due probabili ascendenze etimologiche della parola tedesca Lűge (menzogna): la voce paleoslava lovu (bottino) e la voce latina lucrum (guadagno) (p. 10).
La tesi del Sommer, in sostanza, è che la menzogna derivi dalla coesistenza in una comunità di individui: e che la sua origine sia l’inganno, perpetrato a svantaggio di un proprio simile per procacciarsi un utile. Sommer ricorda come il biologo evoluzionista americano Robert Trivers abbia congetturato che gran parte delle strutture fondamentali della psiche (invidia, senso di colpa, gratitudine, simpatia, diffidenza, amnesia) si siano formate nel cervello per selezione naturale affinché noi potessimo riconoscere più facilmente le trame degli altri, perfezionando al contempo le nostre (p. 11); vi è qualche probabilità, afferma Sommer, che le spiccate abilità logico matematiche dell’ Homo Sapiens si siano sviluppate per affrontare nuovi e più complicati inganni e per scardinare le sempre più sofisticate difese dei propri simili.
Nel secondo capitolo, dopo aver affrontato, rapidamente, una panoramica sulle riflessioni e sugli studi legati alla menzogna, da Platone sino a Lutero, attraverso Agostino e Machiavelli, Sommer si sofferma sull’assenza nel greco antico d’un esatto corrispettivo dei termini “menzogna” e “mentire” (Pseudos significa infatti, egualmente, “errore” e “menzogna”, mentre il verbo pseudomai “sbagliarsi” e “mentire”: cfr. p. 17), per dimostrare come l’aspetto etico fosse allora ancora più confuso e sfumato.
La figura di Odisseo, a questo proposito, è eloquente: “l’ingegnoso”, “l’astuto” Odisseo, in turco è tradotto come “il bugiardo” Odisseo: evidente sin da questo dettaglio una differente sensibilità etica. Sommer giudica emblematica la presenza di una divinità della menzogna come Hermes, sottolineando come non sia casuale che tra le sue competenze vi fossero il commercio e la stipulazione di contratti: sembra quasi che lo studioso tedesco voglia affermare che nella civiltà greca l’inganno fosse non solo tollerato, ma in determinate circostanze apprezzato e approvato e addirittura consentito in ambito commerciale. Come vedremo altrove, analisi analoga verrà sostenuta dalla Bettetini nella sua “Breve storia della bugia”.
A partire dal terzo capitolo, approfondiamo le congetture biologiche ed etologiche del Sommer. L’atto comunicativo è definito con semplicità: “Quando un individuo (emettitore) invia un segnale a cui un altro individuo (ricevente) reagisce, di norma ci troviamo di fronte ad un atto comunicativo” (p. 34). Ogni segnale inviato e ricevuto comporta, o può comportare, vantaggi e svantaggi per emettitore e ricevente. Parliamo di segnali, non di linguaggio: asse portante delle posizioni di Volker Sommer, atto a riconoscere la bugia come tratto di continuità essenziale tra uomo e animale. Sommer riconosce quattro tipi di segnalazione: quella cooperativa, quella ingannevole, quella cattiva e quella involontaria. La segnalazione cooperativa procura vantaggi a entrambe le parti; la segnalazione ingannevole è vantaggiosa per l’emettitore, ma nociva per il ricevente; la segnalazione cattiva non porta vantaggi a nessuno: l’esempio che riporta il Sommer è: “quello di chi, smarritosi, invii altri alla ricerca d’una strada, in una direzione qualsiasi”. La segnalazione involontaria può causare danni all’emettitore, ad esempio nel caso in cui un “uccello canoro cerchi di circuire la femmina con i suoi gorgheggi, e in tal modo però riveli la sua posizione ad un uccello rapace” (p. 35).
Sommer ritiene che “mentire e ingannare fanno parte della lotta interspecifica per la sopravvivenza (…) è chiaro come il sole che anche i conspecifici si giocano l’un l’altro dei brutti scherzi per il proprio esclusivo tornaconto ogniqualvolta ciò sia possibile, come risulta non da ultimo dalla nostra esperienza quotidiana di esseri umani” (p. 57). “Omnis homo mendax”, dice il verso di un Salmo (115,11).
Poco più avanti, Sommer ritiene impossibile che al principio della vita dell’uomo esistesse “la verità”, poiché laddove “impera la legge del divorare e dell’essere divorati, le irrinunciabili massime di vita si chiamano camuffamento, inganno, menzogna e raggiro”.
È un “fraintendimento” dalle radici giudaico-cristiane ritenere che Dio abbia creato questo mondo “buono”, e che il “male” vi sia penetrato solo col peccato originale (p. 58). Sommer propende dunque per l’interpretazione dell’egoismo come movente fondamentale di qualsiasi comportamento: necessariamente, dall’egoismo discendono inganno e menzogna per facilitare e agevolare il conseguimento di un maggior vantaggio personale. Non è un caso che, a proposito del linguaggio, ricordi un’affermazione di Charles-Maurice de Talleyrand: in occasione d’un colloquio con l’ambasciatore spagnolo Izquierdo, che gli aveva rammentato delle promesse formulate tempo addietro a favore di Carlo IV di Spagna, aveva dichiarato: “Il linguaggio è stato dato all’uomo per dissimulare il proprio pensiero” (p. 65).
Nel capitolo 9, infine Sommer sostiene che “senza dubbio, il linguaggio è il più abusato strumento di menzogna” (p. 205): fraintendimenti, incomprensioni e inganni ne sono prova, nell’esperienza quotidiana. Echeggia, poco più avanti, un frammento del “Tractatus” di Wittgenstein: “Il linguaggio traveste i pensieri. È precisamente così che dalla forma esteriore dell’abito non è possibile dedurre alcunché sulla forma del pensiero rivestito; poiché la forma esteriore dell’abito è foggiata in vista di scopi completamente diversi da quello di far riconoscere la forma del corpo”.
Sull’onda dell’ennesima amara constatazione a proposito dell’artificialità del linguaggio, concludiamo l’analisi dell’“Elogio della menzogna”, non prima però d’aver ricordato quanto riportato da Tagliapietra, nella sua “Filosofia della Bugia”, a proposito delle considerazioni di Thurnwald sull’inganno nel mondo vegetale: “Si può parlare di inganno anche nel mondo vegetale, se si considera, per esempio, il ricorso alle trappole (liquidi vischiosi, chiusura di valve, villi imprigionanti) di talune piante carnivore o l’uso di alcuni stratagemmi mimetici per attrarre gli insetti (somiglianza dei fiori o del fogliame fra specie diverse)”.
A sentire Thurnwald e Volker Sommer, l’inganno accomuna mondo vegetale, mondo animale ed essere umano. Splendido avere avuto tutti un solo creatore, no?
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Volker Sommer, (Germania, 1954), professore di Antropologia Evoluzionistica nello University College di Londra.
Volker Sommer “Elogio della menzogna – per una storia naturale dell’inganno”, Bollati Boringhieri, Torino, 1999. Traduzione di Piero Budinich.
Prima edizione: Lob der Lüge. Täuschung und Selbstbetrug bei Tier und Mensch. 1992; Munich : C.H. Beck
Gianfranco Franchi, 2002. Tratto dalla mia tesi di laurea “La menzogna nella Letteratura del Novecento”.