Edizioni Ambiente
2009
9788896238127
“Quello del bene del pianeta non è un vero problema. È un blocco di pietra, abitato da ammassi di molecole autoreplicanti che chiamiamo forme di vita, lo scopo delle quali è di invertire l'entropia per il periodo più lungo possibile, catturando l'energia dal sole o da altre forme di vita. L'ecosistema non è altro che il flusso dell'energia intrappolata da queste forme di vita. Non ha valori, non ha desideri, né richieste, non offre né riconosce la crudeltà o la gentilezza. Come le altre forme di vita, viviamo solo per riprodurci. Siamo diventati così complessi solo perché questo ci consente di sfruttare più energia. Un giorno, la selezione naturale ci bandirà dal pianeta” (Monbiot, “Apocalisse quotidiana” , p. 69)
Le Edizioni Ambiente di Milano presentano un nuovo libro di George Monbiot, giornalista, ambientalista e attivista politico inglese, classe 1963, amatissimo da Thom Yorke. Si tratta di una antologia di suoi articoli apparsi sul “Guardian” dopo il 2000, strutturata in sei sezioni: argomenti su Dio, sulla natura, sulla guerra, sul potere, sul denaro, sulla cultura, con uno sguardo puntato fondamentalmente, ma non esclusivamente, sulle questioni inglesi.
Quanti avevano, negli anni scorsi, già apprezzato “Calore!” (Longanesi, 2007) ritroveranno la penna incendiata di senso di giustizia, di sdegno e di trasparenza che avevano imparato ad amare. Stupisce – come sempre – il coraggio nel fronteggiare nemici più grandi di un individuo come gli Stati Uniti, il Vaticano, le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale, il Regno Unito, il negazionismo scientifico. Monbiot ha un coraggio che sfiora, spesso, la pazzia.
Lo scrittore inglese si schiera con determinazione dalla parte di quanti vanno denunciando, con sempre maggiore convinzione e disperazione, la tragedia dei cambiamenti climatici in atto: domanda, semplicemente, una decrescita abnorme e una cultura esistenziale diversa. “La negazione del cambiamento climatico, per quanto in disaccordo con la scienza, è coerente – e anche necessaria – con le previsioni di quasi tutti gli economisti mondiali. La crescita continua prescritta dai moderni economisti, che siano studiosi di Marx, Keynes o Hayek, si basa sul concetto che il pianeta ha una capacità infinita di rifornirci di ricchezze e di assorbire il nostro inquinamento. In un mondo invece finito, questo è impossibile” (p. 45).
In altre parole, riusciremo a combattere il cambiamento climatico solo ammettendo di appartenere in toto a un mondo materiale e finito: questa è la conditio sine qua non. Esistono tre beni essenziali, spiega Monbiot, “il cui approvigionamento, nel corso della nostra vita, potrebbe andare soggetto a limitazioni assolute”: essi sono i combustibili liquidi, l'acqua potabile, il cibo (p. 13). In questo periodo storico, scrive l'artista inglese, “ogni anno consumiamo i milioni di anni accumulati in altre epoche. Il dono delle ere geologiche ha evitato alle nazioni ricche di doversi impegnare in una lotta per le risorse. Siamo stati capaci di espanderci nel passato e i combustibili fossili ci hanno finora risparmiato da quella violenza che nasce dal bisogno” (p. 12). Non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte a problemi reali: problemi che potrebbero mettere a repentaglio le future generazioni e – secondo Monbiot – l'intera specie: i governi devono impegnarsi per evitare aumenti di temperatura potenzialmente dannosi, che potrebbero condannare a morte per fame o per sete milioni di persone. È – ribadisce – non una questione urgente, ma un'emergenza internazionale (p. 57)
“Nature” (2004) sostiene che entro il 2050 un quarto delle specie di flora e fauna del mondo potrebbero estinguersi per le minacce del riscaldamento globale. “Science” ha rivelato il collasso della fauna degli oceani: i grandi squali sono prossimi all'estinzione. Tutti i principali predatori, commenta Monbiot, sono ormai in caduta libera. Nel 2003 “Nature” ricordava che oltre il 90% dei grandi pesci predatori è ormai estinto. In certi territori, le meduse superano i pesci nel rapporto di tre a uno: “la medusa mangia le uova e le larve dei pesci e perciò il passaggio è probabilmente irreversibile (…). è un simbolo perfetto, la medusa. Rappresenta il collasso dell'ecosistema ed è smidollata come le persone incaricate di proteggerlo” (p. 66).
