Stampa Alternativa
2007
9788872269855
Il quarto libro di Alejandro Torreguitart Ruiz, “Cuba particular. Sesso all’Avana” tiene fede alla linea già tracciata in “Machi di carta” e “Vita da jinetera”: raccontare le condizioni di vita dei cittadini dell’isola negli anni tristi del Periodo Speciale, per sketch e bozzetti ben amalgamati, intervallati da generose e minuziose descrizioni degli atti sessuali. In “Machi” la confezione era omosex, in “Vita da Jinetera” etero, qui s’è passati alla confezione delle confezioni: una “casa particular”, ossia un bordello. Ce n’è per tutti i gusti; chi andrà in cerca di quanto è annunciato dal sottotitolo non rimarrà deluso. Naturalmente l’auspicio del vecchio lettore di Gordiano Lupi, e del suo Torreguitart Ruiz, è che proprio quei lettori riescano a cogliere, oltre agli episodi saffici, alle sodomie e alle penetrazioni, la causa della prostituzione coatta: ossia, le drammatiche condizioni politiche, sociali ed economiche d’una nazione prostrata dal comunismo: “Chi ha il diritto di accusare una ragazza che fa la jinetera? Sono tante le cose che non vanno a Cuba e chi trova il modo di arrangiarsi non fa che il suo dovere. Tutti abbiamo figli da crescere e famiglie da mandare avanti. Il futuro, basta non pensarci. Perché non c’è futuro, pensa Isa” (p. 86).
Entriamo quindi nel cuore della denuncia di Torreguitart. Come altrove abbiamo annotato, la percezione delle forze dell’ordine castriste è negativa e deprimente; il loro operato è considerato antipopolare e infame, non estraneo a prevaricazioni e arbitrii, ad abusi sessuali e carcerazioni ingiuste. In questa circostanza, scopriamo qualcosa di interessante a proposito delle condizioni dei cittadini incarcerati, grazie alla vicenda della giovane Nori. Ha i capelli corti, quasi a zero: jinetera, catturata dalle forze dell’ordine, già segnalata in passato, subisce prima violenza dalla polizia; quindi, in galera, viene rasata a zero e sottoposta alle attenzioni saffiche della prima esaminatrice. Nel periodo della “rieducazione”, assieme alle altre cittadine si dedica a ricostruire sedie, riparare tavoli e attrezzi, creare vasetti (p. 82: elenco completo, con indicazioni sul vitto e sulle condizioni igieniche); naturalmente, deve sottostare alla protettiva ombra d’una galeotta influente, finendo (ri)educata al lesbismo.
Al solito, in generale, sullo sfondo di vite miserabili e coraggiose, condite da una stupefacente speranza d’un futuro differente e caratterizzate sempre da grande dignità, si stagliano le pagliaccesche manifestazioni castriste. L’alimentazione dei cittadini è essenziale e limitata; il loro (molto relativo) benessere coincide con la sopravvivenza. La sopravvivenza è garantita dal mercato nero, dall’affitto delle proprie case, dalla capacità di spillare denari ai turisti arroganti in cerca di sesso e in vena di sfruttamento facile. La famiglia è un punto di riferimento importante per ogni cubana, che sogna un futuro diverso guardando le novele alla tv e commentandole con le amiche. Il sesso ha un ruolo fondamentale, è vissuto con diversa libertà e immediatezza (naturalezza), ma non con leggerezza. Per questo gli europei fanno confusione. L’impressione è quella di avere di fronte un popolo coraggioso, romantico e fantasioso; magari malinconico, ma non depresso né sconfitto dalla decadenza del castrismo. Vittima della propaganda sin quando è costretto a sorbirla: potendo scegliere, spegne la tv e non scende in piazza.
La deprecabile qualità della vita nell’isola, la povertà e il disorientamento dei cittadini onesti sono testimoniati dalla decadenza d’una ex giornalista, Isabel, cubana fino alla morte, ma malinconica e disillusa sul futuro del regime: laureata, un passato tra carta stampata e televisione di Stato, si mantiene come tenutaria d’un bordello, affittando camere agli stranieri, cullando il sogno d’una fuga (stavolta non si verifica! Cfr. articoli sulle opere precedenti a firma A.T.R.) con la figlia e il marito. Sa di avere soltanto il presente: un presente che non muta. Intanto assiste agli amori, alle passioni, agli amorazzi e alle non rare violenze che giostrano attorno ai suoi ospiti europei, e alle sue giovani cubane. Quanto a questi amori che nascono e svaniscono nella casa in calle veintitrés: “Sono tutte così, purtroppo, le storie che nascono tra le stanze della sua casa (…). Favole senza lieto fine, sogni di felicità impossibile, incubi che si stemperano in terribili risvegli. Siamo più ricchi noi, pensa Isa, pura se ci manca tutto. Un amore può durare lo spazio di una settimana, però finché dura è amore, di quello vero” (p. 134).
