Colui che gli dei vogliono distruggere

Colui che gli dei vogliono distruggere Book Cover Colui che gli dei vogliono distruggere
Gianluca Morozzi
Guanda
2009
9788882468989

“Com'era quella frase che ho letto sull'annual di Aquaman? A colui che gli dei vogliono distruggere, prima viene data in dote la pazzia. Bella frase. Mi è sempre piaciuta. Mi sembra si sposi col mio stato mentale” (Morozzi, “Colui che gli dei vogliono distruggere”, p. 202).

“Colui che gli dei vogliono distruggere” è un romanzo strutturato in due parti, due binari paralleli che giocano a rincorrersi, e infine s'intrecciano, inaspettatamente: il primo è decisamente fantascientifico, a dispetto dell'ambientazione prima (ovviamente: Bologna), il secondo è puramente narrativo. Il secondo è festoso e gioiosamente autoreferenziale e autocelebrativo: è un grande ritorno del Kabra, protagonista dell'opera prima di Morozzi, “Despero”, e di tutti i personaggi (o quasi) incontrati in quell'esordio; special guest, Elettra, la musa lunatica e volubile di “L'era del porco”. Anello di congiunzione tra i due mondi, il giornalaio ossesso dai fumetti dei supereroi incontrato sempre nell' “Era del porco”. Prima morale della favola? Semplice: sì, potreste addirittura leggere questo romanzo come un libro a sé stante, complici tutta una serie di generose sintesi sparpargliate qua e là, tra un capitolo e l'altro, e probabilmente capireste lo stesso il senso di tutto. Ho detto: probabilmente. Morale autentica? No, fossi in voi non mi brucerei la gioia di studiare l'opera in sequenza – perché a questo punto si direbbe proprio che questi tre libri formino un corpo unico, un trittico. Solo Douglas Adams sapeva scrivere trilogie in cinque libri, ma non escludo che Morozzi possa spiazzarci. In ogni caso, e definitivamente: qualora non abbiate già amato e interiorizzato a dovere “Despero” e “L'era del porco”, sappiate che state per perdervi qualcosa di emozionante. Ossia, la fine del viaggio, il punto e a capo, con tanto di imprevisto happy ending.

“Colui che gli dei vogliono distruggere” è una sorta di luna park dell'immaginario e dei personaggi dello scrittore bolognese, classe 1971. Questo è il prototipo del libro nato per la gioia dei fan e degli aficionado di un artista, come quando nei fumetti vengono pubblicati numeri speciali che raccontano l'amicizia – o almeno l'incontro – tra due supereroi contemporanei. Sì, di solito funziona; addirittura quando si incontrano due antieroi come Dylan Dog e Martin Mystere, qui in italia. Non ve ne ricordate? Male.

Entriamo nel vivo. Ci sono due piani differenti: Terra Prima e Terra L. Che succede in Terra Prima? Succede che i Despero hanno fatto un passo avanti, sono passati begli anni e Kabra ha cambiato un'altra volta parte della formazione; non c'è più una bassista di cui innamorarsi, dopo le ultime esperienze – quella di Sarah e quella del suo clone; al suo posto c'è un bassista gay, un playboy gay sudamericano, Santiago. Fine degli equivoci? Niente affatto. Alla chitarra c'è – reggetevi forte – una tizia che non batte mai gli occhi, e assomiglia vagamente alla stupenda Helena Bonham Carter di “Fight Club”, ibrida Winona Ryder. Sì, è la famosa Elettra che aveva spezzato il cuore del “cugino” di Kabra, chiamiamolo così, l'altro scrittore-musicista dei Sickboys (“L'era del porco”). Kabra ha tutte le intenzioni di tenere l'amore ben distante dalla band, ma non è detto che possa riuscire nell'impresa. È un buon momento per i Despero; c'è stata una comparsata televisiva in cui Kabra ha cancellato il ricordo del rock talebano (è successo anche questo, nel frattempo. Vedrete). La casa discografica s'attende il capolavoro per rilanciarli definitivamente. Potrebbe accadere. Sta a Kabra tirare fuori una nuova “Imagine”, e non è detto che sia impossibile. Come sempre, avrà bisogno di un amore delirante, atipico, disturbato e perturbante. Ci cadrà con tutte le scarpe, a dispetto di anni da autentico anaffettivo, ferito com'era dal ricordo di Sarah. Intanto sa che l'ispirazione non verrà dai discorsi che sente fare in treno: tutte le volte che li ascolta medita un'opera rock sugli Ultimi Giorni dell'Umanità (p. 71).

