Centuria. Cento piccoli romanzi fiume

Centuria. Cento piccoli romanzi fiume Book Cover Centuria. Cento piccoli romanzi fiume
Giorgio Manganelli
Adelphi
1995
9788845911521

“Da tempo ha imparato che non ci si sveglia mai nella propria stanza: ha, anzi, concluso che non esiste stanza, che pareti e lenzuola sono una illusione, una finta; sa di essere sospeso nel vuoto, di essere, lui come ogni altro, il centro del mondo, dal quale si dipartono infiniti mondi. Sa che non potrebbe reggere a tanto orrore, e che la stanza, e perfino l'abisso e l'inferno, sono invenzioni intese a difenderlo” (Ventuno, p. 48).

Tra gli “Esercizi di stile” di Queneau (1947) e “Se una notte d'inverno un viaggiatore” di Calvino (1979), ecco la “Centuria” di Manganelli: un'opera originale e seducente, a metà strada tra il divertissement e la divagazione metaletteraria sul senso e sull'opportunità della narrativa, strutturata in cento racconti brevi; cento fogli A4. In prima battuta, quindi, questa è e rimane una raccolta di racconti nata come scintillante, sfavillante esercizio di stile.

Cento piccoli romanzi fiume: “ma così lavorati in modi anamorfici, da apparire al lettore frettoloso testi di poche e scarne righe”, scriveva Manganelli nella bandella, prendendosi gioco di noi. Eh. Prendo in considerazione la prima edizione (Rizzoli, 1979) e non la seconda (Adelphi, 1995), caratterizzata, stando a quanto scrive Roat su “L'indice”, da qualche integrazione di lusso: “Nell'odierna edizione sono state affiancate 'altre centurie', trentun pezzi, undici dei quali inediti e venti già comparsi nel 1980 sulla rivista Caffè, nonché sette racconti che l'autore aveva scartato. Il volume è arricchito altresì da un'introduzione a firma di Calvino e dal breve risvolto di copertina dell'edizione del 1979, scritto dallo stesso Manganelli”. Italia Libri integra: “Centuria fu per Manganelli l’occasione per essere conosciuto dal grande pubblico, tanto da valergli il Premio Viareggio. Pubblico non solo italiano: Centuria fu infatti il primo dei libri di Manganelli a essere tradotto all’estero e fu Calvino a presentarne con un intervento la versione francese”.

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“Ha sonno, ma sa che non è il sonno notturno, dei sogni e fantasmagorie e del riposo. Ma non è neanche il sonno della morte. Si sente troppo sciocco, non è da tanto. 'Muoiono anche gli sciocchi' si dice, come per confortarsi. Scuote il capo, come a dire: 'Se ne dicono, di cose'” (Ventiquattro, p. 54)

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C'è qualcosa che possa giustificare una recensione o una semplice scheda di un libro del genere? C'è qualcosa di uniforme, a parte la lunghezza dei testi e l'assenza dei titoli, c'è qualcosa di coerente? Onestamente, credo si possa dire che c'è qualche tema ricorrente (assenza; sogno; metempsicosi; amori perduti; cavalieri e draghi; fantastico) ma non un disegno limpido o matematico, a monte: non si intravede un piano dell'opera, un'idea originaria diversa dalla stesura di cento pezzi di argomento vario, e di durata ben definita. Non è un caso se i 100 racconti della “Centuria” siano diventati 131 nella seconda edizione dell'opera, in questo senso; sospetto che non abbia senso andare a cercare complesse e ricercate architetture calviniane in una raccolta come questa.

“Centuria” va trattato come un vino da meditazione: è un libro che va degustato, con studiata lentezza, fingendo che ogni singola espressione sia stata elaborata con chissà quali incredibili difficoltà e con chissà quale misterioso metodo dall'autore. Bisogna essere, in altre parole, lettori capaci di barare: bisogna dichiararsi pronti a credere all'inganno d'un elaborato parto, per meglio gustare queste cento piccole creazioni.

La lingua letteraria è il loro punto di forza; assieme all'intelligenza di qualche frammento. Avrei voluto selezionarne tanti (almeno cento, no?), ma preferisco proporne due soltanto. Il primo va accompagnato a un buon bicchiere di grappa: versatevelo pure adesso. Tornati? Bene. Sorseggiate. Leggete ora. “Ma una chiesa è una forca? In un certo senso, lo è: è un luogo progettato come una stazione di transito verso il niente” (Trentasei, p. 78).

Interiorizzate con calma. La letteratura, a volte, è come una buona grappa. Dovete lasciarla riposare, e poi servirvela e nutrirvene con grande lentezza. Secondo sorso, adesso. “Col tempo, è diventato un appassionato dell'attesa. Egli ama aspettare. Puntualissimo, detesta i puntuali, che lo privano, con la loro maniacale esattezza, del piacere incredibile di quello spazio vuoto, in cui non accade nulla di umano, di prevedibile, di attuale, in cui tutto ha l'odore esilarante e indefinibile del futuro” (Trentatré, p. 71).

L'odore esilarante e indefinibile del futuro è il concetto che voglio vi accompagni fino ai vostri scaffali, in cerca di letteratura di Giorgio Manganelli da studiare, schedare e condividere da queste parti e con i vostri amici, dove vorrete. Se avete qualche amico copywriter, o giornalista, o consulente editoriale capace di scrittura di buona qualità in tempi da cronista, vi suggerisco di sottoporre loro l'opera perché possano determinarne tempi di stesura plausibili e ripetibilità, o vagliarne l'appetibilità commerciale. Le loro risposte saranno sorprendenti. A queste risposte posso aggiungere soltanto che se non fosse stato Manganelli il padre di un libro di cento racconti da una pagina, onestamente non avrei avvicinato l'opera neanche con un bastone.

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“Era ora. Da vent'anni la letteratura italiana ha uno scrittore che non assomiglia a nessun altro, inconfondibile in ogni sua frase, un inventore inesauribile e irresistibile nel gioco del linguaggio e delle idee: e non era mai stato tradotto in francese prima d'ora. Questo vuoi dire che l'idea che il lettore si è fatto della letteratura italiana negli ultimi decenni mancava d'un dato essenziale: dal momento in cui la sagoma di Manganelli si staglia all'orizzonte, cambiano tutti i rapporti di prospettiva del paesaggio intorno” (Italo Calvino).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giorgio Manganelli (Milano, 1922 – Roma, 1990), narratore, critico, traduttore, giornalista e saggista italiano. Si laureò in Lettere presso l’Università di Pavia; fu consulente editoriale Adelphi, Einaudi, Mondadori.

Giorgio Manganelli, “Centuria”, Rizzoli, Milano 1979. Bandella di GM. Oggi, Adelphi, Milano 1995.

Prima edizione: 1977.

Gianfranco Franchi, agosto 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.