Historica
2010
9788896656037
Biljana Petrova, letterata macedone classe 1974, conosce il segreto per far vivere le nostre cartoline della città di Skopje, Macedonia: per insegnarci cosa significhino davvero, cosa rappresentino. Il suo “Sogno di Skopje” (Historica, 2010) è un'atipica, piccola guida alla sua terra, fresca di indipendenza (1991), benedetta dalla nascita di Madre Teresa. Scopriamo una città multietnica, tra le campane delle chiese e i richiami dei minareti, incantati dalla coscienza d'essere assolutamente forestieri. Potremmo essere catturati dalla Croce del Millennio, sul monte Vodno: si vede da trenta chilometri di distanza, scintilla ogni notte come fosse l'angelo custode della città, a volte si fa beffe delle nuvole, e della nebbia. Oppure, potremmo restare a guardare il fiume Vardar camminando sul ponte di pietra, il Kamen Most, costruito da un sultano turco nel Cinquecento. O ancora, potremmo vivere la notte bianca di Skopje, tra musica e luci, mentre “il sogno brilla e trema”; oppure, visitare il più grande quartiere Rom d'Europa, là dove spesso vanno registi in cerca di autentica cultura zingara.
L'antica città Romana di Scupi, provincia di Dardania, è stata conquistata da slavi, bizantini, bulgari, normanni, serbi e turchi – e turca è rimasta per secoli, fino ai primi del Novecento. Dell'originaria fondazione Romana rimane poco, un acquedotto, qualche tomba, la suggestione dei monili e dei gioielli dell'epoca; l'epoca bizantina ha lasciato invece profondi segni, nello spirito e nell'architettura della città.
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Il viaggio ha inizio in uno dei piccoli caffé di Skopje: la Petrova ci racconta che spesso sono arredati con immagini delle principali città italiane; i nomi sono scritti nella nostra bella lingua, e così “Il caffè è una magia. Fa miracoli sul nostro inconscio. Lontani e vicini e lontani, ci incontriamo per perderci di nuovo”. La pasticceria offre creazioni dai nomi fiabeschi: baklava, kadaif, boza, tulumba. Questi nomi, scrive l'autrice, “segnano la tregua tra l'Oriente e l'Occidente”, ché al di là del ponte c'è tutto un altro mondo. C'è il Kosovo, “altra grande incognita, più feroce di un sogno non ancora incubo” (p. 17).
Vediamo Skopje in inverno, favola bianca, e in primavera, festa di oasi verdi nel centro, una fontana che sprizza “un sorriso di perle liquide”. Scopriamo Skopje a tavola, nella stagione dell'ajvar, delizia balcanica che possiamo gustare già a Trieste: “salsa di peperoni rossi grigliati, macinati, fritti, mescolati: si spalma sul pane con formaggio ed è una cosa divina”, ma idealmente possiamo abbinarla a carne e pesce. Sa migliorare qualsiasi piatto.
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La Petrova ci insegna quanta dignità ha avuto il suo popolo nel fronteggiare la disgrazia d'un terremoto, quasi cinquant'anni fa, e il piccolo eroismo della ricostruzione, del ritorno alla vita senza cedere alla paura d'un nuovo disastro. Lascia intendere quante difficoltà esistano nella convivenza tra ortodossi e islamici, accennando alla questione kosovara e albanese; racconta, con semplicità, la storia della sua città e parte della storia del suo popolo, ancora troppo sconosciuto da queste parti. Questa è una pubblicazione meritoria, perché ci aiuta a guardare negli occhi i nostri vicini di casa meno conosciuti, invitandoci nel cuore della loro capitale; sembra una cosa da poco, ma non lo è affatto. Edizione piccola e piacevole, libro intelligente e vivace.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Biljana Petrova (Skopje, 1974), letterata e traduttrice macedone. In Macedonia ha esordito pubblicando i versi “Zarobeni snista” (“Sogni catturati”) nel 2009.
Biljana Petrova, “Sogno di Skopje”, Historica, 2010. Collana Cahier di Viaggio, diretta da Francesca Mazzucato.
Gianfranco Franchi, maggio 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.