Caligola

Caligola Book Cover Caligola
Albert Camus
Bompiani
2000
9788845245954

È possibile riconoscere questo dramma di Camus come opera emblematica, nella sua produzione, per via dei numerosi rimaneggiamenti e delle tre versioni rielaborate e ritoccate nel corso di circa venticinque anni. Nell'edizione esaminata, il testo tradotto risale alla seconda versione, quella del 1941. Scelta accettabile per almeno due ragioni: la prima stesura, del 1938 circa, era stata giudicata acerba dallo stesso Camus; l'ultima, risalente agli anni Cinquanta, rifletteva integralmente le posizioni ideologiche e politiche dell'autore nel doloroso dopoguerra. Il dramma “Caligola” è opera malinconica e triste; è una descrizione che sa essere indifferentemente malinconica e allusiva della progressiva corrosione della lucidità antica della mente del Cesare; sino a manifestarsi come limpido spaccato dell'affermarsi di una nuova sua logica, una sorta di para-logica e non certo pseudo-logica, intrisa di reminiscenze filosofiche e contaminazioni letterarie.

Quanto noi contemporanei conosciamo di Caligola è filtrato e inquinato dai secoli e da certe mistificazioni storiografiche, che già seppero macchiare l'etica e la rilevanza storico-politica di un'altra carismatica e discussa figura imperiale, quella di Nerone. A questo proposito, posso rinviare alla lettura biografica e storiografica ospitata nell'opera omonima di Massimo Fini: di recente pubblicazione e facile reperibilità, è spiazzante per quanti hanno assimilato la lezione kitsch hollywoodiana e accolto pacificamente la gretta produzione, coeva all’imperatore, di faziosa storiografia. Massimo Fini è un giornalista e un ricercatore indipendente, detestato tanto dai clan della destra quanto dalle lobby della sinistra. Caratteristica, questa sua estraneità alle logiche contemporanee, che già in se stessa rappresenta una sorgente di fascino.

In merito a Caligola, prima di invitarvi ad investigare e approfondire la bibliografia dedicata, consiglio di accostarvi con deferenza e piacere all'opera di Camus. Non perché ritenga che la poesia possa essere più verosimile o più credibile della storia; ma perché sono persuaso che contemplare le sensazioni e apprezzare i conflitti interiori di questo personaggio, grazie ad una tragedia, sia il viatico ideale per valutarne un successivo e più maturo approfondimento storiografico.

Accostarsi all'opera di Camus, nella stesura del 1941, significa accostarsi ad una delle sue primissime realizzazioni artistiche; da buon cultore delle opere prime, convinto che vi si riflettano una freschezza e una autenticità altrimenti irraggiungibili, trovo già in questo una ragione di interesse. Associare Caligola a Camus è forse immediato, ad una prima impressione: tuttavia, vi prego di riflettere su quale sia stata l'interpretazione del Camus, prima di precipitarvi ad uniformare la nota follia dell'imperatore che amò Drusilla con quella segreta dell'artista che lo cantò.

Caligola è, sino al momento della morte della sua compagna, un imperatore pacifico ed equilibrato; artista appassionato, governa con grande capacità il suo popolo. Già nell'amore per la sua compagna, tuttavia, possiamo riconoscere i germi di una dissociazione mentale e di una perversione che avrebbe condotto ad esiti tragici: Drusilla è la sorellastra di Caligola. Il dramma ha inizio proprio nei momenti successivi al lutto per la perdita dell'amore: e si presenta come un'incalzante, severa e disordinata elaborazione del lutto; che dal particolare della sua relazione amorosa giunge a stabilire leggi universali. E quella che viene additata come crudeltà altro non è che la follia d'amore, disperata e incontrollabile e irrefrenabile, di chi ha perduto la perfezione dell'istante, e la gioia della condivisione del sentimento, e si trova - solo- a governare una società e un sistema in cui non crede. A Caligola si oppongono le fazioni del senato; preoccupate non tanto della sofferenza spirituale e fisica dell'imperatore, che ormai vagava di notte come il principe di Danimarca per i corridoi del suo palazzo, dormendo due ore al giorno, quanto dalla sua decisione di privare del denaro e delle proprietà e degli antichi diritti le classi più agiate e benestanti e influenti.

