Actarus. La vera storia di un pilota di robot

Actarus. La vera storia di un pilota di robot Book Cover Actarus. La vera storia di un pilota di robot
Claudio Morici
Meridiano Zero
2007
9788882371371

Actarus – La storia vera di un pilota di robot” – e per chi ha dedicato anni alla ricerca delle cicatrici della menzogna nelle opere letterarie, quel “vera” suona famigliare. Magari proprio a partire dalla “Storia Vera” di Luciano di Samosata, odissea nello spazio ante litteram, con inevitabile incontro coi Seleniti. Era il II secolo dopo Cristo. I fan di Goldrake sono, quindi, avvertiti: questa è proprio la Storia Vera di Actarus. La verità letteraria sul cartone animato di Go Nagai è una stupenda (e finalmente: originale!) stravaganza di Claudio Morici, romanziere romano classe 1972, edita da Meridiano Zero nella collana Primo Parallelo.

Actarus è improvvisamente lucido. È cosciente della scansione in puntate della sua vita, vuole uscirne. L’alienazione si sintetizza in un mix micidiale, televisione e Peroni, e nella percezione che c’è qualcosa che non va, perché prima di sconfiggere il nemico deve prenderle sempre di santa ragione per un bel po’, e magari salvare Alcor e Venusia. Tutto si ripete identico, vai distruggi il male vai e via dicendo, alabarda spaziale e passa la paura. Actarus deve uscirne: così, dopo anni di lavoro ininterrotto, di scontri all’ultimo sangue con i veganiani, pretende una vacanza. Anche Gundam s’era preso una settimana, l’anno precedente (ma lui aveva gli stagisti, p. 52). Compilare un modulo non basterà, l’Istituto è sempre in emergenza e bisogna essere UNITI per fronteggiare la minaccia di Vega. Il Dottor Proctor, con grande dignità, catechizza tutti i suoi dipendenti giorno dopo giorno: il nemico è sempre più aggressivo, va sterminato. Bisogna combattere le forze del male. Bisogna essere UNITI.

Actarus sogna di tornarsene su Fleed. È stanco della routine di Tokyo, del montaggio imposto dall’Istituto – fattoria, interviste, attività d’ufficio, la solita musichetta e si va in missione – e le Peroni non bastano più. A Fleed è nato e vissuto per nove anni, fin quando i genitori non si sono trasferiti sulla terra, suicidandosi non appena il piccolo s’è sistemato: preferivano così piuttosto che andare avanti a pizze surgelate e dvd.

Fleed: clima perfetto, costo irrisorio della vita, si mangia senza ingrassare; e se uno ha il raffreddore fa notizia, si va in seconda pagina sul giornale. Le donne invece vanno con tutti: ogni anno, si festeggia la “Vididirè”, cioè la “Festa della Fica”: c’è un dvd, vendutissimo in tutto l’universo, che racconta quel che succede in quelle allegre giornate. Ma sembra che non sia possibile tornarci, niente da fare, c’è sempre una nuova puntata. E così, tra una Peroni e l’altra, il nostro eroe deve rinunciare al ritorno in quella stella dove “farsi un’amica” ha un solo significato. Intanto, in ufficio tutti chattano e si mandano e-mail: le giornate passano in Rete.

Sedici anni di allarmi generali, combattimenti all’ultimo sangue, tramonti, raggi galattici… e lui alla fine che vince. Mostri terribili, spie, mutanti, trivelle spaziali… e lui alla fine che vince. Sempre lo stesso format. Questa è la vera storia di Actarus, il pilota di Goldrake” (p. 49).

