a.car
2009
9788889079799
Lupi torna ad ambientare pezzi noir in Italia: in primis in Toscana, quindi tra Lombardia e Calabria. Ne deriva una raccolta di almeno discreto impatto, caratterizzata da una forte immediatezza e dalla solita capacità di cantare e inventare e variare storie. C'è qualche – abbastanza inedita – concessione sentimentale, le solite febbrili impennate sanguinolente, qualche intervallo erotico. Abbastanza per divertire non soltanto i fan del genere, e archiviare il ritorno della narrativa del cubano di Piombino sul territorio nazionale: in attesa di un romanzo che sappia raccontare la Toscana (il lato oscuro della Toscana) e ibridare horror, sesso, impegno sociale e fantastico.
Tredici pezzi: il primo ben lo conosciamo, si tratta de “Il palazzo", è un racconto lungo scritto tra febbraio e marzo del 2001. Originariamente pubblicato assieme a “Un Natale senza ricordi” nell’ormai irreperibile edizione eponima, nel 2002, in passato incluso in “Cattive storie di provincia”, apprezzabile antologia di autori toscani cari alle Edizioni Il Foglio (da Naspini a Micheletti; prefazione di Maggioni), trova oggi spazio in questo nuovo e ben diverso “Cattive storie di provincia” a firma Lupi (Edizioni A.Car, 2009). È un notevole racconto noir, fondato su una buona idea di base – la narrazione satirica della quotidianità delle famiglie che vivono in un condominio – e giocato sul riuscito escamotage di un doppio finale a sorpresa.
Veniamo a “Un ragazzo di nome Simone”: si tratta di una breve prosa dal retrogusto giornalistico ispirata ai fatti di Piombino, 1999; un padre di famiglia, piccolo borghese e fragile di nervi, massacrò la famiglia e fece saltare in aria l'appartamento dove viveva. Lupi assume toni paternalistici (!), prendendo atto del tardivo e inutile pentimento dell'assassino: “Forse non è troppo tardi, piccolo Simone. Forse puoi ancora guarire dal male di vivere” (p. 55). Lo stile è molto vicino a quello delle schede di “Coppie diaboliche”.
Terzo racconto è “La casa scomparsa nel bosco”, storia del ritrovamento d'un teschio nel bosco, reminiscenza di antichi misteri della foresta del Belagaio: un tetro omicidio-suicidio con sparizione della villa. Il narratore – limpido alter ego di Lupi, con tanto di scoperto culto per l'horror – si ritrova a indagare sull'accaduto assieme alla moglie; il finale – a sorpresa – non ve lo rovino.
“La chiesa maledetta” sembra la sceneggiatura di un fumetto: è una vicenda di spettrali streghe che tornano a domandare giustizia, secoli dopo la morte, ai sacerdoti dei giorni nostri; facile allegoria delle responsabilità storiche della Romana Chiesa. “La ragazza dal vestito rosso”, invece, è una delle migliori prove della raccolta. Lupi racconta una vecchia storia piombinese, ascoltata ed ereditata dal nonno; è la vicenda di una quindicenne che morì, violentata da un branco, e che molto tempo dopo un giovanotto pensò d'aver salvato, quando la incontrò come fantasma, e seppe restituirle giustizia. Buona materia per un cortometraggio.
“La scala dei ricordi” è una nuova vicenda di spettri – una sorta di variazione sul tema del racconto precedente. Cambia il narratore (un vecchio commesso viaggiatore) e cambia l'ambientazione (Calabria); la sensazione di incredulità per l'esperienza è la stessa, la convinzione che tuttavia sia stata reale inalterata. Passiamo a “La villa dei lamenti”: fantasmi in Lombardia, topos classico della casa infestata – una sorsata d'acqua fresca, un racconto semplice destinato al puro intrattenimento.
“Oltre ogni limite” è una torbida vicenda di sesso (incestuoso), omosessualità (lesbica e gay), violenza (a buon mercato). “Pellicole di terrore” poggia su una buona idea: snuff movies nel circuito dei cinematografari romani di serie B. Potrebbe diventare un romanzo, se fosse sviluppato e architettato a dovere.
“Per sempre insieme” è la macabra e romantica storia di un amore spezzato prima del tempo, e d'un triste pellegrinaggio della donna alla tomba dell'amato. “Il supermercato” è un omaggio a Dario Argento, in prima battuta, e una rapida incursione nell'immaginifica vicenda di omicidi in un contesto inatteso come quello che potete sospettare dal titolo. “La spiaggia” e “Notte di sangue” sono gli ultimi due racconti: nel primo, fobia della pagina bianca, difficoltà di ispirazione, parata di culi in spiaggia a consolare un narratore che sembra non avere la minima idea della direzione da dare alla sua storia; cerca squarci di senso nei ragazzini, osservandone uno che legge e sembra incompreso dai coetanei, ascoltandone un altro che racconta stravaganti invenzioni... la fine del viaggio è l'ennesima morte violenta, testimoniata da osservatore, spettatore assieme ai bagnanti. Nel secondo, incarnazione d'una nuova coppia diabolica; peccato che lei non ne se sia ancora accorta.
Lupi ha dichiarato: “Non sono racconti scritti nello stesso periodo, ma sono storie raccolte dal 1999 al 2009. Il racconto più vecchio è 'Notte di sangue', che uscì come corto per Effedue nel 1999, ma in una versione completamente diversa, più involuta. Il palazzo è il racconto più complesso, uscito su rivista e in antologie un sacco di volte. Ecco, forse è 'Il palazzo' il racconto al quale sono più legato, non fosse altro perché vinse il Premio Città di Pescara nel 2003 e mi fece mettere in tasca ben 1500 euro. Venne votato da una giuria di studenti liceali… 'La scala dei ricordi', invece, dicono che sia il mio più bel racconto fantastico ed è stato scelto per molte antologie. Mi piace vedere riuniti insieme, come per un gioco del destino, diversi racconti che attraversano dieci anni della mia vita” (fonte: JuJol).
Un libro molto al sangue.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa.
Gordiano Lupi, “Cattive storie di provincia”, A.Car, Milano 2009.
Bandella di Gordiano Lupi: “Il mio primo libro di narrativa, Lettere da lontano (1998), era una raccolta di racconti che trasmetteva un’immagine tranquillizzante della vita in provincia. Cattive storie di provincia è il lato oscuro di quelle storie, perché si compone di tredici racconti neri venati di crudo realismo per dimostrare che non esistono isole felici. La provincia toscana è lo scenario dove sono ambientati oscuri fatti di cronaca, storie di vite che si concatenano e danno vita a finali sorprendenti, omicidi atroci, delitti in famiglia, esplosioni di violenza incomprensibili. Tutto questo è la provincia italiana, il luogo geografico dove sono localizzati la maggior parte degli omicidi efferati. La Toscana fa da paradigma della globale situazione italiana”.
Gianfranco Franchi, aprile 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.