Alet
2011
9788875201753
“Colpiscimi” è la kieslovskiana e ozpetekide opera prima di una giornalista milanese classe 1975, Olivia Corio: è un romanzo pieno di sentimento, di umanità e di pietà. È una meditazione sui rovesci della sorte, sulla sofferenza, sulla prevedibilità: sulla paternità e sulla maternità, sul destino e sulla verità. L'artista meneghina fonda la narrazione su una serie di capitoli brevi caratterizzati da un buon ritmo e da dialoghi spesso decisamente convincenti, filtrati da un credibile parlato; non manca qualche cicatrice degli ascolti dell'autrice, e dei suoi personaggi, a colorare qualche sequenza di un buon retrogusto pop. Il libro appare nella promettente e già seducente collana “Iconoclasti” della Alet di Padova: una collana ideata e diretta dalla letterata patavina Giulia Belloni, già madrina degli “Intemperanti” in Meridiano Zero e dei “Giovani Cosmetici” in Sartorio.
In un'intervista rilasciata a Francesca Frediani di “D-La Repubblica delle Donne”, Olivia Corio ha spiegato il segreto del titolo, e la segreta portata del titolo: “Viene da una poesia-preghiera del premio Nobel Tagore: 'Ti prego, Signore, colpisci la debolezza del mio cuore'. Indica la necessità di risvegliarsi dal torpore, di cambiare. È il desiderio di tornare alla vita, anche attraverso un duro colpo”. Questo è il mood di buona parte dei personaggi, non soltanto della protagonista e involontaria dea ex machina della vicenda, Mariasole. Tutti i personaggi di questo libro combattono contro il torpore, vanno incontro a un cambiamento drastico, radicale, spesso agognato – non domandato. E non è detto, naturalmente, che questo cambiamento possa essere un successo. La cosa che sembra essenziale è andare incontro a questo cambiamento: deciderlo, e disporsi a viverlo. Risvegliarsi: potenziare la propria lucidità: innescare le dinamiche del cambiamento, per quanto dolorose possano essere.
Risvegliarsi per essere, in altre parole: finalmente, essere, e non più esistere. Essere davvero.
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Mariasole è in bici. Mariasole aspetta un bambino, da Lorenzo. Non sa nemmeno perché sta andando ad avvertirlo, Lorenzo. Quella volta là, quando il bambino è stato concepito, doveva essere l'ultima. Era stato un grande amore, era finito da un po'. Mariasole aspetta un bambino e sta decidendo cosa fare. Sta pensando a quante rinunce serviranno, per essere quello che non avrebbe voluto essere mai: madre. Sta pensando al senso di un cambiamento assoluto, per riallineare tutto quanto, per cambiare le priorità delle sue giornate. E poi succede qualcosa che non pensava possibile. Un incidente. Buio. [Un incidente stradale. In Italia, ogni giorno, seicento feriti e quindici morti. Ogni giorno, sulle strade].
Pietro sta andando in ospedale. Sta per nascere suo figlio. È una nascita tanto attesa, tanto sofferta. Viene dopo anni di sacrifici e di angosce, di dissociazione e di spese incontrollate. Viene dopo una vita, quando pensava che non sarebbe successo più. Pietro sta andando da Sofia, e ha paura di fare tardi. Per questo corre. E correndo con la macchina prende in pieno una ragazza in bici. Mariasole.
Sofia era diventata crudele, per quanto aveva sofferto, perché i bambini non venivano. S'era ritrovata a odiare chi aveva avuto un figlio. A sentire una punta di piacere per le famiglie cui andava male qualcosa. Ma adesso stava per succedere qualcosa. No?
Lorenzo aspetta Mariasole. Non s'aspetta che succeda niente. Tra loro è tutto finito. Da un pezzo. Ma forse c'è qualcosa di più. Forse, per Lorenzo, è finita con le donne, in generale. Di lì a poco potrebbe averne conferma.
E poi c'è Massimo, che fa l'autista soccorritore, e guida l'ambulanza, per sublimare il dolore di un incidente accaduto a una persona speciale, tanto tempo prima. È Massimo che porta in ospedale Mariasole. A Massimo piace suonare la batteria. E noi con la trama ci fermiamo qui.
