Libri da ridere. La vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini

Libri da ridere. La vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini Book Cover Libri da ridere. La vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini
Antonio Castronuovo
Stampa Alternativa
2004
9788872268445

Angelo Fortunato Formiggini, brillante e pionieristico editore e letterato modenese, si suicidò nel 1938. Si suicidò non perché fosse disperato, non perché fosse ammalato, non perché fosse solo. Si suicidò perché era ebreo, e perché voleva protestare contro le leggi razziali: voleva gridare alla nazione tutto il suo dissenso, tutta la sua rabbia e tutta la sua angoscia per quel che stava diventando l'Italia. E cadendo dalla Torre Ghirlandina di Modena, gridò per tre volte la parola "Italia". Antonio Castronuovo, biografo e saggista autore di questo "Libri da ridere" (Stampa Alternativa, 2005) non ha dubbi: "Un uomo può giungere a suicidarsi per protesta. Nel caso di Formiggini un veemente dissenso verso qualcosa d'intollerabile: il razzismo elevato a legge di Stato. Ecco il muro contro il quale s'infranse l'ironia dell'uomo. Ed ebbe tutte le ragioni, anche alla luce di quel che, col razzismo, successe dopo il suicidio" (p. 19). Si uccise per protesta come Jan Palach, a Praga, nel 1969. E come il prete spretato Giovanni Preziosi, nel 1945, suo assurdo contraltare.

Si uccise e nessuno poté pubblicare un necrologio: le leggi razziali proibivano di dare notizia della morte di un ebreo. Figuriamoci di un suicida, aggiunge l'autore. Si uccise ma la moglie ricevette biglietti anonimi e altri con nome e cognome, da mezzo mondo, e da italiani come Einaudi, Moretti, Bontempelli, Momigliano, Bonomi.

Chi era Formiggini? Castronuovo sintetizza così: "Era un ebreo che si sentiva italiano al cento per cento; vide di buon occhio il nascente fascismo, ma quando s'accorse che Mussolini faceva scrivere 'persino sui vespasiani' di aver sempre ragione, se ne pentì amaramente; fu filosofo dell'umorismo e collezionista di libri umoristici; fu dotato di inestinguibile vena scettica e ironica, sulla quale aveva disteso una densa pennellata di malinconia; fu infine un deliberato suicida", scrive nell'introduzione.

Questa fascinosa, piccola edizione Stampa Alternativa, costituisce un viatico ideale per avvicinarsi alla scrittura di Formiggini (cfr. "Parole in libertà", articolo di Ronci) e alla sua avvincente, avanguardistica visione dell'editoria; al contempo, "Libri da ridere" offre tutta una serie di notizie biografiche sull'artista, a partire dal mistero del suo cognome. Già, il buffo cognome del nostro Angelo Fortunato veniva dalla cittadina di Formigine, nella piana a sud di Modena, e si legge – racconta Castronuovo – con l'accento acuto sulla prima "i". Nel corso dei secoli, il cognome della famiglia Formiggini prese varie forme, fino ad attestarsi in quella che ben conosciamo. Angelo ci giocava molto su: gli piaceva farsi chiamare "Furmaijin da Mòdna", "Formaggino da Modena".

La sua famiglia, da circa trecento anni stanziata in quel territorio, vantava, tra gli ascendenti, antichi gioiellieri della Corte Estense: quando Formiggini era giovane, vide andare distrutte carte preziosissime che costituivano l'archivio delle relazioni commerciali dei suoi antenati con tutta una serie di corti italiane, e con località di mezzo mondo. Chissà, forse uno sceglie di dedicarsi all'editoria con una certa determinazione proprio quando acquista coscienza d'una perdita assurda e choccante come questa – della facilità d'una perdita assurda e choccante come questa.

Formiggini fu uno studente goliarda: si laureò in Giurisprudenza (massimo dei voti) discutendo una tesi su un argomento inesistente: ("Contributo storico giuridico ad un riavvicinamento tra la razza ariana e la semita"). Nessuno tra i docenti ebbe il coraggio di leggerla. Quindi, passato a Roma, discusse una seconda tesi di laurea, stavolta in Filosofia Morale, dal titolo "Filosofia del ridere". Una burla molto seriosa, stavolta. Castronuovo: "è la confessione della sua fede più profonda, quella nell'ironia, cui sarà assiduo fino alla fine" (p. 42).

