Balcanica

Balcanica. Viaggio nel Sud-Est europeo attraverso la letteratura contemporanea Book Cover Balcanica. Viaggio nel Sud-Est europeo attraverso la letteratura contemporanea
Diego Zandel
Raccolta di articoli, recensioni e interviste
Novecento Libri
2018
9788894340600

L'esperienza esistenziale di Diego Zandel – la nascita nel campo profughi di Servigliano, nelle Marche; la sua classica e già più volte estetizzata “complessità etnica”, caratteristica dell'Istria e di Fiume che ha nel sangue; l'onesta e verace, parziale “contraddittorietà politica” famigliare alle sue spalle, è l'humus di questa sua ultima fatica, “Balcanica. Viaggio nel Sud-Est europeo attraverso la letteratura contemporanea” [Novecento Libri, 2018; pp. 252, euro 16,50; collana “Entroterra”, prima uscita], una raccolta di articoli, saggi brevi, interviste e schede editoriali dedicata alla letteratura e alla cultura di Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia e Grecia, completa di incursioni nelle insolite Macedonia, Bulgaria, Albania, di uno sguardo furtivo alla Romania, di una fuggevole sbirciata alle ferite di Cipro e alla decadenza dell'Ungheria, infine di un coraggioso blitz turco, per lo più alla ricerca di dissidenti e di imboscati. Zandel condivide pezzi già apparsi tra “Osservatorio dei Balcani e Caucaso”, “Il Piccolo”, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “Thriller Magazine”, qualche appunto da editor, a volte addirittura anticipazioni e trailer di uscite prossime venture per la collana croata che dirige per la Oltre Edizioni, suddividendo i contributi nazione per nazione; il risultato è un quadernone pieno di appunti, di stimoli e di suggestioni, particolarmente riuscito per quanto riguarda le due nazioni che Zandel ha più di tutte nel sangue e nell'anima, vale a dire la Croazia e la Grecia, piuttosto equilibrato per quanto riguarda la Serbia e la Slovenia, divertente o almeno interessante per tutti gli altri Paesi. Il titolo va considerato “generico”, perché non mancano letterature “più mitteleuropee che balcaniche” come quella magiara e quella slovena, né letterature a rischio di ostilità nei riguardi dei popoli balcanici, come quella turca; è comunque un titolo giustamente caratterizzante.

Entriamo nel vivo del libro. Tra gli artisti sloveni, robusto spazio è dedicato al più ispirato, Drago Jančar, e ai suoi due libri migliori, vale a dire la “totentanz” di Marburg-Maribor, “Aurora boreale” [Bompiani, 2008] e lo storico-simbolico “Stanotte l'ho vista” [Comunicarte, 2015]; preziosa la segnalazione del romanzo di Miha Mazzini [Jesenice, 1961] “Il giradischi di Tito”, “nostalgia della vecchia Jugoslavia […] con punte di ironia e irriverenza nei confronti del regime comunista”, pubblicato da Fazi; sacrosanti le stilettate al nazionalismo sloveno di Boris Pahor, e alle sue ripetute bassezze e inesattezze nei riguardi dell'Italia, già individuate per tempo da Claudio Magris; buona la pagina dedicata all'austro-sloveno Florian Lipuš, autore de “L'educazione del giovane Tjaž”, postfata da sua maestà Peter Handke, pubblicata dalla fu Zandonai, demiurgo quel Giuliano Geri, patrimonio trascuratissimo dell'editoria tricolore.

Passiamo alla sezione croata. Notevole lo spazio dedicato alle scelte – diverse sono ancora “intuizioni”, non pubblicazioni – di Zandel come direttore editoriale di due collane della Oltre Edizioni; particolarmente fascinosi gli appunti dedicati a Tatiana Gromača, classe 1971, e al suo “Creature di Dio” tradotto dalla fiumana Laura Marchig. Libro sulla pazzia e sulla Croazia odierna: sulla retorica, sull'intolleranza, sull'eredità della guerra interetnica. C'è un'anticipazione di un libro in uscita [è dato “in distribuzione” proprio in queste settimane], vale a dire “Esercizio di vita” dello spalatino, di sangue fiumano, Nedjeliko Fabrio, classe 1937: nel suo libro riemerge, a dar retta a Diego, “l'impronta cosmopolita” di Fiume. C'è spazio per Daša Drndić e per il suo drammatico “Sonnenschein”, tradotto in italiano con un acrobatico e fuorviante “Trieste” da Bompiani nel 2015 – Zandel si sente orgoglioso di aver fatto pubblicare il suo “Doppelgänger” per la Oltre. Poi c'è la buona indicazione di un libro laterale di Olja Savičević Ivančević, dalmata, spalatina: si direbbe che nel suo “Addio, cowboy”, pubblicato nel 2017 dall'Asino d'Oro, si riconosca “la dimensione più intima” della città di Diocleziano, restituita con diversi pezzi di dialetto locale, caratterizzato da una forte influenza italiana. Per noi italiani ha particolare valore la segnalazione del libro della fiumana Laura Marchig, “Snoopy Polka”, un noir balcanico, restituito alle patrie lettere dalla Oltre. La Marchig, poetessa, è stata direttrice del “Dramma Italiano” di Fiume per dieci anni. Last but not least, non poteva mancare il bosniaco – croato d'adozione - Miljenko Jergović, altra trovata di classe della Zandonai di Geri: Zandel ha particolarmente apprezzato “Volga, Volga”, libro che costituisce una sorta di resa dei conti con il regime titoista, senza nostalgia né condanna.