Questo fin quando non incontra Roberta, classica ragazzetta alternativa tutta prodotti equi e solidali e pacifismo e demistificazione della realtà; Actarus perde l’equilibrio e non è soltanto per la Peroni, poco a poco il meccanismo s’interrompe: sino al colpo di scena finale, alla rottura degli equilibri che – come vedrete – lascia quell’amaro in bocca che solo le grandi tragicommedie riescono a regalare. Perché questo romanzo di Claudio Morici – erroneamente salutato, da qualche parte, come divertissement fantascientifico – è in realtà una satira della società contemporanea, fondata sul paradigma d’un cartone animato che ha contribuito a forgiare, in modo indelebile, l’immaginario d’una generazione. La prima cresciuta più con la televisione che con i racconti dei nonni o i libri, la prima educata a un sistema di valori eccezionalmente semplice – una rigida divisione tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra ciò che è necessario e tutto il resto. Actarus, in un certo senso, è un robot pilota di robot: vive d’automatismi, di ripetizioni, di minime variazioni sul pattern. L’intelligenza di Morici è stata nel frantumare la favola nipponica, attualizzandola e andando per satira caustica e tagliente a ridicolizzare vezzi e abitudini del tempo nostro; dalla vita in ufficio alla web-dipendenza, dalla forzata anomia alla falsità nelle interazioni sociali e professionali in generale; dalla pagliacciata dell’alternativismo a qualsiasi costo alla commercializzazione di qualsiasi cosa. Ne è derivato un romanzo intelligente, necessario, innovativo e intelligente: potrebbe essere una scossa per la coscienza d’una generazione che sembra essersi abituata all’idea che le cose non cambieranno mai, o che non possono cambiare più. Potrebbe essere un invito all’azione, ad impugnare quegli slogan che pensavamo fossero patrimonio esclusivo di certi cartoni animati e invece, a ben guardare, sono molto prossimi alle propagande governative delle nazioni occidentali: ad impugnare quei motti per rovesciare certi equilibri, per frantumare certa routine.

Leggendo vi capiterà – non di rado – di ritrovarvi a sghignazzare; perché in più d’un frangente, vuoi quando l’amico Alcor racconta il suo rovinoso passato d’alcolista omicida, vuoi quando qualcuno finisce a innamorarsi d’una sconosciuta pizzicata in chat e mai vista se non in .jpg, vuoi quando i militari veganiani sbagliano completamente i tempi con le ragazze di Fleed, non c’è alternativa: questa è satira di un genio, un genio che rappresenta e scolpisce un pezzo del nostro tempo e delle nostre vite. Certi eccessi sono ampiamente giustificati dalla follia di chi trova normale o accettabile o addirittura bello tutto quel che abbiamo creato e avalliamo ogni giorno, dal traffico all’attività in ufficio che si mangia dodici, tredici ore delle nostre vite, dall’azzeramento delle interazioni sociali all’impoverimento delle nostre culture, dal potere delle televisioni e della propaganda in genere in avanti. Actarus beve forte perché ha capito tutto questo e cerca di liberarsene, di scappare o almeno di trovare pace per un po’. Fleed è la patria perduta e sognata, là dove la vita è ancora assolutamente a dimensione d’uomo.

Altrove vi ritroverete a ricordare semplicemente il cartone della vostra infanzia; altrove vi sentirete la gola secca; altrove un po’ d’amarezza vi pizzicherà, perché certi discorsi e certe abitudini le conoscete bene anche voi.

Un libro incredibile, inatteso e grande. Pronosticarne una traduzione in francese è facile, considerando la popolarità di Goldrake da quelle parti, e l’abnorme fantasia e intelligenza che si sprigiona in queste pagine. Che vi terranno compagnia per un po’ più di qualche ora, nelle settimane e nei mesi a venire, quando v’accorgerete di quanto possa avervi cambiato e influenzato la lettura di questo libro. Che non solo diverte: insegna e ricorda, con la giusta ironia, che non dobbiamo smettere di pensare. In altre parole, di vivere.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Claudio Morici (Roma, 1972), romanziere e net artist italiano.

Laureato in Psicologia Clinica con una tesi intitolata “Fenomenologia esperenziale del sognare lucido” (pubblicata in “Sogni Lucidi”, a cura di Fabrizio Speziale, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 1999), ha lavorato per due anni in diverse comunità terapeutiche, prima di cambiare lavoro. È stato direttore dei contenuti del sito d’arte indipendente www.gordo.it. Ha esordito con il romanzo “Matti slegati” nel 2003.

Claudio Morici, “Actarus”, Meridiano Zero, 2007.

Gianfranco Franchi, aprile 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.

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