Coniglio
2009
9788860631671
Firma principe della vecchia rivista “L'Eternauta”, Gianfranco De Turris (Roma, 1944), giornalista e scrittore specialista di letteratura dell'immaginario, è uno dei massimi studiosi e cantori italiani del fantastico: espressione di una coerenza e di un coraggio esemplari, capace com'è stato di fronteggiare l'egemonia culturale marxista negli anni della tirannide dell'ideologia rossa, difendendo le proprie idee senza cedere di un metro. Un combattente della cultura e della libertà: un servitore dell'intelligenza, e dell'intelligenza soltanto.
Questo prezioso volume raccoglie articoli e recensioni di opere fantasy, fantascientifiche, horror, utopiche e distopiche (o “antiutopiche”, come preferisce GDT) pubblicate tra 1988 e 1995: nelle parole dell'autore, “una miniera di informazioni e argomenti inaspettati, un regesto di libri oggi ingiustamente dimenticati, una messa a punto di prospettive critiche diverse” (p. 10). Otto anni di lavoro: in cerca dei punti cruciali del dibattito sul senso dell'Immaginario. Naturalmente, l'opera – pure meritevolmente assemblata – mostra tutto il fascino e tutti i limiti delle raccolte di articoli o di saggi brevi: qualche pezzo appare slegato, sconnesso, eccessivamente debole e via dicendo; non ha importanza, perché si passa senza soffrire da una segnalazione all'altra, da un concetto forte al successivo, e al termine della lettura non si può che guardare con soddisfazione al proprio taccuino – a dir poco pieno di appunti. Provo a condividerne una parte.
Il fantastico italiano non ha una tradizione autentica: padre primo, l'“Orlando Furioso” (p. 28), assieme alla triade novecentesca Buzzati-Calvino-Landolfi. Il sogno di De Turris è quello di tanti letterati europei: che nasca una narrativa non-mimetica nazionale da affiancare, e non da sostituire, a quella anglosassone (p. 23). Caronia ha parlato di “fantastico come frattale” (p. 49), Nicolazzini ha sognato un “genere dei generi”, un “mega-genere”: l'Immaginario puro, capace di “trasgredire e presentarsi come alternativa facendo pensare, da un lato; meravigliare e intrigare facendo divertire, dall'altro” (p. 50). Con buona pace delle posizioni crociane (1904: cfr. p. 44), dimentiche dell'avventura scapigliata, “risarcimento romantico della letteratura italiana” secondo Ghidetti (p. 45), De Turris crede che si avvicini il momento di un fantastico italiano consapevole e autonomo rispetto ai modelli dominanti; a questi nuovi scrittori italiani dedica larga parte dei suoi articoli.
Troverete notizie su autori come Rinonapoli (“I cavalieri del Tau”, 1986) e Pestriniero (“Il nido al di là dell'ombra”, 1986), Nerozzi e Pazzi, Zuddas (“Amazon”, 1978) e Pederiali (“Le città del diluvio”, 1978), Edoardo Calandra, lo psichiatra Magnarapa (pp. 62-63), Franco Cuomo e Sem Bianti (cfr. p. 253); inattesi entusiasmi per la narrativa iniziatica del maestro Sinopoli (“Parsifal a Venezia”, 1991); tiepida accoglienza delle antologie di fantascienza di Fruttero & Lucentini, viziate da un approccio diffidente e scettico (cfr pp. 140-141) e studio delle antologie uscite in quel periodo (cfr. Reim, p. 97).
Elencati romanzi emblematici, pubblicati negli ultimi tempi, da “La casa sul lago di luna” di Francesca Duranti a “Concerto rosso” di Berbotto, da “Equinozio d'autunno” di Giuseppe Conte a “Palladion” di Valerio Manfredi, da “Dio e il computer” di Roberto Vacca a “La malattia del tempo” di Pazzi: dimostrazione che si può pubblicare fantasy, horror, fantascienza senza nulla chiedere ai modelli stranieri (p. 118); buone le schede dedicate a una sintetica retrospettiva sull'opera di Guido Morselli, Tiziano Sclavi, Roberto Pazzi.
Prendente nota dei titoli e partiamo alla ricerca. Non servono introduzioni, invece, sui classici stranieri: si parla di Asimov e di Clarke, di Bradbury e di Sturgeon, Zamjatin e Orwell, Le Guin e Lord Dunsany, Fritz Leiber e Robert Howard e ovviamente King vs Barker (con divertente digressione sul significato dei rispettivi cognomi: cfr. p. 135, Re contro Imbonitore); piuttosto, meriterebbe d'essere scoperta la raccolta di racconti del romanziere Meyrink, “La morte viola”, e si dovrebbe richiamare la ristampa delle distopie del danese Stangerup (Iperborea) e Kabakov (Mondadori).
Non mancano riflessioni sulla natura dei generi, e sulle relative definizioni: dall'Heroic Fantasy allo Sword and Sorcery (p. 25 e ss.), alla distinzione tra distopia e antiutopia (p. 269 e ss.): De Turris, in generale, sembra portato a credere, assieme a Welles, che i racconti di fantascienza siano fiabe del nostro tempo (p. 30), che la fantascienza abbia fascino nella sua essenza di trasgressione della norma culturale (p. 32), e che – come Borges insegnava – fantascienza e fantasy non devono opporsi (p. 124). Cioran ammoniva: “Noi non agiamo che sotto il fascino dell'impossibile. Questo vuol dire che una società incapace di generare un'utopia e dedicarvisi è minacciata di sclerosi e rovina” (p. 64).
L'opera è strutturata in quattro parti: “Cronache e scenari”, “Polemiche e occasioni”, “Autori e personaggi”, “Libri e riviste”. Cosa accadeva nel decennio raccontato da De Turris? Semplice: crollava il monolite del comunismo, e si schiantava al suolo l'antico approccio marxista alla letteratura di genere. Qual era? Fonte, “Kommunist”, organo ufficiale del Partito Comunista Sovietico: la fantascienza doveva “impegnarsi a creare una visione del mondo del futuro basata sulle 'prospettive sociali che si incarnano sotto i nostri occhi', adeguando i propri procedimenti fantastici alle leggi obiettive di sviluppo della società (naturalmente, comunista) e soprattutto 'risolvendo sempre a favore dell'uomo il conflitto tra l'uomo e la macchina'”. Andava evitata l'ineluttabilità del comunismo: nessuno poteva e doveva immaginare un mondo diverso (p. 37).
“I quattro cardini del marxismo non hanno più retto alla prova del tempo e dei fatti: internazionalismo, massificazione delle coscienze, ateismo istituzionalizzato (…). L'orgoglio nazionale, la necessità di affermare la propria individualità, il sentimento tra loro (…) hanno costituito la miscela ideologica esplosiva che ha fatto leva sul concreto disagio materiale di popolazioni costrette, nella Vecchia Europa, a dieci anni dal Duemila, sull'orlo della fame” (p. 34)... e questa non è fantastoria, né fantascienza. Buon viaggio.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gianfranco De Turris (Roma, 1944), giornalista, critico letterario e narratore italiano.
Gianfranco De Turris, “Cronache del fantastico. Science Fiction, fantasy horror su 'L'eternauta' (1988-1995)”, Coniglio, Roma 2009. Prefazione di Antonio Faeti. Postfazione di Ernesto Vegetti. Collana Maxima Amoralia.
Gianfranco Franchi, marzo 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.