Adelphi
2003
9788845917639
“Il realismo mette tragici limiti a ogni finzione e, per conto suo, non raggiunge mai i propri limiti” (Flaiano, “La pietra turchina”, p. 25).
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Post mortem, apparve – a cura di Cesare Garboli - “Autobiografia del blu di Prussia”, una nuova, debole raccolta di pezzi editi e inediti di Flaiano, strutturata in tre parti: quella eponima, il “Taccuino del marziano”, e “La valigia delle indie”. Nell'Avvertenza, il curatore spiegava che il titolo non era estraneo alla poetica di EF: è “un titolo che appartiene interamente a Flaiano, e che ha accompagnato l'autore fin dai suoi inizi. Insieme al 'taccuino del marziano', alla 'spirale tentatively', alla 'valigia delle Indie', anche il blu di Prussia è uno dei tanti 'miti' di Flaiano, una delle tante costellazioni morali e fantastiche che non cessavano di orientare, con la loro scia luminosa, il loro palpito luccicante, il privato e vagabondo diario notturno dello scrittore. Due anni prima di 'Tempo di uccidere', nel 1945, quella fantasiosa meditazione che poi, riveduta e corretta, si chiamerà 'La pietra turchina', era annunciata dalla Editrice Cultura Moderna di Roma come un libriccino a sé, dal titolo: 'Contributo alla biografia del blu di Prussia” (Garboli, Avvertenza, p. 8. Ed. Rizzoli, 1974).
Nella prima sezione, “Autobiografia del blu di Prussia”, appaiono un inedito e due editi, provenienti da una fase “forse acerba ma già straordinaria” (Garboli); l'inedito è “La pietra turchina”, originariamente destinato a una collanina – come spiegava il curatore nella nota – successivamente mai pubblicata; quindi, appaiono “Prova di scrittura” e “Il minore”, raccontini apparsi sul “Popolo di Roma” nei primi mesi del 1943.
Protagonista principe della curiosamente sconnessa, ipervisiva e sghemba storia di storie della “Pietra turchina” è il Blu di Prussia, nato “dove i cattivi umori della terra cristallizzano”, fiero delle sue origini, velenoso, sordido, intelligente, pieno di rancori sociali (p. 21). I colori – ne è consapevole – sono uguali per tutti; lui solo è parziale, a volte per semplice e puro amore di polemica. Amarlo è da mediocri. Soffre comunque. Lui è uno che odia i mistici e la xilografia. Uno che potrebbe vivere meglio se non campasse alla giornata. Uno che odia l'acquerello e le donne; e posa da maleducato. Crede che il pessimismo sia pleonastico: è un istinto naturale, il pessimismo, un approccio inevitabile. Appassionante. La vicenda termina con la strana storia di una rosa nata nel naso d'un letterato depresso di nome Tristano, “Rosa Rosae”. Tutto ciò è piacevolmente delirante, ma il mistero può risolverlo solo Garboli. Qualcosa non torna, ma chiaramente sarò io a sbagliarmi.
“Prova di scrittura” è un divertissement che può restituirci l'ebbrezza del contatto con le vecchie macchine da scrivere, confermando al contempo i soliti guasti di ispirazione di Flaiano (cfr. almeno “Diario degli errori”). “Minore” è un mediocre esercizio di stile, argomento sofferenza della vita in famiglia di provincia dell'ultimo di sei fratelli: solitudine, incomprensione, incomunicabilità. Peccato sia rimasto allo stadio di bozza, così com'è è ingiudicabile.
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Passiamo alla seconda sezione, “Taccuino del marziano”: contiene massime, pensieri, aforismi, editi o meno, raccolti dall'autore a suo tempo con questo titolo e il sottotitolo “Istruzioni per l'uso del migliore dei mondi possibili”; si direbbe sia, spiega Garboli, il famoso taccuino di Kunt, steso durante il suo soggiorno capitolino (cfr. “Un marziano a Roma”). Assieme, tre oneste e dignitose “Confessioni romane” apparse su “Tempo presente” nel 1957, e due racconti, di interesse esclusivamente filologico: “L'inchiesta” e “L'ispirazione del mattino”, già edito sulla rivista “Igea” nel 1959.
Segnalo, tra gli aforismi memorabili: “Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso”, “Chi rifiuta il sogno deve masturbarsi con la realtà”, “Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma non meno letteratura”.
Infine, nella terza sezione, “La valigia delle Indie”, epigrammi (anche lascivi), versucoli (con battutine sull'ambiente letterario: frecciatelle a Moravia e Arbasino), epigrafi (a sé stesso, anche) lamenti, canzonette, missive (in versi), lo scherzo drammatico “Hamlet”, calembour e poesie in inglese.
In calce, facsimile di quattro schizzi di libri da fare. Abbastanza per invitare gli ossessi e i fanatici di Flaiano all'acquisto, abbastanza per invitare tutti gli altri a trascurare una pubblicazione del genere. Di sempre più dubbio gusto, e di nulla opportunità.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – Roma, 1972), giornalista, sceneggiatore, critico teatrale e cinematografico, romanziere italiano.
Ennio Flaiano, “Autobiografia del blu di Prussia”, Rizzoli, Milano, 1974. Scelta e cura di Cesare Garboli. Oggi Adelphi, 2003, a cura di A. Longoni. Sospetto abbia una struttura un po' diversa.
Approfondimento in rete: Wiki
Gianfranco Franchi, agosto 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.