ISBN Edizioni
2010
9788876381638
“Avevo sognato centinaia di volte di essere madre, eppure non avevo mai accettato l'idea di poter essere padre. No, padre no, padre non volevo esserlo. Ci ero andato vicino due volte, e in entrambi i casi ero scappato” (Romeo, “Non piangere coglione”, p. 7). La prima volta a vent'anni, la seconda a trenta. A trentadue si sposa. A trentacinque non ha più niente, né donna né lavoro. E i soldi stanno per finire. Gli amici sono spariti. Leggere Paul Auster fa venire idee sbagliate, basta una telefonata sbagliata d'un gioielliere e Andrea va a ritirare gli orecchini di un altro, presentandosi al posto suo, come se fosse stato incaricato. Bella cazzata, ma la figlia del gioielliere saprà evitargli la denuncia. A proposito: è incinta. Andrea Morini sta in fissa con le donne incinte – superano i sei mesi e scatta un desiderio prepotente. Cosa succede? “Io volevo esplorare i mutamenti del corpo della donna, toccare la pelle liscia del ventre, sfiorare la leggera peluria che avrebbe tracciato una linea netta dal pube all'ombelico, osservare i capezzoli, vederli diventare più larghi, più turgidi, più scuri, e, più di ogni altra cosa, penetrare ogni giorno quel corpo. Adoravo il sesso delle donne incinte, come reagisce agli stimoli, come si apre, diversamente dal solito, e ti accoglie, diversamente dal solito. Piano” (pp. 5-6).
E sin qua, questa tragicommedia degli equivoci, emi-erotica ed emi-esistenzialista, sembra avviata su un piano equilibrato e tutto sommato solare; Romeo è uno scrittore plautino, riesce a giocare con i suoi personaggi-marionetta per bene, stabilendo dinamiche relazionali grottesche ma non surreali, pericolose e divertenti – come, ma forse era prevedibile, col marito della figlia del gioielliere. I dialoghi sono assolutamente veri e buoni (“sì”); il ritmo è eccezionale, l'impatto regolarmente forte.
Più avanti, cosa accade? Accade che il tragico fa un passo avanti, rivelandoci origine e senso dell'ossessione di Andrea per le donne incinte; l'abilità del narratore sta nel mantenere la stessa credibilità e la stessa leggerezza anche nella rappresentazione d'un'autodistruzione (mancata) e d'un forse impossibile (ma fiabesco, e quindi delizioso) passo avanti nella psiche e nella vita del narratore.
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Le reminiscenze letterarie – regolarmente diegetiche: ma cum grano salis – sono varie e affascinanti; si va da Paolo Conte (“Non piangere coglione, ridi e vai”) ad “Alzate l'architrave carpentieri” di Salinger, dalla “Trilogia di New York” di Auster ad “Alice non lo sa” di De Gregori; insomma, il romanzo si fonda su una buona sensibilità cantautoriale pop, una discreta debolezza nei confronti della narrativa americana e una strategia dialogica più teatrale che narrativa pura.
I picchi massimi stanno nei passi della descrizione d'un parto (quale non vengo a dirlo adesso, in sostanziale coincidenza con l'uscita) simile, per intensità e umanità e crudezza, a quello rappresentato da un'altra esordiente pochi mesi fa: penso, per intenderci, all'incipit di “Non dire madre” di Dora Albanese. La differenza sta nello sguardo, nella prospettiva narratoriale: naturalmente in questo frangente è maschile, eccezionalmente partecipata ma maschile. Riesce nel (complesso) compito di risultare comunque intensa, cruda, spettacolare: come ogni nascita.
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Un esordio almeno promettente. Amedeo Romeo, milanese, classe 1970, ha una buona personalità e ha abbastanza forza interiore per scandagliare la psiche dei suoi personaggi senza paura di nominare e fronteggiare il male; sprofonda con loro ma sa riemergere, restituendoci un sorriso pieno di grazia, e di umanità. Da leggere: soprattutto le mamme e i mammi.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Amedeo Romeo (Milano, 1970), autore e regista teatrale, traduttore e autore di libri per ragazzi. Questo è il suo primo romanzo.
Amedeo Romeo, “Non piangere coglione”, ISBN, Milano 2010.
Gianfranco Franchi, marzo 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.