Caligola vuole essere quella peste che gli anni del suo impero non hanno conosciuto: vuole essere la rivoluzione e la consapevolezza della caducità e del dolore, vuole erigersi a simbolo della morte, e dell'unicità della vita. Caligola vuole incarnare un simbolo, attuando la più sregolata e cruenta oppressione del suo popolo. Medita e realizza, dunque, omicidi e uccisioni, ed espropriazioni e convulse e confuse ripartizioni del denaro; agogna la luna, agogna di possedere la luna, e ne domanda la via al suo liberto-poeta, che parte in missione non prima di averlo avvisato della prossima congiura contro di lui.

Al fianco di Caligola rimane una donna che, incapace di sostituire Drusilla, si innamora perdutamente della sofferenza e della follia di quell'uomo che, appena ventinovenne, reggeva il mondo occidentale sulle sue spalle, senza comprendere il senso profondo delle leggi dell'esistenza.

Sentiva giusto che tutti capissero che la morte era insensata: ed uccideva, e comminava omicidi, sempre più disperato. Negli specchi, dialogava con la sua ombra ed ascoltava le voci di chi aveva perduto. Quella era la sua sola compagnia. Dramma esistenziale dunque, e dramma della follia: e lamento dell'umanità perduta e dolente, e asservita al denaro e alla certezza dell'immortalità; Caligola è la variabile impazzita e l'equazione irrisolta del sistema, e da cardine ne diviene carnefice. Cercando una morte che presto otterrà, disperando in punto di perdere la vita di essere ancora vivo; e singhiozzando, perché quel che avviene è ciò che aveva desiderato.

Caligola detesta l'ipocrisia del sistema e dell'umanità che lo circonda: accenna solo in un istante a privarsi della sua maschera di imperatore-peste-rivoluzione, quando dialoga con il capo della congiura, invitandolo ad abbandonare la menzogna e a dichiarare serenamente le sue volontà e i suoi progetti; e in quell'unico istante di logica comune, di empatia con l'alterità, si vanifica quanto si sperava in realtà fosse. Caligola non è un alienato, né un maniaco. È sostanzialmente lucido. Il suo progetto ha un senso e una direzione. Tramite la morte, restituire la vita. Accettare la morte e convivere con l’idea di morire, per cambiare il senso della propria vita.

E allora, assisteremo alla sua messinscena teatrale, lo vedremo mascherarsi da Venere in presenza del senato e ordinare ai senatori di comunicare al popolo di aver visto dal vivo la Dea; Caligola spiega di aver rifiutato e sostituito gli Dei, pur di liberare dall'angoscia della presenza e del giudizio delle divinità gli uomini: quasi a voler suggerire che, in quei panni, può esserci lui, e può essere ucciso come colpevole di qualsiasi dolore e responsabile di qualsiasi contraddizione. Caligola vuole liberare gli uomini dagli Dei per emancipare l'umanità; si fa Prometeo, e ride dell'incomprensione che lo circonda.

Testo maledetto, questo, e solo a tratti rassicurante nei suoi accessi di delirio; altrove, scorgiamo solo disperazione, e solitudine, la solitudine più cupa e paradossale, quella dell'uomo più potente del pianeta; e rassegnazione alla morte, e dissoluzione della vita. Caligola cancella qualsiasi tabù, abbatte i totem e demistifica la natura degli uomini: incarna la violenza e il male per mostrare che tutto è come appare. E nell'ultimo istante della sua umanità, il conformismo della logica, corroso, si sgretola ai piedi della grandezza di un uomo. Tornare alla storia dopo tanta poesia sarà più spaventoso e arido; ma dall'insegnamento tragico, dall'agnizione tragica del senso del nonsenso, dall'espressione della follia di Caligola sorge un colore nuovo negli orizzonti dell'anima del lettore; la speranza di saper cogliere la bellezza e la purezza e l'amore in ogni singolo istante della propria esistenza.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Albert Camus (Mondovi, Algeria, 1913-Villeneuve-la-Guyard, Francia, 1960), dottore in Filosofia, tragediografo, romanziere, saggista e giornalista francese d’Algeria.

Albert Camus, “Caligola”, Bompiani, Milano,1994. Traduzione e introduzione di Franco Cuomo.

Edizione di riferimento: “Caligula”, Editions Gallimard, Paris, 1941.

Gianfranco Franchi, marzo 2002.

Prima pubblicazione: Ciao.com; a ruota, Lankelot.

Nell’edizione esaminata, il testo tradotto risale alla seconda versione, quella del 1941…