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“Ecco Mariasole: pedala, i cerchi girano lenti, il cuore corre al posto delle gambe, strappa sangue ai muscoli, ruba fiato. È che si agita se pensa a Lorenzo, perché avranno un bambino e lui non lo sa. Glielo dirà tra poco e non saprà trovare le parole, le cercherà con le mani in tasca, le dita nascoste nella tana della fodera, i pensieri raccolti in nodi difficili da allentare, ma dovrà parlare, questo è sicuro, e non sarà facile”. E da questo bruciante incipit ha inizio la sua storia, e quella di tutta una serie di persone che le vivono a fianco, consciamente o meno, volontariamente o meno.
Da leggere. Pizzica qualche corda che va stuzzicata a dovere, ogni giorno: la corda della tolleranza, la corda della speranza, la corda del cambiamento. E parla d'amore, e della vita. Con buona personalità, e con grazia.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Olivia Corio (Milano, 1975), giornalista e scrittrice italiana. Ha studiato Filosofia e Sociologia a Londra. Ha lavorato per “Grazia”, “Mtv” e “Cosmopolitan”, scrivendo di musica, costume e società. “Colpiscimi” è la sua opera prima.
Olivia Corio, “Colpiscimi”, Alet, Padova, 2011. Collana “Iconoclasti”, 2. Direttrice editoriale, Giulia Belloni. Progetto grafico di Giulia Belloni. Design di Valentina Mai.
Gianfranco Franchi, maggio 2011.
Prima pubblicazione: Lankelot.
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SEMPRE A PROPOSITO DI "COLPISCIMI"...
A un anno di distanza dalla prima uscita, "I cani vanno avanti" della rediviva Valentina Brunettin, appare il secondo titolo dell'attesa nuova collana di narrativa italiana di Giulia Belloni, "Iconoclasti", pubblicata dalla Alet di Padova. "Colpiscimi" è un romanzo mosaicale e cinematografico, drammatico e rocambolesco: è la narrazione di una serie di destini e di vite intrecciate a partire da un incidente stradale, descritto senza artificiosità, e senza nessuna retorica. È un libro estremamente sentimentale e spirituale: mai piccolo borghese, nemmeno nella drammatizzazione.
Punto di forza di questo bel giocattolo letterario, al di là della buona tenuta della narrazione, è l'impenetrabile prepotenza della sorte, e la sua fantasiosa capacità di assemblare e mescolare esistenze apparentemente inconciliabili. L'autrice, l'esordiente Olivia Corio, è una giornalista lombarda nata negli anni Settanta, alle spalle varie esperienze redazionali, da Mtv a Grazia, passando per Cosmopolitan. Sa scrivere con intensità e trasporto, e quando necessario cede alla crudezza; sa rappresentare con efficacia le disordinate dinamiche interiori di personaggi decisamente diversi tra loro. Nelle descrizioni, invece, è di una puntualità e di una precisione a volte eccessive: non rimane quasi niente all'immaginazione. Tutto può essere aggettivato, o quasi. Così: "Massimo apre uno sportello, fa scorrere uno scaffale mobile sui suoi binari, prende due tazzine da caffè grigio scuro, con i bordi irregolari lavorati a mano, le posa su un vassoio di legno sbiancato, apre una confezione di zucchero di canna, lo versa nella zuccheriera in vetro trasparente, da un cassetto estrae strani cucchiaini in accaio opaco senza la parte concava". Ci siamo capiti.
Il titolo del libro va omaggiando un passo del poeta Tagore: l'artista domandava a Dio di colpire la debolezza del suo cuore, perché potesse restituirgli forza, e lucidità – perché sapesse risvegliarlo alla vita. In "Colpiscimi" sono parecchi i personaggi che riescono a capire come fare. Magari accadrà anche ai lettori.
Gianfranco Franchi, maggio 2011. Prima pubblicazione: BlowUp
“Colpiscimi” è la kieslovskiana e ozpetekide opera prima di una giornalista milanese classe 1975…