Dubai confidential

Dubai confidential Book Cover Dubai confidential
Sergio Nazzaro
Elliot Edizioni
2009
9788861921016

Non è la verità, quasi mai c'è verità dove c'è il deserto” (Nazzaro, “Dubai Confidential”, p.15)

Dubai: il vero paradiso fiscale del 2010: la terra promessa per i nuovi pionieri del denaro facile. Nel cuore del Medio Oriente islamico, ecco un'isola di speculazioni e di evasione di prima grandezza: qui si fanno i soldi veri. “New York nel deserto (…). Grattacieli svettanti, mille luci a ornare questa orgia di cemento e vetro nelle terre dell'Islam” (p. 25). La gente, scrive il narratore, “non lavora, fa affari. Non vendono, commerciano. E sono i migliori al mondo. Che siano emiratini, indiani o pakistanti, loro commerciano” (p. 31). E hanno già capito che le minacce degli Iran agli Usa e degli Usa agli Iran sono sciocchezze; c'è chi porta a spasso uomini d'affari iraniani e americani tutto il giorno. “I governi litigano in televisione. Nella vita vera si fanno i soldi” (p. 38).

Siamo nel deserto, al confine con l'Oman, a pochi passi dai grandi grattacieli di una città in cui “si sta costruendo come mai si era visto prima in nessuna parte del mondo”, in cui non si vedono guardie all'aeroporto; niente tasse, dominano i petroldollari. Tutto pulito, lucido; estremamente occidentale, assolutamente ricco. Dubai non ha quartieri, solo tante città nella città. Le strade spesso non hanno nome, né numero civico. È la terra ideale per chi vuole crearsi ricchezza rapidamente, e all'oscuro del proprio Stato originario: “Qui l'immobiliare non è che un grande tavolo da poker, dove chi arriva prima prende il posto migliore e poi se lo rivende. Ti rendi conto che vendono case nei supermercati e anche nell'aeroporto?” (p. 55)

La zona del porto è “la zona del suk dell'oro e dei diamanti. Gioiellerie una di fianco all'altra. E alle spalle tutto il falso possibile. Un AP Alinghi da trentamila euro e qualche passo dopo lo stesso AP Alinghi falso per cinquanta euro. Una copia perfetta, prodotta a Hong Kong e passata per l'India, fino ad approdare a Dubai” (p. 63).

La mafia indiana controlla quasi tutti gli operai di Dubai; per entrare in uno dei campi servono permessi ad hoc. Un operaio costa circa 2000 dollari l'anno. Se muore, alla famiglia vanno 20mila dollari come compensazione (p. 77). La loro giornata – racconta Nazzaro - “è composta solo di lavoro, calore e sudore. Sporcizia, pasti veloci e poca acqua corrente” (p. 103). Punto.

A Dubai passeggiano in pochi: “si passeggia negli alberghi o nei centri commerciali. Non si passeggia neanche alle fermate dell'autobus, che sembrano capsule spaziali pronte al lancio, chiuse su se stesse, nella propria aria condizionata. Molti cantieri sono stati abbandonati. Fermi, almeno per adesso. (…). Nella stessa città ci sono scavi di oltre quattromila anni fa e gli scavi del futuro” (p. 126).

A raccontarci questa storia è un certo Valentino, pseudonimo di un cittadino italiano incontrato per caso da Nazzaro, in aeroporto; lo scrittore-giornalista ha ascoltato e registrato la sua sfortunata vicenda finanziaria ed esistenziale, restituendoci, in questo reportage ibrido narrativo, uno spaccato di un mondo dorato soltanto in superficie. Argomento interessante; l'opera, onestamente, suona più giornalistica che letteraria.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Sergio Nazzaro (Uster, Svizzera, 1973), giornalista free lance, figlio di emigranti IT in Svizzera. Collabora con “Left”, “Il Sole 24 Ore”, “D di Repubblica”, “Terra”, “Osservatorio sulla Camorra”, “Corriere del Mezzogiorno”. Nel 2007 ha pubblicato “Io, per fortuna c’ho la camorra“, per Fazi Editore.

Sergio Nazzaro, “Dubai Confidential”, Elliot, Roma, 2009. Collana “Heroes”, a cura di Massimiliano Governi. Copertina di Maurizio Ceccato.

Gianfranco Franchi, novembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.