Per Formiggini, la risata era un segno di fraternità e di pacifismo: era il sentiero perfetto per la fratellanza tra i popoli, che tanto sognava. Raccontava d'essere sempre stato attento al ridere, perché "esso, oltre ad essere la più emergente caratteristica dell'umanità (risus quoque vitast), è il più specifico elemento diagnostico del carattere degli individui (dimmi di che cosa ridi e ti dirò chi sei), forse anche il tessuto connettivo più tenace e il più attivo propulsore della simpatia umana" (p. 43). Secondo il suo biografo, la sua ironia era capace di fondere una matrice rebelaisiana e una yiddish, innervate tuttavia da un particolare spirito goliardico: quello modenese.

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L'editore Formiggini, due lauree (e non certo nelle università odierne...), fu un coraggioso innamorato del mondo del libro e della letteratura, non un imprenditore. L'editoria fu, stando a quanto ci racconta con dovizia di particolari Castronuovo, "non un'impresa, una missione. Incrementò i titoli del suo catalogo senza badare a spese, e lo fece anche in edizioni 'd'autore' che non permettono di guadagnare nulla. Invece di frenarsi, coprì i buchi delle iniziative avventate col patrimonio famigliare" (p. 54). Non scelse mai grandi autori. Spiccarono sempre gli "argomenti" scelti, la "forma complessiva" del libro, l'inserimento organico d'ogni pubblicazione in una collana: la cultura editoriale di AFF era fondata sull'estraneità ai "libri isolati", fuori contesto. Granitico, amabile integralismo.

E così, nel libro scoprirete che il nostro sfortunato amico, che amava ridere ma non dell'imbecillità omicida dei regimi, fu l'antesignano dell'Enciclopedia Treccani (p. 109: "Grande Enciclopedia Italica" in venti volumi, scippata dal fascismo), l'ideatore di una avveniristica mappatura completa degli editori, dei tipografi e dei librai italiani ("Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani compilato da uno dei suddetti": cfr. p. 119 e ss.), distribuita gratis et amore, a dispetto del clamoroso lavoro necessario (nel 1928, ricorda Castronuovo,c'era una torma di case editrici, in IT: su tutto il territorio nazionale), e il fondatore d'una utopistica "Casa del Ridere", piena di tutti i libri dedicati all'ironia, all'umorismo, all'allegria, alla gioia di vivere.

Formiggini pubblicò un gigantesco "Censimento dell'Italia che legge", completo di 60mila indirizzi di lettori forti, e ideò il "Chi è", catalogo di tutti i più grandi personaggi viventi, con recapiti. Soltanto qualche esempio, mi fermo qua, per raccontare e sintetizzare la qualità delle sue stravaganze, e la loro eccezionale attualità. Castronuovo, mi ripeto, ha saputo riconoscerle e spiegarle tutte, per bene. Ne è derivato un quadro potente e solare, a dispetto della fine atroce, di un uomo di grande intelligenza, sensibilità, morto per protestare contro l'unica cosa che poteva distruggerlo: la stupidità della barbarie.

Da riscoprire, davvero, e da restituire ai contemporanei in tutta la sua esemplare statura.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Antonio Castronuovo (Acerenza, Potenza, 1954), saggista e traduttore italiano. Dirige “La Piè”, la più antica rivista di cultura romagnola (fondata da Aldo Spallicci nel 1920). Vive e lavora a Imola.

Angelo Fortunato Formiggini (Modena, 1878 - Modena, 1938) editore e scrittore italiano. Bio approfondita: WIKI.

Antonio Castronuovo, “Libri da ridere. La vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini”, Stampa Alternativa, Viterbo 2005. Collana "Margini", 57. In appendice, "Sobria appendice", completa di bibliografia.

Gianfranco Franchi, settembre 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.