Baraonda

Baraonda Book Cover Baraonda
Fabio Piccoli
Michele Di Salvo
2004
9788889000489

A una settimana dalla maturità: vita, amori, incertezze e voli pindarici di quattro grandi amici. L’esordio di Fabio Piccoli è un romanzo breve intriso di buoni sentimenti, contraddistinto da una narrazione vivace, armonizzata da una struttura ben calibrata, da un discreto bilanciamento tra i personaggi, e indebolita da una lingua che alterna barocchismi e iperboli a insopportabili e gratuiti anglicismi – nessuno nega che siano parte delle nostre esistenze, ma l’ingombrante presenza di “well” e something like that trasforma, quando non dovrebbe avvenire, un romanzo d’un adolescente bolognese in una sceneggiatura d’un teen-movie americano. Tuttavia sarebbe ingeneroso insistere su quello che naturalmente appare come il punto debole del testo – ossia, la difformità e l’incompatibilità dei registri adottati – quando appare chiaro che questo romanzo non è stato scritto per cambiare la storia letteraria di questa nazione, ma per tributare un omaggio a un sentimento e a un’epoca della propria vita; si precipita così nell’autoreferenzialità, che onestamente qui non dispiace per una ragione – perché la percezione d’un legame tanto intenso e vivo con dei compagni, e il sentore della caducità e della precarietà d’ogni cosa, quando un mondo – quello della scuola – sta per finire, è appartenuta a tutti. Magari non ci si trovava a guardare le Due Torri – qualcuno era in Piazzale Michelangelo, altri sul balcone di Roma, al Gianicolo, o sulla Vedetta d’Italia, a Trieste – ma la promessa d’eternità l’abbiamo suggellata, “noi”.

E allora prima di accennare alla trama e alla struttura del libro preferisco rivolgere un auspicio all’autore – che quel che i quattro si sono giurati si sia avverato, e che niente possa essere mutato tra loro. “Baraonda” è una foto ricordo d’un gruppo di compagni – condivisa, senza eccessivo narcisismo e senza presunzione, con un pubblico di lettori che probabilmente non sarà eccessivamente grande.

Storia di Giacomo, che ha paura che tutto finisca e rincorre il tempo senza acciuffarlo; ha fame d’infinito, e ama una sconosciuta dai capelli viola. È il leader del gruppo: intelligente ed egocentrico, già bruciato dal fuoco sacro della Letteratura, fonde e confonde realtà e letterarietà; e parla come un bizantino di quasi diciannove anni – grottesco o atipico, a seconda delle circostanze. Storia di Emanuele, che ha un fratello più grande di quattro anni, Fabio, che un po’ lo stuzzica e un po’ lo protegge; Ema parla di sentimenti e crede nell’amore (in cui, pare, sia “un diesel”), mentre Fabio dispensa tecniche di seduzione, perché non ha più fantasia. Indovinate perché. Storia di Paolo, che vuole lasciare gli studi dopo il diploma; è la roccia del gruppo, allegro e sicuro di sé come appare, e pragmatico e concreto come pretende d’essere. È innamorato di una ragazza dagli occhi blu, e i due forse sono ancora troppo timidi per ammettere d’appartenersi. Storia, infine, di Andrea, coscienzioso e serioso, introverso e solitario; e d’una ragazza che incontrerà per caso, e che rischia di veder sparire.

Il libro è suddiviso in sette parti, da “Lunedì” a “Domenica”, suddivise rispettivamente in 5+6+6+7+5+9+4 capitoli. Il giorno che non viene narrato è quello del principio dell’estate, e della prima prova scritta della Maturità; e poco conta, in fondo, perché la linea d’ombra si solca e s’oltrepassa senza un riconoscimento formale, e senza che nulla accada davvero.

Baraonda” è composto per bozzetti e aneddoti; dalla descrizione del bar di Mario e dei gavettoni al compagno in ritardo, alla conversazione con un vecchio erotomane, dalla mitizzata “panchina del pensiero”, fino all’inatteso ciclone che non spazza via niente – forse. È un libro acerbo e iperbolico, trasandato e fresco; ma scritto con sentimento e innocenza – con quel sentimento e quell’innocenza che il tempo s’affatica a dissolvere, e soltanto i puri sanno mantenere e coltivare.

È un libro adolescenziale – una graziosa elegia dell’amicizia e della giovinezza; si perdonano allora i riferimenti diretti a Ungaretti, Svevo e Battiato, che risultano interferenze non del tutto indovinate, piccole esibizioni di erudizione e conoscenza e non certo chiavi di volta; si perdonano le descrizioni barocche dei nembi (p. 102), e lo straordinario entusiasmo del narratore per i suoi protagonisti, senza macchia, senza colpa e senza ombra.

È il libro dell’amicizia dei diciottenni – non si può pretendere misura. Attendiamo il prossimo libro di Piccoli, persuasi che sarà decisamente meno acerbo, retorico e fumettistico ed egualmente leggero e immediato.

PAROLE D’AUTORE (di FABIO PICCOLI)

Innanzitutto un sentito grazie a Gianfranco Franchi per la sua recensione, sincera, puntigliosa e foriera di elementi di riflessione. In effetti Baraonda non vuol essere nient’altro che un piccolo romanzo. Non ha pretese, non fa la voce grossa, mira a farsi sorseggiare come acqua appena fresca. Non propone insegnamenti, ma vuole soltanto raccontarsi, nel modo più diretto e immediato, puntando dritto al cuore. Per dire che cosa? Per parlare della vita, di quella trascorsa o di quella futura, a seconda del lettore che lo avrà tra le mani. Le sue pagine sono spaccati della storia di quattro amici con la “a” maiuscola, in una delle stagioni più belle e tragiche dell’esistenza; raccontano di loro e di un mondo ancora variopinto, pregno di sfaccettature e possibilità. Tutto qui. E, forse, è già abbastanza. Mi permetto però di spezzare una lancia a favore dei registri linguistici, allontanando un poco l’imputazione di un malriuscito caos. In effetti sia l’abuso dell’inglese nonché i “barocchismi” sono voluti, perché propri di un preciso personaggio (e del suo alter ego femminile). Si tratta esclusivamente di farina del sacco di Giacomo: del suo naturale modo di assaporare la vita, di divertirsi e rendere marasma ogni cosa. Per quanto riguarda invece le citazioni esplicite chiedo venia. Ma vi prego di credermi: non si tratta di manifestazioni di erudizione, ma del frutto della passione, della voglia matta di comunicare ad altri ciò che amo. Infine ringrazio ancora Franchi per l’augurio conclusivo rivoltomi, a cui spero di poter dare un giorno un seguito” (Fabio Piccoli, agosto 2004).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Fabio Piccoli (Bologna, 1976) scrittore italiano.

Fabio Piccoli, “Baraonda”, Michele Di Salvo Editore, Napoli 2004.

Gianfranco Franchi, agosto 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.