Castelvecchi
2006
9788876151385
I musicisti rock hanno avuto una benedizione. Non sto parlando del successo, né della ricchezza, né della naturalezza di tutti quei vizi – di tutte quelle abitudini – che altrove sono oggetto di scandalo. Non sto parlando della sfida all’eternità, né della capacità di stabilire confini nuovi alla categoria “sperimentazione” in musica. Parlo di quelle muse, libertine e solari, che andavano accompagnando le band passo dopo passo nella loro carriera, a partire dagli anni Sessanta: quando il rock muoveva i primi passi. Fino a quando aveva ragione di essere chiamato rock. Leader carismatica dell’intero movimento – essere groupie non era soltanto un ruolo, era uno stato mentale: dedizione e vocazione – era Pamela Ann Miller, sposata Des Barres (glitter Silverhead hero): oggi scrittrice e giornalista, già attrice e leader delle GTO (Girls Together Outrageously: un’invenzione di Zappa), Pamela racconta di Captain Beefheart, Jeff Beck, Jimi Hendrix, Jim Morrison; Paul McCartney, e la Beatlemania; di Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon degli Whoe e via dicendo. Questo libro è l’amarcord necessario d’un momento – musicale e culturale – in cui sembrava tutto fosse possibile; la rivoluzione definitiva, il cambiamento tanto atteso, il break on through to the other side che cantava lo sciamano di Melbourne, Florida. Quel ragazzo che “stringeva forte il microfono quasi fosse una parte vitale del suo corpo e gemeva in modo davvero credibile. Si muoveva con la grazia innaturale di qualcuno che non ha più controllo, tenuto a terra soltanto perché per caso i piedi si trovavano sul pavimento. E soprattutto assomigliava a un dio greco che aveva preso una cattiva strada, con montagne di riccioli scuri e una di quelle facce che rendono i sogni agitati. E cantava con una potente voce da baritono, costellata di ringhi, dolcezza e desiderio indecente. Persi conoscenza. Da quella notte in poi diventai parte del pubblico dei Doors” (p. 63)
Memoir di Pamela, completo di estratti dei suoi diari dell’epoca, “I’m with the band”, originariamente edito nel 1987, è stato proposto al pubblico nostrano da Castelvecchi nel 2007, nella buona traduzione di Tiziana Lo Porto: non era semplice mantenere la notevole quantità di richiami, reminiscenze e omaggi rock che caratterizzano il dna della scrittura della Des Barres. L’opera, completa di inserti fotografici in bianco e nero – protagonista, manco a dirlo, non è esclusivamente la nostra groupie: ma l’intera scena, e le sue grandi anime – prende l’avvio, quasi fosse un romanzo di formazione, dai suoi giorni della High School, dal suo totalizzante amore – idolatria pura – per il mancino dei Beatles, dalle sue prime esperienze sentimentali e dalla sua (eroicamente) mantenuta verginità, per passare poi a raccontare di tutta quella grande musica che gli States e l’Inghilterra hanno donato al mondo occidentale tra gli anni Sessanta e i primi Ottanta, terminando nel racconto del matrimonio. Naturlich si concentra su backstage e retroscena, soprannomi e ricordi, morti – purtroppo – e amori: non è altro che il diario di una figura laterale ma essenziale, divertita e divertente coprotagonista del romanzo del rock. La droga serviva a cercare qualcosa di diverso dall’evasione della realtà: serviva a socializzare, serviva a conoscere l’estasi, serviva a condividere l’utopia. Il sesso libero era naturale, Pamela giocava a regalare felicità e ispirazione ai suoi idoli. Quel che aveva senso erano i concerti, il pre e il post concerto in primis, e la presenza nel momento: del sogno. Il sogno di tante ragazze che infine viveva una ragazza soltanto. Totalmente e splendidamente libera. Tutto qui. E finalmente ci racconta come andavano le cose.
Lei scrive così: “Arrivai a casa con venti album, preoccupata e tormentata. Gail mi disse che non s’era lasciata sfuggire con Donnie che ero andata alla festa degli Who, ma visto che passarono ore senza che lui mi chiamasse, iniziai a rimproverarmi per il mio incorreggibile comportamento da groupie. Ogni volta che ero in compagnia di qualche idolo rock mi succedeva sempre qualcosa, qualcosa di vile e deprecabile, qualcosa di meraviglioso e sacro. Non riuscivo a controllarmi. Non riuscivo a evitarlo” (p. 259) – e racconta tanto, in questo passo, di quel che era, e molto di quel che probabilmente – almeno, a me piace immaginare che sia così – è rimasta.
Dovremo aspettare il suo quarto libro – “Let’s Spend The Night Together” per assistere alla sua difesa d’ufficio di tutte le groupie. Vuole redimere ed elevare quella parola, così equivocata e fraintesa. Chi ha già letto il libro in traduzione potrà raccontarvi com’è andata; per quanto mi riguarda, è questione di giorni o di ore. Per anime rock e non solo. Eterna vita alle groupie.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Pamela Des Barres (Reseda, California 1948), scrittrice, attrice e giornalista americana, groupie. Ha esordito pubblicando questo libro nel 1987.
Pamela Des Barres, “Sto con la band. Confessioni di una groupie”, Castelvecchi, Roma 2006. Prefazione di Dave Navarro. Traduzione di Tiziana Lo Porto. Revisione: Oblique Studio. Collana “Le Navi”, 38.
Prima edizione: “I’m with the band. Confessions of a groupie”, 1987.
Gianfranco Franchi, luglio 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.