Elliot Edizioni
2009
9788861920767
Bashford, misconosciuto scrittore inglese del primo Novecento, meno oscura figura di medico (membro del Reale Collegio di Medicina), poeta popolare, saggista (con pubblicazioni su “Lancet”) e scrittore, rimarrà probabilmente negli annali per via di questo romanzo grottesco e satirico, originariamente apparso, anonimo, nel 1924. Burgess, nella postfazione (datata 1966), saluta l'opera come uno dei grandi romanzi umoristici del Novecento: lamenta la sua scarsa circolazione in patria, festeggia la nuova edizione inglese e ribadisce l'ambientazione edoardiana se non addirittura tardo-vittoriana; atipica, in ogni caso, rispetto a quella scelta dai contemporanei (Woolf, Huxley, Joyce). Genere di riferimento è quello british della “deadpan comedy” (l'umorismo impassibile). Oggetto degli strali è l'ipocrisia religiosa inglese metropolitana. L'attacco è frontale e spesso decisamente divertente; il registro stilistico è un bizzarro letterario alto, inevitabilmente in contrasto con la materia trattata.
“Augustus Carp” è il romanzo di un nemico inflessibile del peccato: nato Augustus in omaggio più a suo padre e che a Sant'Agostino (e così sarà per suo figlio), tartassato da problemi di digestione, nevrastenia, tendenza agli eczemi, emicranie occipitali, gonfiore addominale flatulento (ma immune al vaiolo: p. 25), è un grande esperto di testi sacri (apocrifi inclusi) e di scritti di Longfellow. Accompagneremo Augustus in eroiche imprese: debellare la tigna, beccarsi una pallonata (sulla nuca), fronteggiare aggressioni (ottenendo pubbliche scuse), sorbirsi scene d'amore (con grave scandalo) e sabotare le sale da ballo; nel frattempo, l'infanzia gli viene “crudelmente strappata via come un geranio in boccio” (p. 60), e il giovanotto si ritrova a rispondere a una chiamata importante: diventerà un magnate cristiano: un cristiano commerciale. Possibilmente, un grossista. Commerciante ma cristianissimo, e pronto a estirpare il maligno in ogni cosa. L'età adulta di questo stupido cittadino (stupido ma avido lettore della Bibbia) è descritta con classe in passi come questo: “Ora ero pronto per vestirmi e, respingendo lenzuola e coperte, per prima cosa mi sporgevo in avanti per prendere i pantaloni che la sera prima avevo appositamente appeso sulla pediera. Tenendo fermi i pantaloni, alle cui estremità aderivano ancora i calzini, riuscivo, senza togliermi la camicia da notte, a vestire gli arti inferiori prima di alzarmi; e soltanto allora scendevo dal letto e attraversavo la stanza dirigendomi al lavamano (…). Dopo aver chiuso a chiave l'uscio e accostato le tende, mi toglievo la camicia da notte onde procedere alle abluzioni” (p. 166).
Siamo dalle parti dei libri di culto per bibliofili e bibliomani: l'opera, una stravaganza micidiale, è espressione di un umorismo estraneo alla nostra tradizione e di un malessere nei confronti di una visione della religiosità che potremmo tradurre e italianizzare senza difficoltà. Cattivo, non soltanto caustico, e ridicolizzante, “Augustus Carp” è un probabile progenitore dell'approccio corrosivo e demenziale dei Monty Python. Nuovo repêchage snob a firma Elliot. Ci stanno viziando.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Sir Henry Howarth Bashford (1880 - 1961), scrittore, poeta, medico e saggista inglese.
Henry H. Bashford, “Augustus Carp. L’autobiografia di un vero galantuomo”, Elliot, Roma 2009, pp. 246. Traduzione di Franca Pece. Postfazione di Anthony Burgess. Collana: Raggi. In redazione: Marzia Grillo. Copertina di Maurizio Ceccato.
Prima edizione: “Augustus Carp, Esq. Being the Autobiography of a Really Good Man”, 1924.
Gianfranco Franchi, maggio 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.