Ci sono italiani che mantengono le promesse e altri che non sanno fare altro che mentire, italiani generosi e italiani piccoli e avari; un portoghese che viaggia con un suo grande amico gay e viene a prendersi la sua razione di sesso facile. Ci sono tante storie che s’intrecciano, nella casa di Isabel; è il 2003, gli USA stanno invadendo l’Irak (p. 121), ma nessuno li aspetta per lanciare loro fiori nemmeno a Cuba. Intanto, i turisti vengono a cacciare amore e sesso, spesso li confondono, spesso si confondono. E trovano Cuba in Italia, magari, come Franco.
“Cuba particular” è una nuova prova docudrammatica: una nuova iniezione di realismo e di denuncia delle condizioni d’un popolo che sta soffrendo ingiustamente, una nuova attestazione della sensibilità nei confronti d’una tragedia che non viene adeguatamente ascoltata nel mondo: la patina fictionale è uno specchietto per le allodole. Libri come questo sono armi di propaganda controrivoluzionaria. Sono, in altre parole, semi d’un futuro diverso. Per questo, siamo grati ad autore, traduttore, editore. Colmano una lacuna evidente.
Concludo segnalando che – come da prassi lupiana e ruiziana – versi di un autore amato inaugurano la narrazione. Anche questa volta, come in “Cuba magica”; “Il giustiziere del Malecon”, “La marina del mio passato”, “Vita da Jinetera” l’onore va a Willy Chirino. Stavolta – è una novità – sono scopertamente diegetici: “Nuestro dia” viene interpretato e interiorizzato nelle ultime battute, pp. 138-140… “Parla di un emigrante, di un Willy Chirino bambino che fugge in zattera con il padre e porta con sé un ramo di palma, un libro di Martì, un colibrì, tutte cose che gli ricorderanno Cuba per sempre. Pure in una terra dove dovrà parlare una lingua diversa si sentirà cubano, dice”.
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Chi ha avuto la pazienza di seguirmi sin qui s’attende adesso qualche riga sulla questione autoriale, affrontata in passato con scrupolosa puntualità, considerando le stravaganti noti biografiche di A.T.R. e diverse notevoli coincidenze tra le opere del cubano e del tosco-cubano. Bene: considerando la recente rassegna stampa, apparsa sul web in seguito alla pubblicazione della mia analisi dell’opera omnia lupiana, da autore o da traduttore, ho ragione di credere che nemmeno sul web gli italiani leggano volentieri recensioni e critiche. Nemmeno quando google dà suggerimenti chiari. Almeno: a non leggere sono quegli italiani che pretendono di scrivere d’un libro, credendo probabilmente d’essere gli unici o i soli, o di non poter sbagliare. Quale che sia la testata, niente cambia. Desolante. Noto con un pizzico di rammarico che si dà per scontato d’avere per le mani narrativa cubana. Ne deduco che sono rimasto davvero uno degli ultimi lettori italiani: le testate letterarie web stanno diventando come la carta stampata. Si parlano addosso, senza leggere e senza ascoltare le altre testate. Questo cancella la possibilità di crescere assieme: e di potersi poggiare sulle analisi di chi ha lavorato, in precedenza, su un determinato argomento o su determinati autori. Invito tutti a non seguire questi pessimi esempi. Io leggo tutto quel che posso, e ascolto volentieri. Con franchezza, infine, scrivo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Alejandro Torreguitart Ruiz (L’Avana, Cuba, 1979), scrittore cubano. Probabile pseudonimo di Gordiano Lupi.
Alejandro Torreguitart Ruiz, “Cuba particular. Sesso all’Avana”, Stampa Alternativa, Viterbo 2007. Traduzione (?) di Gordiano Lupi.
Gianfranco Franchi, Giugno 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.