Elliot Edizioni
2008
9788861920156
“Quest'anno ci siederemo a tavola e penseremo ai nostri famigliari che non sono qui con noi” - disse sottovoce. Corrie guardò Jo. Per un istante rimasero in silenzio, in piedi e col capo chino, dopodiché si sedettero”.
Hansel e Gretel era soltanto una favola nera, di povertà e miseria. Nell'opera prima di Peter Rushforth, “Kindergarten” (1979; IT, Elliot, 2008) è l'allegoria dell'agguato quotidiano della morte, della malvagità degli uomini, della più dolorosa linea d'ombra dei ragazzi: quella che coincide con la necessaria accettazione della normalità della fine della vita. Anche quando si tratta di fine violenta. È un'allegoria addolcita dalla gentilezza e dal pudore di chi ha conosciuto sofferenze abnormi e incomprensibili, e ormai vecchia (un male è stato come una carezza: è accaduto) si ritrova a condividerle, poco a poco, con le nuove generazioni. È una che ha una vita da raccontare e raccontando va a eternarla; una che prima illustrava le favole, e poi in una di queste – magari cupa come in certi frangenti degli Andersen – era piombata. Non è stata l'unica, né la prima, né l'ultima. Come dimenticarsene? Solo chi è troppo giovane si illude di essere esente dai rovesci della sorte, dal destino di essere: umano.
Natale 1978. Tre fratelli hanno perso la mamma in un attentato terroristico, avvenuto a Roma soltanto pochi mesi prima. Queste feste le passeranno con la nonna, e avranno un sapore inevitabilmente differente. Non c'è rimedio e non c'è consolazione per la perdita di una madre, figuriamoci per una perdita prematura. Serve esperienza per accettare che la vita si compone di arbitrii, ingiustizie, casualità, atrocità: non è solo questo, ma niente e nessuno esclude che si ripetano, a distanza di una generazione.
Nonna Lilli, scampata all'Olocausto emigrando, sola e sconosciuta, in Inghilterra, nel 1939, aveva un aspetto giovanile – sembrava una cantante folk – ed era stata una famosa illustratrice di fiabe. Dei Fratelli Grimm e non solo. I suoi libri erano stati bruciati dai nazisti nei primi anni Trenta, assieme alle opere di Marx, Freud, Heine, Mann. Quel Natale sta assieme ai nipotini per dare vita a una festa in stile tedesco: rigenerando, lei espatriata, una memoria distante e antica. Oltretutto, estranea alla sua religione: ebraica. Convertirsi, una volta inglese e sposata, non ha cambiato le cose. L'essenza niente può mutarla: non una cittadinanza, né una dichiarazione di circostanza.
La vigilia, Weihnachten, “è associata alle rivelazioni magiche. Le montagne si schiudono svelando i loro tesori di pietre preziose, le campane delle chiese risuonano da città sommerse in fondo ai mari, sugli alberi spuntano fiori e frutti, il sole fa tre salti di gioia e i puri di cuore comprendono il linguaggio degli animali” (pp. 43-44).
La rivelazione magica è che l'umanità è capace di sconfiggere le avversità e il dolore: sperando, e imparando ad accettare la natura delle cose e la caducità dell'esistenza. La terribile esperienza esistenziale di quegli ebrei tedeschi che cercavano, come potevano, di scampare al prossimo eccidio – nel libro, efficacemente espressa per integrazioni di carteggi metà burocratici, metà sentimentali, prodromici al trasferimento in UK – è viatico alla comprensione dell'ingiustizia della morte della padre nei piccoli. Intanto, alla televisione – è uno dei leit motiv del libro – da giorni interi, terroristi tengono prigionieri bambini d'una scuola di Berlino Ovest. Segno che l'assurdità del male è proprio incontrollabile, e nient'affatto episodica. E tuttavia non è invincibile. Basta ascoltare. Basta sorridere della nostra natura (è possibile), basta accettare. Accettare che niente abbia senso che non sia il miracolo del presente, dei sentimenti, dell'appartenenza; infine, della memoria.
Un Canto di Natale cupo ma non depressivo. Triste, ma non malinconico. Infine, fiabesco: fedele alla linea tracciata dai fratelli Grimm.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Peter Rushfort (Gateshead, Durham, 1945 – Yorkshire, 2005), letterato e scrittore inglese. Laureato nella Hull University, insegnò per anni nello Yorkshire. Esordì pubblicando questo romanzo nel 1979. Morì durante un'escursione nella brughiera.
Peter Rushfort, “Kindergarten”, Elliot, Roma 2008. Collana “Raggi”. In redazione, Marzia Grillo. Traduzione di Maurizio Bartocci. Copertina di Maurizio Ceccato.
Prima edizione: Hamish Hamilton, 1979.
Gianfranco Franchi, novembre 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.