**
Terribili le pagine dedicate alla questione mediorientale e al comportamento statunitense e inglese in Iraq. Monbiot evidenzia come la guerra sia stata combattuta senza giusta causa, senza nessuna autentica mediazione diplomatica, e senza nessun rispetto della Convenzione di Ginevra (condizione dei detenuti a Guantanamo, strage di Konduz; strage di Fallujah). Ammonisce gli organi di stampa a informare con chiarezza esemplare e con precisione, e sottolinea quanto improprio sia stato l'uso del fosforo bianco da parte americana (p. 100): come se non bastasse, ricorda che le torture inflitte ai prigionieri di guerra sono e rimangono una macchia indelebile sulle nostre coscienze; a questo proposito, nomina più volte il gran libro di McCoy.
Infine, ritiene che sebbene fosse giusto rovesciare un regime liberticida e tiranno come quello di Saddam, bisogna tuttavia ammettere che l'azione di guerra ha implicato l'uccisione o la mutilazione di molte migliaia di persone, una guerra civile in Iraq, la violazione del diritto internazionale, la rabbia e il risentimento del mondo musulmano per l'invasione coloniale angloamericana e la successiva costituzione di un ambiente idealmente più collaborativo con i terroristi di Al Qaeda. Monbiot critica ferocemente la cultura integralista e fanatica cristiana texana (p. 19); considera questi fondamentalisti cristiani americani responsabili della sciagurata politica filo-israeliana, con esiti rovinosi per tutti gli occidentali; assieme, asserisce che le loro politiche relative alla centralità della verginità e dell'astinenza sessuale abbiano determinato, nelle nazioni interessate, un paradossale e terribile aumento delle infezioni da HIV e delle gravidanze in adolescenza, rimarcando come in nazioni civili e laiche come Olanda, Norvegia e Svezia una politica di tolleranza e di informazione abbia ridotto entrambi i fenomeni.
**
Monbiot difende i diritti di tutti. Memorabili le pagine dedicate alle tristi critiche vaticane nei confronti dell'omosessualità, definita da Ratzinger “contraria alla legge naturale” e “oggettivamente disordinata” (p. 27): Monbiot ricorda che l'omosessualità non è né immorale né contro natura; e che in un pianeta in cui le risorse sono in via di esaurimento, essere gay è più morale che essere eterosessuali. Semmai, è perverso e contronatura imporre il celibato ai preti, aggiunge. Non è che una delle pagine più cariche di risentimento e di sdegno per quanto, da contemporanei, stiamo quotidianamente testimoniando. Questo libro, una volta letto, va riposto nello scaffale dei libri da consultare periodicamente per questioni civili, sociali e politiche; si rivelerà uno scrigno di informazioni per quanti vorranno approfondire quanto accaduto sotto presidenza Bush e sotto premierato Blair, sotto l'egida dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale; assieme, più in là nel tempo, racconterà ai nostri discendenti quanto difficile e complessa era la battaglia per un'informazione equa e trasparente nella nostra epoca. E quanto incredibilmente allucinante fosse assistere a guerre combattute lontano dalle nostre patrie nel nome – apparentemente – delle nostre patrie, e della libertà. Tutto questo è accaduto e sta accandendo adesso, oggi, e paradossalmente non possiamo fare altro che informarci, informare e controinformare. Instancabilmente.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
George Monbiot (1963), giornalista, ambientalista e attivista politico inglese, scrive per “The Guardian”. Premio Global 500 (Onu) per il suo impegno a favore dell’ambiente.
George Monbiot, “Apocalisse quotidiana. Sei argomenti per una giustizia globale”, Edizioni Ambiente, Milano 2009. Traduzione di Elisabetta Luchetti. Prefazione di Carlo Petrini.
Prima edizione: “Bring on the Apocalypse”, 2008.
Approfondimento in rete: Monbiot / Wiki en
Gianfranco Franchi, dicembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Tutto questo è accaduto e sta accandendo adesso, oggi, e paradossalmente non possiamo fare altro che informarci, informare e controinformare. Instancabilmente.