Fanucci
2005
9788834711323
“Solo la nostra memoria fa sì che certa gente sia esistita. Che siano stati importanti o no. Nessuno parla più della vecchia Maggie. Non so di nessuno che la ricordi all'infuori di me. Che ricordi le cose che cucinava, cose di cui, se mi concentro un po', sento ancora il sapore. Che ricordi le sue storie, strane e meravigliose, raccontate senza esitazioni. Forse però sono presuntuoso. Lei ha una famiglia da qualche parte. Potrebbero essere vivi. Vecchi come me o forse anche di più. Loro potrebbero ricordare. Ma non possono avere i miei stessi ricordi. Maggie. Che ora non c'è più. Uccisa” (p. 239).
Narrato da un vecchio sceriffo in pensione, ammalato e disteso sul letto d'ospedale, “In fondo alla palude” è ambientato in Texas nei miserabili anni della Grande Depressione: si tratta degli anni della sua infanzia, e del suo drammatico incontro-scontro con una serie di omicidi e di violenze che coincideranno con la sua inevitabile presa di coscienza dei contrasti, delle contraddizioni, delle menzogne e della barbarie di parte della realtà e della quotidianità; della scarsa veridicità dei luoghi comuni e delle leggende di paese, ma soprattutto del dramma della coesistenza tra etnia bianca wasp ed etnia nera afroamericana in quelle terre. Il nostro narratore, tornato nel ricordo a quegli anni della sua insanguinata fanciullezza, è figlio d'arte: suo padre non era soltanto il barbiere di paese, era anche l'agente addetto alla sicurezza dei concittadini. Sembra proprio che a quei tempi le cose, laggiù, potessero funzionare così: ci si faceva tutto da soli, case incluse, e la protezione della legge e della vita poteva essere affidata a un volenteroso barbiere.
Qual è il primo grande insegnamento che il piccolo Harry riceve dal padre? Rispettare la morte. E rispettarla al di là del colore della pelle. Per noi potrebbe essere elementare, ma in un contesto socio-culturale come quello raccontato da Lansdale, le disparità, le ingiustizie e gli arbitrii razziali erano all'ordine del giorno. Questo romanzo sembra gridare tutta la rabbia di un essere umano sensibile e gentile per quegli approcci e quei comportamenti che tendevano a minimizzare anche la morte dei neri; se i neri si uccidevano l'un l'altro, allora non doveva interessarsene nessuno; se veniva trovato un nero o una nera morta, non serviva neanche indagare. Forse era stato un cinghiale o un puma a ucciderlo. In ogni caso non era sensato immischiarsi nelle questioni dei neri... Ecco, in questo microcosmo dominato dai Kluxer – quelli del KKK – il padre del narratore è un esempio solare, positivo e gentile, con la sua pionieristica apertura mentale e la sua solidarietà capace di andare, in splendido isolamento o quasi, al di là del colore della pelle. Sembra destino, quindi, che possa diventare un giorno un tutore della legge: dopo aver testimoniato tante ingiustizie e tanta disuguaglianza, s'è innamorato della giustizia, dell'uguaglianza e del sogno di un ordine nuovo.
Tutto questo, nel romanzo, si respira pagina dopo pagina, perché il problematico approccio tra ragazzini e prima epifania della morte (ripetuta: cadaveri e violenze si ripeteranno con atroce pesantezza) non sarebbe stato altrimenti protagonista sufficiente. Lansdale va al di là della buona narrazione di genere cercando – mi pare decisamente chiaro – di educare i suoi concittadini alla tolleranza e al rispetto, e all'armoniosa coesistenza tra parti sociali diverse e differenti etnie. Questo è un romanzo, diciamolo, pedagogico. Nel 2000, Lansdale ha sentito il bisogno di rimarcare l'incompiuta integrazione tra bianchi e neri, umiliando lo strisciante razzismo dei suoi concittadini negli anni Trenta. Chiamiamolo thriller pedagogico, a questo punto. Definizione un po' paradossale ma non inesatta, sospetto.
La storia ha inizio quando Harry e Tomasina, la sorella, avanzano nel bosco per sopprimere l'apparentemente moribondo loro cagnolino; non trovano coraggio, e anzi si stupiscono della sua vitalità. Si ritrovano a caccia di scoiattoli, infine si perdono; smarriti, incappano in una visione che non può che spaventarli. Il corpo di una donna barbaramente uccisa, nudo. Da questo punto in avanti hanno inizio le indagini del padre, subito avvertito della drammatica scoperta; si tratta di indagini che lo trascinano contro il muro omertoso della comunità bianca, di fronte all'ambiguità del suo collega barbiere, reduce della prima guerra mondiale, Cecil, e al cospetto dell'ottusità di certi medici bianchi. Intanto, il ragazzino si interroga sul responsabile dell'accaduto; che sia il misterioso Uomo-Capra che s'aggira nella foresta, assetato, dicono, di sangue e di violenza, o un Travellin' Man fresco di patto col diavolo, come gli suggerisce la dolce vecchia nera Maggie, è un mistero che si dissolverà soltanto – e con i soliti clamorosi colpi di scena – nelle ultime battute, e dopo una triste sequenza di cadaveri. Al termine del viaggio nella memoria, il vecchio ammalato racconterà, come in certi film, che ne è stato dei personaggi e della sua vita. Lansdale, non senza aver omaggiato qua e là Washington Irving, conclude questa nera ballata di morte e di gioventù estraneo alla malinconia; il vecchio è tornato bambino, e sogna di andarsene per ritrovare la mamma, il papà, la sorella, Maggie e tutte le persone che aveva amato. Come è giusto che sia.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Joe R. Lansdale (Gladewater, 1951), scrittore e sceneggiatore americano. Ha esordito pubblicando “Act of Love” nel 1980.
Joe R. Lansdale, “In fondo alla palude”, Fanucci, Roma, 2004.
Traduzione di Francesco Salvi. Collana Tascabili Immaginario Fanucci.
Prima edizione: “The Bottoms”, 2000.
Gianfranco Franchi, aprile 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.