Thyrus
2006
Poche settimane fa, maggio 2007, ho avuto la fortuna di scoprire, leggere e raccontare il libro d’esordio di Sergio Ercini, intellettuale e politico umbro, classe 1934. Invito quanti non avessero letto l’articolo ad approfittarne adesso, prima di leggere l’intervista. Ringrazio l’autore per la disponibilità e per l’intelligenza delle sue risposte. Buona lettura.
GF: Un saggio impressionante – atipico, letterario, politico e allegorico – sulla vicenda luminosa e sconfortante della Fiume dannunziana. Qual è la causa del suo amore per Fiume? Come nasce questo interesse, e cosa va a dimostrare?
SE: Fiume è tutto ciò che poteva essere e non è stato. Nel processo di nazionalizzazione delle masse Fiume fu la scintilla che volò lontano; troppo lontano. Fiume chiude l'Ottocento e prepara la prima pagina del nuovo secolo. Bagliori di luce e di fuoco illuminano il "bal des ardents".
GF: Léon Kochnitzky: perché ha preferito fondare la sua analisi su questo letterato minore belga? Qual è l’allegoria nascosta in questa scelta?
SE: Kochnitzky è il Novecento: l'andar oltre il trascinamento dannunziano secondo i nuovi canoni di Braque, Ricasso e Mirò. Oltre l'estetismo trova la "grandezza della semplicità". Come canone di vita non c'è male….
GF: L’apparato iconografico del testo è vario e talvolta distante dai temi trattati: da Blake, a Collodi sino alle foto di famiglia. Cosa sta a significare questa scelta? Postmodernismo o desiderio di comunicare su più livelli, suggerendo magari che questo è il libro della sua vita?
SE: L'apparato iconografico è una scrittura per immagini, molte delle quali oniriche. "Le palais d'Italie où dormait l'Empereur". Kochnitzky affabula i miei sogni. Questo è il libro della mia vita.
GF: Interpretando la curiosa commistione di idee e valori dannunziani, evidenzia il sogno d’un’armoniosa “sovranità del lavoro”. Le sembra plausibile traslare questo sogno nella contemporaneità? Per quali ragioni, e in quale contesto: regionale, nazionale o europeo?
SE: Ci è voluto un secolo tra il sogno di un'armoniosa sovranità del lavoro e il concretismo della dura sovranità dell'azienda. La lotta è ancora aperta.
GF: La fine dello Stato Moderno, che prevedo entro la fine del secolo, segnerà il passaggio a una confederazione di popoli riunita felicemente decentrata: all’insegna del particolarismo, dell’autonomia e della riscoperta delle peculiarità d’ogni popolo. Quanto male ha fatto lo Stato Moderno alla verità, alla libertà e alla giustizia? Quando ha cessato d’essere necessario?
SE: Fiumanesimo e utopismo sono sinonimi, infine.
GF: Avalla questa definizione? “Tributo alla memoria, a un sogno e al Novecento che ha perso, questo libro di Sergio Ercini non è solo una strenna per eruditi: è un piccolo must per chi non vuole smettere di sognare una società diversa, e su diversi esempi fondata” – se sì, perché?
SE: “… per non dormire.”, avrebbe detto D'Annunzio.
GF: Qual è l’aspetto più moderno dell’esperienza fiumana? Quale quello più suggestivo, quale quello più sbagliato?
SE: Lo scatenamento della creatività in un paese povero l'ha fatto finire in una voragine dove tutto è nulla e la morte è diventata una seducente Medusa.
GF: Prossimi progetti? Ha nuova attività letteraria in cantiere?
È pronto da tempo un lavoro che percorre gli ultimi cinquant'anni di storia italiana. Sa, io ho avuto lunghe convalescenze e ho potuto pensare e scrivere, negli anni Novanta.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Sergio Ercini (Orvieto, 1934 – Orvieto, 2007), uomo politico e scrittore italiano.
Sergio Ercini, “Il poeta la morte e il giovane”, Edizioni Thyrus, Terni 2006. Contiene una bibliografia. Quarta di Pompeo De Angelis.
Gianfranco Franchi, giugno 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.