Addio, Luciano Troisio

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Amici padovani mi hanno appena scritto per riferirmi che il nostro vecchio poeta, il flâneur Luciano Troisio, classe 1938, se ne è andato pochi giorni fa. Vorrei ricordarvi che è stato l’autore della prima monografia dedicata al poeta e pittore anarchico Luigi Bartolini; che ha pubblicato un saggio determinante su “Strapaese e Stracittà“; che è stato un buon cronista di viaggio, almeno nei primissimi libri (“Tirtagangga e altre sorgenti“, Marsilio, 1999); che ha raccontato, da par suo, il Veneto (“La ladra di pannocchie“, 2004). Ha collaborato con artisti come Orfeo Tamburi, come Mino Maccari; è stato un poeta prolifico, notevole soprattutto nei primi anni di attività (anni Settanta-seconda metà anni Ottanta), caratterizzati da un coraggioso sperimentalismo. Era un accademico “atipico” – decisamente fuori dai giochi. Era uno di quelli che rispondeva alle lettere dei giovani studenti di Lettere – addirittura, senza nemmeno conoscerli. I suoi amici sanno quanto fosse generoso e quanto fosse solitario e schivo. L’ambiente letterario lo ha progressivamente abbandonato, costringendolo a pubblicazioni sempre più oscure e purtroppo autoreferenziali. Polemizzare adesso non serve – ha lasciato bei libri, che umilieranno il silenzio imposto a chi cammina con la schiena dritta. Non verrà dimenticato.

* Addio, Sinicopleuste – cura ut valeas. Grazie di tutto. 

Franco

Per approfondire: qui in Porto Franco, 11 schede (a volte complete di intervista), a questo indirizzo: www.gianfrancofranchi.com/li_author/troisio-luciano/

Qui il ricordo della letterata friulana Ilde Menis: “Ai più, il suo nome non dirà nulla. Ma Luciano Troisio (1938-2018), mancato qualche giorno fa, è stato un valente narratore e poeta: ho avuto la fortuna di leggere tante sue cose – anche in anteprima – e di poterne scrivere (con i miei tempi biblici). Luciano era una persona gentile, ci teneva ci ricordassimo del suo onomastico, l’amore per l’Oriente non lo ha mai portato a rinnegare le sue autentiche radici cristiane, era un solitario in perenne ricerca di compagnia, ringraziava chi gli scriveva ricordandolo, era amareggiato da chi lo dimenticava. Una personalità poliedrica, forse poco gioiosa, eppure grata alla vita e al Cielo per quanto gli avevano concesso. Amava la Bellezza in tutte le sue forme e la celebrava nei suoi scritti. L’ironia pungente era alla base dei ricordi di viaggio, ma anche della sua poesia. Colto, di quella cultura che però non guarda gli altri dall’alto in basso, la sua scrittura talvolta caustica mescolava ricordi e rimpianti. Era sempre se stesso, non temeva di mostrare le sue debolezze, le piccole idiosincrasie dovute forse alla solitudine. Condivido il post dell’amico Gianfranco Franchi e lo ringrazio perché attraverso di lui ho potuto conoscere Luciano Troisio, che adesso vola leggero in quel cielo all’aurora “dalle dita di rosa” che amava tanto.”

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