Veniamo alla romantica Serbia ortodossa. Buono lo spazio dedicato a Dragan Velikić, l'artista padre di “Via Pola” [Zandonai, 2009], già ambasciatore a Vienna; non poteva mancare Dušan Veličković, quello del notevole “Serbia Hardcore” [Zandonai, 2008]: il nostro Zandel ha apprezzato “Balkan pin-up” [Zandonai, 2013], meditazione sulla Serbia e sull'eredità di Tito. Apprezzabile la scheda dedicata a Bora Ćosić e al suo nostalgico “Libro dei mestieri” [Zandonai, 2011]. Seducente la critica al “Profumo della pioggia nei Balcani” di Gordana Kuić [Bollati Boringhieri, 2016], storia al femminile di una famiglia ebrea sefardita, tra Sarajevo e Belgrado, lungo il Novecento. Dolorosa la testimonianza delle vergognose vicende socialiste titine di Goli Otok in un altro lavoro pubblicato dalla Bollati Boringhieri: si tratta de “L'Isola nuda” di Dunja Badnjevic, figlia di un partigiano, già alto dirigente della Federativa, caduto in disgrazia una prima volta nel 1951.

Veniamo infine alla sezione greca. Formidabile il ricordo del genocidio dei Greci del Ponto, per mano turca: 353mila uccisi e dispersi tra 1916 e 1923, su 700mila abitanti, senza contare quanti sono stati umiliati dalla costrizione alla conversione all'Islam: il romanzo utile per essere sensibilizzati a quella tragedia è “La ragazza del Mar Nero” di Maria Tatsos, pubblicato dalle Paoline. Toccante l'intervista a uno degli ultimi figli della perduta Polis, Costantinopoli, cioè Petros Markaris: sentite qua. “Non posso unire il senso della patria con nulla. Se c'è una patria, questa è la città in cui sono nato. Ed è Costantinopolis, la Polis, Istanbul, chiamatela come volete. Per me la Grecia è solo la patria linguistica, la patria che uso per scrivere. Per il resto, tutte le mie conoscenze provengono dalla cultura mitteleuropea, per aver studiato dal ginnasio in poi in Austria”. Quanta bellezza, quanta complessità. Notevole anche la pagina dedicata a Rea Galanaki, da Iraklio, Creta, classe 1947: il suo “Secolo dei labirinti” restituisce cento anni di vicende cretesi, dal 1878 al 1978, caratterizzate dall'eroica liberazione dai turchi, dal periodo della dittatura di Metaxas, dagli anni del democratico Venizelos e poi dei Colonnelli.

Veniamo adesso a cosa non va in “Balcanica”: la cura editoriale è stata parzialmente o decisamente inadeguata; l'indice è sbagliato, ad esempio: tutte le numerazioni sono slittate di 4 pagine in là. Parecchi vecchi articoli di Zandel sono caratterizzati da riferimenti cronologici come “è appena uscito” o “fresco di stampa”, tuttavia da nessuna parte si legge qual è stata la prima pubblicazione del pezzo, quindi ci si ritrova costretti a spezzare la lettura, staccarsi dal libro, andare al computer, sondare google o almeno il catalogo Opac SBN; poteva essere opportuno rivedere almeno quelle righe e riadattarle, era un blando lavoro redazionale. È poi forse eccessiva l'asimmetria tra certe letterature e altre, e probabilmente dipende soprattutto dalla relativa fortuna di certe letterature nelle nostre traduzioni – forse Diego poteva essere più radicale nel decidere di trattare solamente certi Paesi [Grecia, Croazia, Serbia, Slovenia] glissando sul resto, o comunque accennandone qua e là (parlando di Grecia è doveroso raccontare cosa rimane dell'Asia Minore, orribilmente turchizzata, e come vanno le cose a Cipro, soprattutto a Famagosta e a Nicosia e a Kyrenia). Ovviamente, non mancano refusi sciocchini. Capiamoci: sono tutte questioni che un editore esperto e serio avrebbe saputo, piuttosto facilmente, affrontare e razionalizzare; questo libro tiene invece a battesimo una collana, “Entroterra”, chiaramente ancora in fase di rodaggio: per capirci, in quarta di copertina viene indicato un indirizzo internet di riferimento, che corrisponde, invece, ad oggi, ad una associazione culturale per la promozione dell'arte figurativa, con sede a Brescia. Bravi ad aver scelto Zandel, decisamente meno bravi ad averlo trattato così.

Gianfranco Franchi, marzo 2018.

Prima pubblicazione: “Ponte Rosso”, aprile 2018

Per approfondire: 10 schede sui libri di ZANDEL in PORTO FRANCO.

Una raccolta di articoli, saggi brevi, interviste e schede editoriali dedicata alla letteratura e alla cultura di Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia e Grecia, completa di incursioni nelle insolite Macedonia, Bulgaria, Albania, di uno sguardo furtivo alla Romania, di una fuggevole sbirciata alle ferite di Cipro e alla decadenza dell’Ungheria, infine di un coraggioso blitz turco,

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