Kabra vivrà un'esperienza in particolare un po' al limite: durante un concerto, il cantante di una band (già meditava di ingaggiarlo) morirà folgorato. Sarà Shatterthunder, il giornalaio pazzo, uno che cerca varchi tra i mondi nei cessi della stazione, a rivelargli che forse non è morto. E fermiamoci qua.

L'altro piano è Terra L. Lì Daniel, titolare di un negozio di dischi e fumetti usati, vive assieme a Sandra. Lei è più innamorata della scrittura – ha appena esordito, e ha una gran voglia che tutto le vada bene – che del suo vecchio fidanzato, a quanto pare. Lui soffre. Come se non bastasse, Daniel ha una doppia identità: può diventare un superoe, Leviatan. I suoi poteri cambiano ogni dodici ore; a volte, può anche viaggiare nel tempo. Utile per uno che vende vecchi fumetti e vecchi dischi, a ben guardare. Ha già una certa età, ma è uno che invecchia molto lentamente. Ha avuto identità sinistre, in passato; i nomi erano molto simili a quelli di vecchi calciatori del Bologna come Sanchez e Kolyvanov. Ha salvato già mille volte il mondo, gli hanno dedicato film e fumetti, e... e la sua prima fan è sua moglie, Sandra. Soltanto che lei non ha capito che Leviatan è Daniel. Forse perché hanno due facce diverse, uno Keanu Reeves e l'altro John Cusack.

Leviatan, tra non molto, dovrà fronteggiare le nuove tremende macchinazioni di gente come Lou Reed e David Bowie; c'è uno strano tizio, Johnny Grey, che ha scritto tutte le loro canzoni molto prima di loro. E non soltanto le loro. Chi è Johnny Grey? Come fermare le mancate rockstar? Come riconquistare – da Daniel – sua moglie? E fermiamoci qua.  Fermiamoci qua.

Cosa va, cosa non va. Va che come terzo libro della trilogia dell'identità artistica di Morozzi questo libro funziona di lusso: è romantico, intelligente e divertente, allinea e calibra a dovere tutta una serie di cose, è riuscito e... è fico, semplicemente, per chi ha amato gli altri due libri, ritrovarli così pienamente rivitalizzati. Non c'è niente di forzato o di macchiettistico, fila tutto liscio; l'esito è rassicurante, l'impatto distensivo. Cosa non va, invece: non va che che la trama di Terra L – quella, diciamo, fantascientifica e fumettistica – perde un po' di colpi, rallenta, si ripete e ogni tanto si intoppa, e rimane un po' (volutamente?) irrisolta. Morozzi se ne rende conto e nelle ultime battute ammette d'aver lasciato, giocosamente, qualcosa per strada (e già nelle prime battute s'è servito d'un narratore competente ma inesperto...). Fa niente? Abbastanza. Perché il gioco comunque tiene; forse non ha il respiro per essere un romanzo, e la bacchetta magica ha saputo allineare questo strano romanzo sbagliato al romanzo giusto di Gianluca Morozzi, e allora l'esperimento è andato bene così. Punto.

La sensazione è che questo libro servisse all'autore – anche, e forse soprattutto – per plasmare un'ideale femminile non diverso dal passato (e questo è estremamente interessante), ma diversamente morbido e sedotto dal protagonista del romanzo: è come se questo libro fosse una sorta di riscatto (non di vendetta. Vendetta non direi). Ma per parlarvi a dovere di tutto ciò dovrei, purtroppo, raccontarvi quel che non si può. E quindi tutti in libreria, a ordinare e leggere in sequenza “Despero”, “L'era del porco” e “Colui che gli dei vogliono distruggere”. Buona narrativa pop italiana: intelligente, divertente, bolognese e molto meno scanzonata di quanto si potrebbe pensare.  La chiave è la musa. Come sempre – e come si conviene.

(for those about to rock) we salute you

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gianluca Morozzi (Bologna, 1971), scrittore e musicista, ha esordito pubblicando il romanzo “Despero” per Fernandel nel 2001. È stato tradotto in Inghilterra, America e Germania. Sostiene di essere “il più grande tifoso del Bologna mai esistito”; a quanto pare è proprio così.

Gianluca Morozzi, “Colui che gli dei vogliono distruggere”, Guanda, Parma, 2009.

Approfondimento in rete: WIKI It

Gianfranco Franchi, agosto 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.